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Attualità

Tutti i bluff del calcio

Decine di imprenditori, oligarchi, faccendieri, finanzieri e autentici pataccari hanno provato a comprare squadre italiane promettendo di investirci milioni di euro. Solo uno lo ha fatto. Tutti gli altri sono scomparsi. Ecco chi erano

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Il calcio italiano è a un passo da una rivoluzione storica. Più di un football club, al di là della serie, sta per passare di mano per diventare di proprietà di tycoon (o presunti tali) stranieri. È il caso dell’Fbc Venezia, attualmente in serie “D”, acquistato di recente dalla cordata dell’immobiliarista russo Yuri Korablin o dell’A.s. Roma “curata” dal gruppo guidato da Thomas Richard Di Benedetto, con interessi multi-settore nella città di Boston e più in generale nel baseball/basket professionistico. Promettono investimenti a nove zeri, ma il mercato italiano è uno dei più difficili in Europa, perché per raggiungere il “break even” in tempi rapidi servirebbero stadi di proprietà, leggi severe sulla tutela dei marchi (per lo sviluppo del merchandising) e un maggiore bilanciamento tra le diverse forme di ricavi (diritti Tv, sponsorship e revenue da stadio). Eppure qualcosa si muove… e non si può sempre pensare male. Questo improvviso interesse dei capitali stranieri per il calcio tricolore trova fondamento nei bassi costi di accesso relativamente all’acquisizione di molti club, spesso sull’orlo del fallimento. Accadde così anche nel caso della holding inglese Enic che, nell’estate del 1997 e per ben sette stagioni (fino al 2004), è stata la proprietaria del Vicenza calcio. L’esito dell’avventura inglese fu deficitario non soltanto dal punto di vista sportivo, ma anche sotto il profilo economico. I progetti di rilancio del club biancorosso, che voleva uscire da una dimensione provinciale e, grazie ai soldi della società britannica (con interessi nel settore degli idrocarburi) puntava a fare il cosiddetto “salto di qualità” con investimenti per l’epoca faraonici (circa 22 miliardi delle “vecchie” lire) finirono, purtroppo, prima del previsto. La storia dell’Enic infatti terminò con la cessione di tutte le quote a un nuovo gruppo di imprenditori locali, costretti a saldare i debiti contratti dal precedente (circa 10 miliardi di lire). Dopo il caso Enic-Vicenza, all’improvviso, a più riprese, imprenditori e intermediari di affari si sono affacciati nel Belpaese per prospettare affari in moneta pesante. Nel febbraio del 2004, infatti, appare dal nulla la Nafta Moskva di Sulejman Kerimov, oligarca russo con interessi nel petrolio. Voleva acquistare il club della famiglia Sensi, la Roma, con tutto il suo patrimonio immobiliare. Sembrava fatta, a Roma si beveva già la vodka nei bar, poi una visita della Guardia di Finanza negli uffici di Trigoria fece scappare a gambe levate i russi (dopo appena due settimane di trattative). Kerimov, tra l’altro, proprio in quest’ultimo mese, è riapparso nello show-biz con l’acquisizione di uno sconosciuto, ma ricchissimo, club del Daghestan, l’Anzhi di Makhachkala. Una società che ha pagato a peso d’oro il 37enne fantasista brasiliano Roberto Carlos (nei prossimi due anni e mezzo incasserà circa 9 milioni di euro). Tre anni di silenzio e poi nel novembre 2007 è il turno dell’affaire Soros, rappresentato dall’avvocato d’affari Joe Tacopina, che si dice pronto ad acquisire il club della Capitale, ma di fatto, sembra più un’operazione di accreditamento nei confronti di Inner circle sports, una delle strutture di finanziamento più note dello sport professionistico a stelle e strisce, che di una vera e propria operazione di acquisizione. E a confermare questa tesi, dopo il fallimento della trattativa (con il colpo a sorpresa di una offerta araba di rilancio), Tacopina ci riprova con il Bologna calcio poche settimane dopo. Si presenta persino in conferenza stampa, con tanto di sciarpa rossoblù al collo, promettendo di acquisire il club felsineo, ma i soldi non arriveranno mai. Nell’ottobre 2009 è il turno di Rezart Taçi, imprenditore della new economy albanese, che ambisce (ma solo sulla carta) ad acquisire una partecipazione rilevante (circa l’80%, dichiara al Corsera) nel Milan di Silvio Berlusconi, dopo aver annunciato di essere interessato anche al Bologna dei Menarini. Il massimo che riuscirà a realizzare sarà un torneo di lusso (il “Taçi Oil