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Protagonisti

Aviteur: il brand dell’altra Gucci

Porta il nome della maison di moda più iconica al mondo, ma non lo ha potuto utilizzare per la propria azienda. Eppure, questo per la nipote del celebre Guccio non è un ostacolo: per lasciare il segno, dice Patricia, ciò che conta è arrivare per primi con un prodotto inedito

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Provate a immaginare di avere uno dei cognomi più famosi della moda e non poterlo utilizzare per un lanciare un nuovo prodotto. Si trova in questa situazione Patricia Gucci, unica nipote del fondatore della maison di famiglia, Guccio Gucci, e figlia di Aldo Gucci. Fu lei, negli anni 80, la mente dietro la prima espansione globale della casa di lusso italiana. E dopo anni di silenzio, torna nel mondo del business con Aviteur, la sua nuova collezione di borse da viaggio luxury. Realizzate a mano in Italia da giovani artigiani, il design delle valigie riecheggia il glamour degli anni ‘50, quando il padre Aldo, figlio maggiore di Guccio, apre a Roma il primo negozio fuori Firenze: è l’epoca d’oro di Cinecittà e le star americane, nel negozio di Via Condotti, trovano le famose borse con manico in bambù. Non stupisce il rientro negli affari di famiglia. Del resto, il binomio creatività e affari è sempre stato nel suo Dna: nata a Londra da Bruna e Aldo Gucci, ha studiato in Inghilterra, Italia e Svizzera prima di trasferirsi a New York e diventare, nel 1982 e a soli 19 anni, membro del consiglio di amministrazione di Gucci, prima donna nella storia dell’azienda a ricoprire tale posizione, poi ambassador itinerante negli Stati Uniti e in Asia. Questo fino alla vendita del marchio a Investcorp nel 1987.

Oggi è di nuovo alla ribalta con il brand Aviteur: un neologismo, perché è vero che il suo cognome ha fatto la storia degli accessori moda, ma usarlo è fuori questione, essendo di proprietà del gruppo mondiale del lusso Kering. Un ostacolo? Macché: non è certo questo, infatti, che spaventa Patricia. Anzi, essere orfana di cognome è un’opportunità: la prima cosa che si nota guardando le sue borse, infatti, è proprio l’assenza del logo. Non si vede perché non c’è. Del resto, non è con i grandi gruppi che la nipote del fondatore sta giocando questa partita. Il suo obiettivo è un altro, ci confessa, e molto ambizioso: creare un nuovo standard di eleganza nel mondo dei bagagli a mano. Le sue valigie infatti sono rivestite in pelle italiana intrecciata, proveniente da concerie toscane e lavorate da esperti maestri artigiani secondo il classico disegno della paglia di Vienna. È un nuovo tipo di bagaglio a mano, assolutamente e inequivocabilmente diverso da qualsiasi altro prodotto presente sul mercato.

Patricia Gucci, nella sua collezione si nota un’attenzione alla qualità e al dettaglio che la collocano al top di gamma. Un posizionamento molto esclusivo ma rischioso…
Volevo qualcosa all’avanguardia. Oggigiorno siamo sempre in viaggio, eppure i carry-on o “trolley” che vedi negli aeroporti sono relativamente generici e senza individualità. Non vedo perché un carry-on debba essere diverso da una ventiquattrore o una borsa a mano firmata. Quando torniamo a casa non dovremmo sentire l’obbligo di metterlo via nel ripostiglio.

Perché il nome Aviteur?
Aviteur rappresenta l’emozione di volare e viaggiare. Il nome nasce dall’unione di avis, che in latino significa uccello, e voyageur, viaggiatore.

