Connettiti con noi

Attualità

Colosseo, l’Antitrust boccia il restauro griffato Della Valle

L’Autorità per la concorrenza, su segnalazione del Codacons, avrebbe bocciato la procedura di assegnazione di appalto. Scoppia la polemica

architecture-alternativo

Il Colosseo torna a essere campo di battaglia. Niente gladiatori, né bestie feroci, protagonisti del nuovo conflitto sono l’amministrazione della città di Roma e il Gruppo Tod’s da una parte e il Codacons e l’Antitrust dall’altra. Tutto inizia nella giornata di ieri con una nota ufficiale dell’associazioni dei consumatori che annuncia come l’Autorità per la concorrenza, su sollecitazione dello stesso Codacons, abbia evidenziato «una serie di distorsioni della concorrenza all’interno dell’accordo (da 25 milioni di euro, ndr) che affida i lavori di restauro del Colosseo al gruppo Tod’s». Non solo, l’associazione dei consumatori pubblica un estratto della segnalazione che l’Antitrust avrebbe inviato al Commissario delegato per la realizzazione degli interventi urgenti nelle aree archeologiche di Roma e Ostia Antica, Roberto Cecchi, nei quali enuncia i punti che renderebbero la procedura d’appalto non regolare, dando a Rienzi 60 giorni per illustrare le iniziative correttive da adottare. La nota scatena subito le polemiche, in primis quelle del primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno. Il sindaco della Capitale esprime il proprio sconcerto per «l’ostinazione con cui alcune realtà associative cercano di impedire o rinviare gli appalti per il restauro del Colosseo». Dopo Alemanno anche il gruppo capitanato da Della Valle fa sentire la sua voce ribadendo tre punti: assoluta chiarezza e correttezza da parte del Commissario delegato e delle Autorità nell’accordo con il Gruppo Tod’s; mancata esistenza del supposto sfruttamento commerciale dell’iniziativa da parte del Gruppo; deposito di una fidejussione di 10 milioni di euro a garanzia della prima tranche di restauri. A chiudere, almeno per il momento, la questione fonti vicine alla struttura Commissariale del Colosseo secondo le quali quelle dell’Antitrust sono solo «riflessioni».

I punti contestati dall’Antitrust

  1. Coordinamento dei lavori «L’Accordo – a differenza di quanto previsto dall’Avviso – prevede il mero finanziamento dell’opera, che si risolve nella semplice messa a disposizione di una somma di denaro, a fronte della possibilità di avvalersi dei diritti di sfruttamento dell’immagine del Colosseo»

  2. Sfruttamento diritti d’immagine «L’Accordo prevede una durata del periodo di sfruttamento dei diritti ben superiore ai limiti introdotti dall’Avviso, pari a due anni oltre il termine di conclusione dei lavori in favore di Tod’s e a 15 anni in favore dell’Associazione che deve essere istituita da Tod’s ai sensi dell’art. 4 dell’Accordo».

  3. Procedure e tempi dell’appalto «L’ampiezza applicativa a cui un simile contratto può andare incontro richiede che l’amministrazione appaltante dia la più ampia pubblicità alla possibilità di fare ricorso a tale rapporto, anche al fine di non vanificare il richiamo ai principi comunitari di trasparenza, par condicio e tutela della concorrenza. Non pare rispondere a tale criterio il ricorso – all’indomani della gara – ad una procedura negoziata, condotta interpellando un numero di soggetti estremamente limitato, senza aver dato adeguata pubblicità alla possibilità di fare ricorso alla mera sponsorizzazione finanziaria, ed al fatto che gli oneri posti a carico dell’eventuale sponsor erano stati sostanzialmente ridimensionati. […] Ulteriori rilievi vanno infine mossi per quanto riguarda i tempi ristretti entro cui si è svolta la trattativa privata con i soggetti interessati: una volta ricevuta la proposta del gruppo Tod’s, l’amministrazione appaltante ha infatti assegnato agli altri soggetti interessati un termine inferiore a 48 ore per la presentazione delle offerte; una scadenza così imminente è inadeguata a consentire l’esperimento di una effettiva competizione tra i soggetti convocati, risultando addirittura in una esclusione degli stessi».