trophy”) con i giocatori rossoneri invitati a giocare a Tirana in uno stadio stracolmo. Appena un mese dopo a Venezia, nel novembre 2009, un faccendiere anglo-iraniano, tale Shardad Golban, promette di acquisire il Venezia calcio precedentemente fallito. Il tycoon viene supportato, tra l’altro, da un emissario arabo, tale Said Fitou Ansary. In un primo tempo Golban riceve il credito dello stesso sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, e grazie al lasciapassare politico il manager della “Energy 4 Europe” ottiene dal gruppo Poletti (precedente patron) il club, pur gravato dai debiti (stimati in 10-15 milioni di euro). Peccato, però, che Golban, pagherà il Venezia attraverso titoli esteri della Bank of Scotland del valore nominale di 4 milioni di euro, risultati poi falsi. E se ne tornerà a Londra per non incorrere nella giustizia italiana.Sempre nel 2009, per diverse settimane, il Bari sembra poter passare di mano, dopo ben 32 anni, dalla famiglia Matarrese, all’imprenditore americano Timothy Burton. Sorriso e parole da magnate, interessi in più settori, ma, poi, dopo diversi incontri con la stampa il sogno texano dei tifosi baresi si scioglie al sole, come il “progetto energia” che Burton voleva attivare utilizzando il Bari calcio come veicolo pubblicitario. Promette ben 200 milioni di euro di investimenti sul territorio. Nei fatti c’è solo la brutta figura d’immagine del sindaco Michele Emiliano che, a “Striscia la Notizia”, con rammarico dichiara di non voler più sentir parlare di questo “signore”. L’ultimo “carneade” straniero è storia attuale. L’11 febbraio scorso debutta nel calcio italiano, per appena 13 giorni, Giuseppe Cala, in arte Joseph Cala, imprenditore americano con il suo Undersea resort (progetto avveniristico da 400 milioni di dollari), che, forte della sua Cala Corp. quotata al Nasdaq, promette di portare la Salernitana calcio dalla ex C1 alla “A” in appena quattro anni. Risultato finale? Cala fugge da Salerno dopo aver riconsegnato le quote societarie nelle mani dell’ex presidente (Antonio Lombardi) per non aver pagato gli stipendi arretrati dei giocatori. Ultima “carnevalata” è il fantomatico attentato camorristico che dichiara di aver subito a Mondragone (Ce). Nella realtà nessuno gli ha sparato, né ha mai pensato di farlo. Per il sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, è semplicemente un «buffone», come dichiarato a una Tv locale. Al momento l’unico gruppo straniero con possibilità di rimanere in Italia è quello russo guidato dall’immobiliarista russo Yuri Korablin. Ha acquisito, soldi alla mano, per 1,1 milioni di euro, il Venezia e promette in cinque anni di riportarlo nella massima serie (grazie a una serie di consiglieri sportivi già presenti come azionisti nel Lokomotiv Mosca). Ha progetti ambiziosi legati soprattutto alla costruzione del nuovo stadio all’interno del Quadrante di Tessera. Ci sono tutte le autorizzazioni pronte: sarà un impianto da 100 milioni di euro con annesso campo di allenamento e area medico-sportiva, stile Milan Lab. Tempi di costruzione? Forse cinque anni. Un record per il calcio italiano. Ma a far sognare ancora di più i tifosi italiani, anzi quelli giallorossi, è l’offerta della cordata Di Benedetto. L’imprenditore a stelle e strisce promette di rilanciare il club a livello di merchandising, marketing, new media e stadio con il supporto di Unicredit. Quanto durerà questo progetto e se ci troviamo di fronte a imprenditori mordi e fuggi o investitori di più lungo periodo è difficile a dirsi. Il “silenzio” di Unicredit in questa trattativa, che dura da troppi mesi, non consente di poter dare un giudizio sereno. Certamente il rilancio dell’A.s. Roma, ma non solo del club capitolino, deve passare per forza di cose attraverso la nascita di uno stadio “privato”. Di Benedetto e i suoi soci (Richard D’Amore, James J.Pallotta, Arthur J.Falcone, Julian Movsesian e Michael Ruane) hanno detto di voler spendere, al netto dei debiti, circa 55 milioni di euro, mentre è tutto da capire il progetto sportivo anche perché non si conosce il valore del budget annuale a disposizione. Si parla di nomi di alto profilo da Carlo Ancelotti, Mourinho, e Vinicio Fioranelli che, due anni fa, prima di essere indagato per diversi reati, aveva promesso Ibrahimovic e Lionel Messi, in caso di acquisto della A.s. Roma. Almeno questa volta, si passerà ai fatti?

Foto: © GettyImages (3), Imagoeconomica (1)