Attualità
Referendum 12 e 13 giugno, guida al voto: gestione dell’acqua
Il voto della prima scheda, colore rosso, non riguarda solo l’acqua, ma tutti i servizi pubblici di rilevanza economica come rifiuti o trasporti. Il secondo voto, scheda di colore giallo, riguarda la possibilità di remunerazione per il gestore privato che eroga il servizio
Dopo aver parlato del quesito sul nucleare, passiamo ora a quello relativo alla gestione (non la proprietà) dell’acqua. Due i quesiti: uno sulla cosiddetta ‘privatizzazione’, l’altro sui ‘profitti’ legati alla commercializzazione della risorsa. Con il primo quesito si chiede l’abrogazione del ‘decreto Ronchi’ sulla liberalizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Non solo acqua, quindi, ma anche, ad esempio, rifiuti o trasporti. Con il secondo quesito si chiede invece di abrogare la possibilità per i privati, contenuta nel Codice dell’Ambiente del 2006, di aumentare la tariffa (fino al 7%) per ottenere una adeguata remunerazione, un profitto garantito, del capitale investito. Ecco una sintesi dei due quesiti realizzata dall’agenzia Ansa:
Acqua Salata: la guerra attorno al decreto Ronchi
QUESITO UNO: scheda di colore rosso. Gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Si chiede l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008. Il decreto, come spiegano i promotori del referendum, stabilisce come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. La norma prevede che entro il 2011 le società di gestione a totale capitale pubblico cessino o si trasformino in società a capitale misto. Inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali, per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il dicembre 2015.
Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall’art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?
QUESITO DUE: scheda di colore giallo. Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato. Si propone l’abrogazione dell’art.154 del Decreto Legislativo n. 152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico sia determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Si chiede, insomma, di cancellare la norma che prevede la sicurezza dei guadagni da parte delle società private alle quali sono stati affidati i servizi idrici, quindi la possibilità di aumentare le tariffe. Il gestore privato con la legge in vigore può caricare sulla bolletta fino al 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a un miglioramento qualitativo del servizio.
Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?