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Attualità

Insieme reggeremo alle prove che ci attendono, Napolitano celebra l’Unità

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È stato il momento più alto della giornata, e non poteva essere altrimenti. Il discorso pronunciato da Giorgio Napolitano alle Camere riunite in seduta comune, ha riappacificato, dopo tutte le polemiche e le divisioni sulle celebrazioni, l’Italia e gli Italiani. All’apertura il Presidente della Repubblica ha sentito la necessità di ringraziare tutti coloro che hanno raccolto l’appello a festeggiare e celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Una festa che, per il Capo dello Stato è fondamentale per rispolverare la memoria di eventi che non si possono dimenticare, soprattutto non ora, non nella situazione difficile nella quale l’Italia si trova.

Orgoglio, fiducia e coscineza critica«La memoria degli eventi che condussero alla nascita dello Stato nazionale unitario e la riflessione sul lungo percorso successivamente compiuto, possono risultare preziose nella difficile fase che l’Italia sta attraversando, in un’epoca di profondo e incessante cambiamento della realtà mondiale. Possono risultare preziose per suscitare le risposte collettive di cui c’è più bisogno: orgoglio e fiducia; coscienza critica dei problemi rimasti irrisolti e delle nuove sfide da affrontare; senso della missione e dell’unità nazionale».

L’impresa dell’Unità«L’unificazione italiana ha rappresentato un’impresa storica straordinaria, per le condizioni in cui si svolse, per i caratteri e la portata che assunse, per il successo che la coronò superando le previsioni di molti e premiando le speranze più audaci».

Serve un forte cemento nazionale unitarioInsomma uno sguardo alla nostra storia, al passato, per trovare le risposte utili nel presente.«Reggeremo – ha concluso il Capo dello Stato – in questo gran mare aperto alle prove che ci attendono, come abbiamo fatto in momenti cruciali del passato, perché disponiamo anche oggi di grandi riserve di risorse umane e morali. Ma ci riusciremo ad una condizione: che operi nuovamente un forte cemento nazionale unitario, non eroso e dissolto da cieche partigianerie, da perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità. Non so quando e come – ha proseguito il capo dello Stato – ciò accadrà; confido che accada; convinciamoci tutti, nel profondo, che questa è ormai la condizione della salvezza comune, del comune progresso. Valgano le celebrazioni del Centocinquantenario a diffondere e approfondire tra gli italiani il senso della missione e dell’unità nazionale: come appare tanto più necessario quanto più lucidamente guardiamo al mondo che ci circonda, con le sue promesse di futuro migliore e più giusto e con le sue tante incognite, anche quelle misteriose e terribili che ci riserva la natura. Viva la Repubblica – le ultime parole di Napolitano – viva l’Italia unita».