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Sostenibilità

In Afghanistan per la vita

Nel Paese in cui ancora oggi vige il proverbio “ci sono due posti per una donna: la casa e la tomba”, il sodalizio tra pupa ed emergency ha consentito al centro di maternità di anabah di vincere la sfida per l’affermazione del diritto delle afgane all’istruzione e al lavoro, nonché a una gravidanza che pone al centro la salute della madre e del nascituro

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Entro fine anno il centro di maternità gestito da Emergency ad Anabah, un villaggio situato nell’Afghanistan del Nord, si arricchirà di una nuova ala che aggiungerà 13 posti letto ai 39 già esistenti. A consentire il potenziamento di un presidio sanitario che svolge una funzione sempre più importante nella Valle del Pashir, sarà Pupa, il noto brand della cosmetica, che è intervenuto assicurando i finanziamenti necessari. È questa l’ultima, in ordine di tempo, concreta attuazione di un progetto che ormai da cinque anni vede l’azienda al fianco di Emergency nel sostenere questa struttura con varie iniziative, a partire dalla copertura di tutti i costi relativi al personale medico e paramedico. Da quando è stato aperto, nel 2003, il centro è riuscito a garantire il diritto alla maternità in un Paese dove esso viene sistematicamente negato. Secondo le Nazioni Unite, nel 2011 in Afghanistan soltanto 38 parti su 100 si sono svolti con l’assistenza di personale specializzato. Un fatto che spiega gli altissimi tassi di mortalità materna (115 volte quella registrata in Italia) e neonatale (37 volte quella italiana) che collocano stabilmente la repubblica islamica tra i Paesi al mondo nei quali nascere continua a essere una faccenda estremamente pericolosa. Con una media di 10-12 nuovi nati al giorno, la struttura di Emergency – che assicura alle donne in gravidanza servizi di ostetricia, ginecologia, neonatologia e assistenza pre e post natale – è diventata un punto di riferimento per la Valle del Pashir dove vive oltre un milione di persone.Lavinia Fazio, Pr & Digital Strategist di Pupa, spiega così le motivazioni alla base del sodalizio con l’associazione di Gino Strada: «Questa iniziativa non soltanto pone la figura della donna al centro, ma ci offre l’opportunità di contribuire concretamente a tutelare un diritto come quello alla maternità che in Italia è considerato acquisito». Un tema, quest’ultimo, molto sentito dal management dell’azienda di Casatenovo (Lc) che ha anche deciso di aprire un asilo nido aziendale presso la propria sede, per offrire un segno tangibile di attenzione alle esigenze delle proprie lavoratrici alle prese con la gestione dei figli in tenera età. Nel giro di una decina d’anni il centro di maternità afgano ha prodotto risultati che vanno ben al di là del puro dato clinico, che pure resta fondamentale. «Oggi è anche un importante centro di formazione e un luogo nel quale le donne afgane possono trovare un’opportunità di lavoro», sottolinea ancora Lavinia Fazio, «e, di fatto, svolge un ruolo rilevante nella promozione del processo di emancipazione femminile». In un Paese dove le donne continuano a essere escluse da ogni attività questo rappresenta un fondamentale salto culturale. «Attualmente nel nostro centro di Anabah lavorano circa 40 donne che si sono guadagnate il rispetto e la stima di tutta la comunità», osserva a riguardo Cecilia Strada, presidente di Emergency, in un filmato su YouTube. 1La struttura è stata riconosciuta dal ministero della Sanità locale come centro di formazione e specializzazione in ostetricia e ginecologia del personale sanitario locale. Vengono tra l’altro organizzati corsi per le ostetriche locali che prevedono anche lezioni teoriche e pratiche curate dal personale internazionale. Dall’estate del 2011 è stato inoltre avviato un corso quadriennale di specializzazione per ginecologhe riconosciuto dal ministero della sanità afgano. In applicazione di un accordo sottoscritto con lo stesso ministero, ogni anno possono prendervi parte anche due dottoresse locali. Unica condizione, l’aver superato un regolare test di ammissione. La natura del progetto, che coniuga perfettamente la tutela della vita con l’affermazione del diritto delle donne all’istruzione e al lavoro, e la continuità dell’impegno sostenuto, hanno convinto la giuria del Marie Claire Prix d’Excellence de la Beauté Italie 2013 ad assegnare a Pupa il premio come Miglior Azienda Etica. Un riconoscimento che appare tanto più meritato, se si considera che in tutti questi anni l’azienda brianzola ha sempre declinato con fermezza qualsiasi invito (anche il nostro) a quantificare con precisione l’entità degli investimenti sostenuti e ha anche accuratamente evitato di associare questa donazione alla vendita dei propri prodotti perché, come ha spiegato Lavinia Fazio «parliamo di un progetto che trova il proprio valore nella sua capacità di identificare perfettamente i valori dei quali il nostro brand vuole essere portatore, primo fra tutti quello del rispetto per le donne di tutto il mondo».