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I professionisti di domani? Ripareranno i robot

Ecco cosa manca all’economia statunitense per tornare a ruggire: nuove competenze indirizzate all’automazione. Ma nella società dell’Ict non basta più solo conoscere, occorre imparare in fretta. Parola di James Goodnight, fondatore di Sas

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Sono passati circa quarant’annida quando James Goodnight, all’epoca ricercatore di Statistica all’università del North Carolina, compilò il suo primo programma per l’analisi dei dati legati alle performance dei sistemi produttivi agricoli. La versatilità del software permise al suo creatore di adattarlo nel giro di pochi anni a una miriade di altri settori, tanto che dalla ricerca accademica Goodnight, insieme con i colleghi Anthony James Barr, John Sall e Jane Helwig nel 1976 passò all’imprenditoria, dando vita a quella che sarebbe diventata una delle più grandi multinazionali dell’Ict, con un fatturato di 2,87 miliardi di dollari e clienti (quattro su cinque delle aziende che fanno capo alla prestigiosa lista dei Fortune 500 ne usano i software) in ogni angolo del globo. Senza contare che anno dopo anno è sempre in vetta alla classifica dei Great place to work. Oggi Goodnight ha settant’anni, eppure non si è ancora stancato di girare il mondo per incontrare partner e collaboratori, e per far loro toccare con mano i progressi che i suoi strumenti di analisi dei dati (che ora si chiamano Visual Analytics) continuano a fare. Ma se fino a non troppo tempo fa la parola d’ordine era conoscenza, intesa come capacità predittiva nei processi decisionali ottenuta dall’elaborazione dei dati interni ed esterni a un’organizzazione, adesso il vantaggio strategico è dato dalla velocità con cui i dati vengono analizzati, visualizzati e utilizzati per indirizzare il business. Abbiamo incontrato Jim Goodnight a Milano, dove col suo staff ha mostrato al team di Sas Italia come processi di elaborazione che prima impiegavano intere giornate ora si esauriscano in una manciata di secondi.

Come giudica la situazione economica negli Stati Uniti e in che modo applicativi come quelli sviluppati dalla sua azienda possono essere d’aiuto?Il più grosso problema che abbiamo negli Usa attualmente è il gap di capacità dal punto di vista della forza lavoro. Abbiamo bisogno di nuove skill, di competenze ingegneristiche che sostituiscano la pura manualità, che fino a oggi ha prevalso nell’industria manifatturiera americana. Ma le attività produttive si muovono verso l’automazione, la robotica. Ci vuole gente che capisca e sappia come far funzionare ed eventualmente riparare un robot. E credo ci vorranno almeno dieci anni prima che si riescano a sviluppare davvero queste capacità a livello di sistema. La nostra economia cresce, d’accordo, ma si limita a un 2% annuo proprio perché è esigua la crescita dell’occupazione per mancanza di competenze. Dal punto di vista di Sas, il compito è rendere sempre più facile per gli utenti normali l’uso dei software analitici. Vogliamo aiutarli a guidare il cambiamento, a costruire modelli previsionali che funzionino davvero.

Secondo una sua definizione, i pilastri della buona leadership sono: aiutare i collaboratori a svolgere il proprio lavoro sollecitandoli sempre dal punto di vista intellettivo ed eliminando le distrazioni; responsabilizzare i manager rispetto alla proposizione di idee, annullandole distinzioni tra colletti bianchi e creativi puri; coinvolgere i clienti come partner nella creazione di prodotti migliori. In che modo è cambiato quest’approccio dopo che i social media hanno assottigliato le barriere tra esterno e interno di un’organizzazione?I social media ci aiutano a prendere decisioni, noi integriamo nel nostro software strumenti di analisi dell’attività sul Web 2.0 per comprendere qual è il sentiment delle persone rispetto a brand e aziende, oltre che sui loro competitor, naturalmente. E li utilizziamo noi stessi per orientarci in alcune delle decisioni strategiche. Ma ci affidiamo ancora alla creatività dei nostri collaboratori per affrontare i problemi.

E come si indirizzano i talenti in organizzazioni con migliaia di dipendenti come la sua?Uno dei modi è effettuare in azienda demo costanti dei prodotti. Analizzandoli insieme è più semplice capire cosa e come inserire in termini di extra. I collaborato riportano sempre nuove idee, proposte, migliorie sulla base dell’osservazione di come si comporta il software e delle soluzioni offerte dai concorrenti, senza mai dimenticare gli stimoli che arrivano da consumatori e clienti. Il lavoro sta nell’essere sempre all’erta e nel creare un flusso continuo di informazioni e di idee.

Quali sono i dati più importanti: quelli interni o quelli esterni a un’azienda?C’è un numero incredibile di informazioni all’interno di un’organizzazione. Se si studiano attentamente quelle che si posseggono sui propri clienti, spesso non c’è bisogno dei dati demografici. Losa che attraverso la carta di credito può sapere subito se una coppia ha divorziato? Se vuole utilizzare i dati demografici deve aspettare per lo meno tre mesi prima che l’atto sia notificato…

I settori che avranno più bisogno dei Business analytics dopo quelli che li usano tradizionalmente (banche, assicurazioni, Tlc e P.A.)?Direi prima di tutto il retail, che è poco avvezzo all’uso e all’analisi dei dati, quando invece è possibile sfruttarli per prevedere domanda e ottimizzare la distribuzione. E poi c’è il manufacturing: riuscire a sapere come evolveranno gli asset oggi rappresenta un vantaggio competitivo. Un esempio? Nel mare del Nord ci sono circa 200 piattaforme per l’estrazione del petrolio, e grazie agli Analytics possiamo prevedere la durata probabile di ognuna di quelle strutture.

È più che altro una questione di dimensioni? Solo le big company posso sfruttare i big data?Più dati ci sono, più possiamo essere accurati nelle previsioni. Ma il fattore primario è la velocità. Grazie a soluzioni come i nostri Visual analytics possiamo elaborare nel giro di pochi secondi quantità incredibili di dati, e creare in tempo reale nuovi scenari sulla base di variabili introdotte in maniera semplice, sfruttando interfacce sempre più user friendly. E soprattutto avere risposte che fino a un paio d’anni fa avrebbero avuto bisogno di giorni per essere enunciate.

Lei ha iniziato scrivendo sistemi statistici per le produzioni agricole. Immaginava di arrivare così lontano? E ora dove immagina di arrivare?(sorride) In realtà me la godevo, ed è quel che faccio ancora…

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Classe 1943, originario di Salisbury (NC), James Goodnight è Ceo di Sas, tra le maggiori multinazionali specializzate nella realizzazione di software per l’ottimizzazione delle performance aziendali attraverso l’analisi dei dati. La società è stata fondata nel 1976, quando Goodnight era ricercatore di Statistica all’università del North Carolina