Sostenibilità
Il bio non si ferma: in Italia sfiora i 5 miliardi
Nel mercato interno il settore è cresciuto del 5% solo nel 2021 e la Penisola è il secondo Paese per export dopo gli Usa
Le vendite alimentari bio nel mercato interno hanno raggiunto nel 2021 4,6 miliardi di euro, registrando un aumento del +5% rispetto allo scorso anno. È solo uno dei numerosi dati dell’Osservatorio SANA 2021 curato da Nomisma e reso noto in occasione del Salone internazionale del biologico e del naturale, in programma fino a domenica 12 settembre presso il Quartiere fieristico di Bologna.Secondo l’indagine, i consumi at home – con un valore di oltre 3,8 miliardi di euro – rappresentano la porzione più importante del mercato (+4% rispetto al 2020, Anno Terminante Luglio). La dinamica dell’away from home risente positivamente delle progressive riaperture di ristorazione e pubblici esercizi, del ritorno alla mobilità e della progressiva diminuzione del ricorso allo smart working: dei primi mesi del 2021: questi i principali motivi della crescita del biologico nei canali fuori casa (+10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e una dimensione che ha di poco superato i 700 milioni di euro.
Nel mercato domestico la Distribuzione Moderna (ipermercati, supermercati, discount…) è il canale di riferimento: nel 2021 (Anno Terminante Luglio – Fonte Nielsen) le vendite di biologico hanno raggiunto 2,2 miliardi di euro, pesando per il 56% del totale dei consumi At Home con una crescita del +2% sul 2020. Al secondo posto la rete dei negozi specializzati che sfiorano il miliardo di euro di vendite e continuano a crescere, mettendo a segno un aumento del +8% rispetto all’anno precedente. In espansione le vendite anche negli altri canali (Negozi di vicinato, farmacie, parafarmacie, mercatini…) che registrano vendite per 723 milioni di euro (+5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).
La composizione degli acquisti bio in Distribuzione Moderna identifica la drogheria alimentare (pasta, prodotti da forno, conserve, sughi …) la prima categoria per vendite a valore, con una incidenza pari al 57% del totaledel carrello; seguono Fresco (formaggi, salumi, yogurt, uova… 21%) e Ortofrutta (12%). In merito alle referenze, sono uova, confetture e spalmabili a base di frutta, bevande vegetali i prodotti più venduti.
Un confronto tra l’andamento della spesa agroalimentare in generale e quella biologica permette di evidenziare una crescita diffusa dei comparti del bio, ad eccezione del fresco e del freddo che, nel 2021, subiscono una riduzione. Considerando unicamente il peso imposto nelle vendite della distribuzione moderna: sono le Carni e la Drogheria alimentare BIO a registrare una crescita maggiore rispetto a quella del totale alimentare. Rispettivamente del +15,7% in confronto al +10,4% dell’alimentare (Anno Terminante Luglio 2021 – Fonte Nielsen) e del +2,6% contro il +0,9% del totale. In linea con la crescita del comparto le bevande bio mostrano un andamento positivo: +7,8%, seguite dall’ortofrutta: +4,7%.
Più che positiva la performance dell’export bio del nostro Paese: nel 2021 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto quota 2,9 miliardi di euro mettendo a segno una crescita del +11% rispetto all’anno precedente, in linea con il trend dall’export agroalimentare nel suo complesso (+10% nei primi sei mesi di quest’anno). Sono i dati ottenuti grazie a un’indagine diretta sulle imprese – intervistate da Nomisma per ICE e Federbio nell’ambito del progetto ITA.BIO – unico strumento disponibile per stimare questa importante parte di mercato a causa della mancanza di codici doganali che identifichino correttamente ed in maniera continuativa i flussi commerciali dei nostri prodotti biologici sui mercati internazionali.Circa 6% sull’export agroalimentare italiano totale, 76% sul valore dei nostri prodotti food a marchio DOP/IGP all’estero e il 42% dell’export di vino: numeri che confermano ancora una volta il ruolo rilevante del bio nel paniere dei prodotti Made in Italy sui mercati internazionali.La potenza dell’Italia nel bio premia con la seconda posizione nella classifica globale a valore dell’export di prodotti bio: nel 2021, infatti, è il secondo exporter bio, subito dopo gli Usa.
La crescita dei consumi domestici riflette il progressivo ampliamento della consumer base (almeno una occasione di acquisto negli ultimi 12 mesi) che nel 2021 ha raggiunto ormai l’89% delle famiglie (nel 2012 questa percentuale era del 53%). Questo significa che oggi quasi 9 famiglie su 10 hanno acquistato almeno una volta nell’ultimo anno un prodotto biologico e che in soli 9 anni il numero di famiglie acquirenti è aumentato di circa 10 milioni. E il bio non è di certo una moda: in oltre la metà delle famiglie italiane (54%), cibo e bevande bio si consumano almeno una volta a settimana e per il 50% dei responsabili degli acquisti alimentari il biologico nel carrello rappresenta sempre la prima scelta, soprattutto per alcune categorie di prodotti come frutta, verdura e uova.
Ma qual è il profilo del frequent user bio? Diversi sono i fattori che incidono sull’interesse verso i prodotti bio: in primis il reddito e il titolo di studio (la quota di frequent user è più alta tra i responsabili di acquisto con reddito mensile e titoli di studio medio-alti), ma anche la composizione del nucleo familiare (dove ci sono figli e, in particolare, bambini con meno di 12 anni, la percentuale di user abituali cresce fino al 62%). Anche le abitudini alimentari influenzano il consumo frequente di prodotti bio: nelle famiglie in cui ci sono vegetariani o vegani il tasso di frequent user bio sale al 76%.
Complessivamente tra gli attributi incentivanti all’acquisto di biologico c’è la provenienza: il 57% decide di comprare un prodotto bio se gli ingredienti sono di origine italiana e il 37% se la sua provenienza è locale o a km zero.Ma qual è la leva che guida il primo acquisto? Sicuramente la curiosità (per un 57%), ma ancor di più la voglia di mettere a tavola prodotti di elevata qualità che garantiscano benefici sulla salute (64%) poiché privi di pesticidi e chimica di sintesi. Tra i fattori che invece continuano ad attrarre i consumatori abituali, compaiono anche altri valori che il bio incorpora, primo tra tutti la sostenibilità: il rispetto della biodiversità, del suolo, il benessere animale ma anche il giusto compenso per i lavoratori agricoli che lo producono rappresentano dei buoni motivi per comprare un prodotto alimentare biologico secondo il 39% dei consumatori.Anche le caratteristiche della confezione sono importanti nelle scelte di acquisto: il packaging del prodotto bio deve essere sostenibile, il che si traduce, per il 52% dei consumatori, in una confezione riciclabile al 100% oppure totalmente compostabile (per un altro 27%).
Credits Images:Foto di Lukas Bieri da Pixabay