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Attualità

Indennizzi lumaca nei processi, condanna europea all’Italia

Per la Corte di Strasburgo la lentezza delle cause civili è un problema cronico per l’Italia. Nel 65% dei casi gli indennizzi arrivano dopo 19 mesi di ritardo, in altri con un ritardo di quattro anni e per alcuni non sono ancora arrivati

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Troppi ritardi nel pagamento degli indennizzi dovuti come risarcimento per la lentezza con cui procedono i processi. Con questa motivazione La Corte europea per i diritti emani (Cedu) ha sanzionato l’Italia. I giudici di Strasburgo hanno sentenziato in particolare riguardo a 475 casi in cui i ricorrenti sulla base della legge Pinto avevano ottenuto tra il 2003 ed il 2007 indennizzi del valore tra i 200 e i 13.749,99 Euro. Indennizzi che nel 65 per cento dei casi sono stati pagati con almeno 19 mesi di ritardo, in altri casi anche con un ritardo di quattro anni e infine in altri casi ancora non sono ancora stati pagati. La Corte ha rilevato un problema generalizzato per quanto riguarda questi casi nel nostro paese, tanto che al 7 dicembre 2010 erano state presentate alla Corte 300 denunce riguardanti, tra le altre cose, ritardi nel pagamento di indennizzi nel quadro della Legge Pinto. Con la sentenza di oggi, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia a pagare a ogni ricorrente 200 euro per danni morali e 10.000 euro congiuntamente a tutti i ricorrenti per i costi e le spese legali. La lentezza delle cause civili è un problema cronico per l’Italia, che su questo punto ha subìto innumerevoli condanne della Corte di Strasburgo, e severi richiami dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. “La Corte – si legge nella sentenza – vede in questa inadempienza dello Stato non solo un fattore aggravante della sua responsabilità riguardo alla Convenzione, ma anche una minaccia per il futuro del dispositivo di attuazione” della Convenzione stessa.La Corte di Strasburgo sottolinea anche il progressivo aumento dei ricorsi ricevuti per la non esecuzione degli indennizzi della Legge Pinto (passati dai 613 del 2007 ai 1.340 presentati fra il primo giugno e il 7 dicembre 2010) e definisce “esponenziale” l’incremento subìto negli ultimi anni dall’ammontare degli indennizzi stessi che il governo italiano deve pagare: “A fine dicembre 2008 – notano i giudici -, restavano ancora da pagare 36,5 milioni di euro oltre agli 81 milioni già versati”.

Le Legge Pinto in pillole

La Legge Pinto, del 24 marzo 2001 prevede un’equa riparazione per chi ha subito un danno patrimoniale o non patrimoniale per effetto di una violazione dell’art.6, paragrafo 1, della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, riguardante il mancato rispetto dei termini per la ragionevole durata dei processi. Secondo la Legge, per ‘durata ragionevole’ s’intende un periodo di tre anni per il procedimento di primo grado, due anni per il secondo e un anno per la Cassazione. Chi è coinvolto in un processo che va oltre questi termini può chiedere, a prescindere dall’esito della controversia (che si vinca, si perda o si concili la causa davanti al giudice), un risarcimento in denaro. L’indennizzo ammonta, per ogni anno di eccessiva durata del processo, a circa 1.000 – 1.500 euro, ma può aumentare fino a 2.000 euro per i casi più importanti. Il ricorso per equa riparazione deve essere presentato, alla Corte d’Appello territorialmente competente entro sei mesi dal passaggio in giudicato della sentenza che definisce il processo.