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Mario Draghi, simbolo di un’Italia che piace all’Europa

Dal 1° novembre il governatore di Bankitalia lascerà palazzo Koch per Francoforte, dove diventerà presidente della Banca centrale europea. I passi che hanno portato il banchiere italiano al vertice dell’Eurotower

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Alla fine la personalità di Mario Draghi ha avuto la meglio anche sui Paesi più scettici e la stampa internazionale. Discreto nei modi e nel vestire, pragmatico e, soprattutto, con un curriculum di tutto rispetto conseguito anche grazie a una lunga esperienza internazionale: con queste doti il banchiere italiano ha battuto la concorrenza e, dal 1° novembre, prenderà in mano le redini della Banca centrale europea. Italiano all’anagrafe (classe 1947), ma d’animo ‘british’; l’ex governatore della Banca d’Italia si è laureato a La Sapienza sotto la guida del keynesiano Federico Caffè (tesi: Integrazione economica e variazioni dei tassi di cambi), ha studiato al Mit di Boston, dove è stato allievo del premio Nobel Franco Modigliani e ha collaborato con Bob Solow e Paul Samuelson (altri due premi Nobel). Questa scuola, questa cultura, questa metodologia di analisi e di studio anglosassoni sono entrate a far parte del suo Dna fin dai suoi primi incarichi in ambito accademico. Prima di ricoprire il ruolo di direttore esecutivo alla Banca mondiale (1984-1990), Draghi è stato infatti professore nelle università di Trento, Padova, Venezia e Firenze e nel biennio 1989-90 partecipa alla stesura del ‘Testo unico della Finanza’. Consulente economico della Banca d’Italia nel 1990, dal gennaio 1991 assume il ruolo di direttore generale del Tesoro prima di passare al settore privato nel 2011. Dopo dieci anni al ministero dell’Economia, Draghi passa al settore privato, in quella Goldman Sachs che negli ultimi mesi a giocato a suo sfavore ma che in realtà, come spiegato dall’Economist, ha rappresentato nel suo curriculum “un’importante esperienza finanziaria”. La carriera in Goldman si interrompe a fine 2005 quando il banchiere italiano viene chiamato in Via Nazionale come successore del governatore Antonio Fazio. Fra i suoi compiti quello di restituire autorevolezza e prestigio alla Banca d’Italia, e di riordinare il sistema bancario italiano. La nomina a presidente del Financial Stability Board, l’organismo incaricato di riscrivere le regole internazionali della finanza, permette a Draghi di accrescere ulteriormente il suo profilo internazionale, essenziale per raggiungere il vertice dell’Eurotower. Nel corso di numerosi vertici e summit, il banchiere italiano si fa apprezzare per la sua linea, le sue capacità e (non da ultimo) per il suo inglese fluente e impeccabile. Sposato, con due figli e con una vita privata da sempre lontana dai riflettori: Mario Draghi esporta all’estero il simbolo di un’Italia diversa da quella che spesso compare nei quotidiani stranieri, il simbolo di un’Italia che piace all’Europa.