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Addio a Gae Aulenti, l’architetto che reinventò il Museo d’Orsay

Muore all’età di 84 anni la prima donna architetto italiana famosa nel mondo. Domenica 4 novembre una commemorazione pubblica alla Scala

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È morta nella sua abitazione di Milano Gae Aulenti, la prima donna architetto italiana famosa nel mondo. Nata il 4 dicembre del 1927 a Palazzolo della Stella (Udine) e malata ormai da tempo, Aulenti è ricordata, fra l’altro per il progetto del Museo d’Orsay di Parigi. Nonostante le origini friulane, Milano diventa presto la città di Gae Aulenti, anche per i suoi studi che compie al Politecnico di Milano nel 1948. Qui, come riporta l’Ansa in un profilo del celebre architetto, inizia a guardare al razionalismo internazionale, ad artisti come Gropius, Le Corbusier e Wright. Fra le sue opere, segnate dal recupero dei valori del passato e dalla nuova corrente del Neoliberty proprio come reazione a quel razionalismo imperante, spicca la realizzazione del Museo d’Orsay, con il tema floreale delle lunette della volta (1980-86), e la lampada Pipistrello della Martinelli Luce (1963), che ha richiami, non a caso, all’Art Nouveau. Ma lavora anche a Palazzo Grassi, all’Asian Art Museum di San Francisco, all’allestimento del Museo Nazionale d’Arte moderna del Centre Georges Pompidou di Parigi, al progetto di Piazzale Cadorna a Milano, al Museo d’arte catalana di Barcellona e alle ex Scuderie del Quirinale. Il suo primo progetto è per Adriano Olivetti, uno showroom Olivetti a Parigi e subito dopo a Buenos Aires. Da allora Gae Aulenti si sposta in tutta Europa, in America, in Giappone, in Cina. Con Luca Ronconi allestisce poi il primo progetto scenico a Napoli nel ’74 e poi progetta per Gianni Agnelli a Villar Perosa la scuola materna in memoria di Edoardo. A Milano Gae Aulenti lavora invece poco: per lo Spazio Oberdan, nel ’99, e poi per la Stazione Nord nel 2000. Vera ossessione dell’architetto e suo stile principale è stata la contestualizzazione architettonica: “Non si può fare la stessa cosa a San Francisco o a Parigi – diceva – Serve un lavoro analitico molto attento, prima di progettare: studiare la storia, la letteratura, la geografia, persino la poesia e la filosofia. Bisogna inventarsi le soluzioni volta per volta e i libri aiutano. Poi viene la sintesi, infine la parte profetica: la capacità di costruire cose che durino nel futuro. Se l’architettura si butta via, diventa un cumulo di macerie”. Non sempre, però, un progetto tiene conto dell’ambiente in cui si deve sviluppare. A Milano, per esempio, aveva definito “il corto, il lungo e lo storto” i grattacieli dell’area dell’ex Fiera di Milano. Sono un progetto, aveva detto, che “ha vinto per la cifra che ha dato al Comune di Milano e non certo per la qualità. Non è l’architettura ma l’amministrazione a decidere. Poi, mezzo secolo fa, quando ho iniziato io a fare l’architetto, c’era più senso della collettività perché c’era stata la guerra, mentre oggi c’è una più forte cultura individuale”. Molti i premi e i riconoscimenti che ha ottenuto Gae Aulenti, fra cui la Legion d’Honneur della Repubblica francese, il premio speciale per la Cultura della Repubblica Italiana e il titolo di commandeur dans l’ordre des Artes et des Lettres. Fra i ruoli che ha ricoperto quello di presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera.

DOMENICA 4 NOVEMBRE COMMEMORAZIONE ALLA SCALANon ci sarà camera ardente o cerimonia funebre pubblica per Gae Aulenti. Secondo le indicazioni della famiglia, per ricordare il celebre architetto italiano si terrà una commemorazione domenica 4 novembre, alle 12, al Ridotto dei Palchi del Teatro alla Scala.«L’architettura è un mestiere da uomini, ma ho sempre fatto finta di nulla». Una frase emblematica pronunciata dall’architetto Gae Aulenti, morta ieri sera nella sua casa a Milano all’età di 84 anni, e che mostra, allo stesso tempo, la sua ironia, la sua grande umanità e la sua proverbiale timidezza.

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Gae Aulenti