È una valigia da viaggio, ma con qualcosa che le altre non hanno. Cosa la rende diversa?
La prima cosa che noti è ciò che non c’è: un logo. Il marchio di distinzione Aviteur risiede nella forma ergonomica e sensuale, i pannelli lucidi in policarbonato su cui poggia una trama intrecciata Paglia di Vienna con pellame di prima scelta. Mi piaceva l’idea di abbinare materiali tradizionali con componenti industriali, come i carrelli forgiati in alluminio aeronautico. Le ruote sono brevettate, concepite per le strade di Venezia, dopo che la città vietò l’uso dei carry-on a causa dell’inquinamento acustico, e consentono di spostarsi completamente in silenzio. L’interno è rivestito in Alcantara e contiene scomparti nascosti dove riporre oggetti di valore e accessori. Il pezzo forte è la maniglia, scolpita a mano da un blocco di policarbonato trasparente che emerge come un raggio di luce con l’aiuto di un meccanismo rivoluzionario senza pulsanti, una completa novità nel settore, in attesa di brevetto.

Il solo bagaglio a mano costa più di 4 mila euro, non è certo per tutti…
Mio padre mi ha ispirato a prestare attenzione ai minimi dettagli e a essere sempre alla ricerca della perfezione. Come era solito dire: «la qualità viene ricordata a lungo dopo che il prezzo è stato dimenticato». È un principio che ho adottato quando ho deciso di avviare il progetto Aviteur. In quest’epoca dove tutto è usa e getta, è bello avere qualcosa che duri una vita.

Lei è uscita dagli affari di famiglia da tempo e questo è il suo ritorno nel mondo del business, cosa l’ha convinta?
Quando sono uscita da Gucci, nel 1989, poco dopo la vendita a Investcorp, l’accordo prevedeva di non competere per dieci anni. Poi ho costruito una famiglia e avevo altre priorità, ma adesso che le mie figlie sono cresciute, sono in grado di concentrarmi nuovamente su progetti creativi che mi stiano a cuore. Ho molta energia e voglia di fare, ma soprattutto di innovare e creare prodotti, oltre alla valigia da viaggio, che siano distinguibili nelle loro categorie.

Dopo 20 anni, cosa ha trovato di diverso nel modo in cui lavora il mondo del lusso?
Oggi vedo tanta omogeneità e poca distinzione tra un prodotto e l’altro. Forse una volta era più facile essere innovativi, ma seguire i trend non mi ha mai interessato. Affermarsi nel settore del lusso non è certo facile, ma se c’è una cosa che ho imparato nei miei anni formativi è che essere primi con qualcosa di originale lascia sempre un’impressione durevole.

Con quali brand si sente in diretta concorrenza e chi teme di più?
Aviteur è un lifestyle brand che occupa una piccola nicchia del mercato, e per adesso non mi sento di essere in concorrenza con nessuno in particolare.

Quali sono i canali di vendita, la strategia di marketing e di comunicazione che possono assicurare il successo dell’iniziativa?
Essendo un prodotto fatto a mano in serie limitate, i nostri canali di vendita sono altrettanto esclusivi. Oltre che su aviteur.com, siamo in vendita presso Cabinet de Curiosité all’Hotel de Crillon a Parigi, dove abbiamo lanciato il carry-on a settembre dell’anno scorso. Ma siamo anche su Moda Operandi, Net-a-Porter e, proprio a partire da questo mese, saremo nelle vetrine di Harrods.

Ci sono altri progetti in vista?
Si, ci sono tante idee eclatanti in progettazione. Quest’anno sveleremo una borsa da viaggio che si abbina al carry-on in tre colori – noce chiaro, grigio e nero – più altri accessori mirati alla nostra clientela.


Intervista pubblicata su Business People di aprile 2020

Credits Images:

Patricia Gucci è nata a Londra ed è la figlia di Aldo Gucci, il visionario che ha saputo trasformare la griffe toscana in un marchio di lusso globale. Ha lavorato presso Gucci America negli anni ‘80, prima come coordinatrice della moda poi come ambasciatrice del marchio negli Stati Uniti e in Asia. Nel 1983, è diventata la prima donna a essere nominata nel Consiglio di amministrazione della società. Nel 2016 ha pubblicato il suo libro di memorie, In the Name of Gucci