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Sostenibilità aziendale: intervista a Stefano Denicolai dell’Università di Pavia

Incontro con il Full Professor di Innovation Management all’ateneo pavese

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L’intervista a Stefano Denicolai è parte di
Sostenibilità digitale: la chiave per la trasformazione delle imprese

Cosa significa per un’azienda italiana essere, o diventare, sostenibile?
Significa abbracciare il concetto di purpose of innovation. Il capitalismo che conosciamo è basato sul concetto, più che lecito, di fare business sui problemi. Ogni volta che identifico un problema, ho un’opportunità di fare business. Ma se il problema si risolve, il mio business finisce. Ecco il corto circuito: faccio business sulla soluzione a un problema, ma non mi conviene risolverlo. Ha funzionato finché non ci siamo posti il problema della limitatezza delle risorse. Le bottiglie di plastica hanno risolto mille complicazioni pratiche. Poi col tempo abbiamo scoperto il loro costo, in termini ambientali, e dunque di sostenibilità. Abbiamo abusato delle risorse e oggi i vantaggi non compensano più gli svantaggi. Il vero punto di svolta per un’impresa non è fare il bilancio di sostenibilità o seguire i criteri ESG, perché tutto questo raramente diventa “sostanza”. La sostanza ce l’hai quando abbracci il concetto di purpose, ovvero quando ti chiedi se esiste il modo per coniugare progresso, guadagni e impatto sociale e ambientale. Devi trovare il modo di generare profitto creando contemporaneamente un impatto positivo. E per farlo serve l’innovazione. Un esempio: Novo Nordisk, società farmaceutica danese tra i leader di mercato per la produzione di insulina, ha completamente stravolto il suo business ed è diventata leader nel campo della prevenzione del diabete. Sta facendo molti soldi, ma sta avendo anche un impatto sociale che prima non aveva. Il click vero c’è quando l’impresa rompe il trade-off “guadagno o sostenibilità”. Le due cose devono essere complementari e non alternative.

Qual è il ruolo delle tecnologie digitali?
Il digitale è il nostro grandissimo alleato. Le tecnologie digitali sono esponenziali. Su problemi come il cambiamento climatico o le emergenze sociali siamo in grande ritardo. Dobbiamo accelerare e l’unica nostra speranza sono gli strumenti che danno risultati esponenziali, perché possono permetterci di recuperare sui tempi. Il Quantum Computing, per esempio, permetterà calcoli e simulazioni a velocità incredibili e questo ci consentirà di affrontare grandi sfide, anche a livello climatico o demografico.

Ci indica quali sono per un’impresa gli ostacoli principali da superare sulla via della sostenibilità?
Il primo è di tipo culturale, di allineamento dei valori. Non basta che il top management di un’impresa digerisca il concetto di purpose, di business con impatto sociale e ambientale positivo. Deve esserci una totale condivisione della mission anche con il resto della forza lavoro. Devi avere tutti a bordo o non ce la fai. E questa non è una cosa che puoi imporre, almeno nella grande azienda. Il secondo ostacolo è quello delle competenze. C’è bisogno di competenze nuove, come appunto quella della sostenibilità digitale. Bisogna crearle, e le stiamo creando, anche presso la nostra Università, dove stiamo puntando sul Sustainable Management. Il terzo ostacolo è relativo a quella che io definisco la One Transformation. Non esiste business transformation senza digital transformation e viceversa, così come non c’è vera trasformazione senza attenzione ai temi della sostenibilità e della sostenibilità digitale. Sono tre aspetti diversi ma indissolubilmente legati fra loro. La trasformazione è una, unica. Questo è meglio capirlo subito.