Sostenibilità
Là in mezzo al mare c’è una turbina
Sfrutta il movimento naturale delle onde per produrre elettricità, l’ha inventata un italiano, l’ha perfezionata l’Università della Calabria, l’hanno finanziata investitori internazionali ed è stata già venduta alla Scozia. Ecco la sua storia. Sintenergy: dal sud Italia ai mercati internazionali
La Regina ha detto sì. Così, nel mare territoriale britannico, sarà presto impiantata una centrale idroelettrica eco-sostenibile che produrrà energia dal movimento delle maree al largo della Scozia. Già questa è di per sé una storia notevole. Se poi si aggiunge che il brevetto è di un’azienda italiana, allora diventa davvero straordinaria. Si tratta della una start up, la Sintenergy, che promette di trasformare il mondo delle energie rinnovabili con rendimenti del 46% (maggiori di quelli delle tecnologie concorrenti) e costi di struttura 30 volte inferiori a quelli di un impianto eolico. Oggi l’obiettivo di Sintenergy è raggiungere un fatturato di 110 milioni di euro entro il 2015 e centinaia di assunzioni, ma tutto è nato, appena tre anni fa, da un’intuizione dell’ingegnere Antonino Cutrupi, sviluppata poi all’interno dell’incubatore dell’Università della Calabria Technest e promossa dall’Enterprise Europe Network, la rete comunitaria di supporto alle Pmi. «Stavo lavorando a una centrale idroelettrica in Val Sesia, a 1.900 metri di quota sul Monte Rosa, e riflettevo sul fatto che l’acqua è la regina delle fonti rinnovabili, ma purtroppo non esistono più luoghi dove si può sfruttare con gli impianti tradizionali come le dighe. Così ho pensato: perchè non creare energia direttamente dal movimento natura le dell’acqua dei fiumi e delle correnti marine?», racconta l’inventore, oggi responsabile ricerca e sviluppo di Sintenergy. «Ho sviluppato una turbina speciale in grado di operare sott’acqua e l’ho brevettata, poi sono andato all’università di Calabria, dove avevo studiato da giovane, per cercare partner per una sperimentazione. All’inizio i professori erano convinti che non avrebbe mai potuto funzionare, ma io sono andato avanti». Gli aspetti di debolezza del primo prototipo sono stati corretti e una nuova turbina autostabilizzante è stata costruita. Con questo progetto, Cutrupi ha vinto la Start Cup Calabria 2009, una competizione tra business plan ad alto contenuto tecnologico, e ha partecipato al Premio nazionale per l’innovazione di Perugia. Alla crescente visibilità nel mondo accademico si è accompagnato il successo imprenditoriale con l’ingresso nel capitale di Sintenergy (oggi 1,2 milioni di euro) di investitori internazionali francesi e scozzesi, multinazionali come Develpack e business angel. Intanto la sperimentazione della prima turbina è andata avanti nelle acque dello stretto di Messina, a Punta Pezzo (provincia di Reggio Calabria), e al primo modello se ne sono affiancati altri sette, di cui uno di dimensioni ridotte (anche un solo metro quadro), che sarà lanciato a giugno, lavora nei fiumi e produce l’energia necessaria a cinque famiglie (5 kilowatt costanti nelle 24 ore) a un costo, compresa l’istallazione, che è il 50% di quello di un impianto a energia solare equivalente. Manuel Sánchez-Blanco, l’ingegnere spagnolo che guida Sintenergy come direttore, ha scoperto lavorando con l’Incubatore Technest un lato Hi Tech del Sud Italia che non si aspettava: «La qualità della ricerca dell’Università della Calabria è incredibile, sembra di essere nei campus americani, una piccola Silicon Valley», spiega, «Certo, in Italia non è facile la vita per una piccola impresa innovativa così, per portare avanti la crescita internazionale del progetto, abbiamo preferito creare una società di diritto britannico, Sintenergy Ltd». Ed è proprio in Gran Bretagna che Sintenergy affronta ora la prova più grande: un impianto da 60 gigawatt l’anno di energia i cui lavori dovrebbero iniziare nei prossimi mesi.
Come funziona l’eco-impianto di SintenergyL’intuizione che ha permesso a Sintenergy di superare i limiti che impedivano a una turbina di operare in modo efficiente sott’acqua è una struttura innovativa che ricorda un’ala. Intorno a questa, ruota la girante che, proprio per la forma del supporto, è sempre posizionata sul punto di corrente più forte e lavora senza interferire in maniera invasiva con l’ecosistema marino. Per istallare l’impianto e tenerlo in equilibrio statico basta una semplice struttura a trazione che ha costi circa 30 volte inferiori a quelli di una pala eolica. Inoltre i rendimenti sono notevoli: quattro turbine bastano a produrre 60 milioni di kilowatt all’anno e a fornire energia elettrica a circa 50 mila famiglie.
Credits Images:Antonio Cutrupi