Connettiti con noi

People

Addio a Emilio Riva, l’imprenditore dell’acciaio

La vita del patriarca di una delle famiglie più importanti della siderurgia italiana, coinvolto nel caso Ilva di Taranto, acquisita nel 1995 dallo Stato

architecture-alternativo

Sulla sua lunga carriera la macchia dell’inchiesta sull’Ilva di Taranto, ma ridurre la vita di Emilio Riva, storico imprenditore dell’acciaio, scomparso a fine aprile all’età di 88 anni, è davvero riduttivo. Emilio Riva, proprietario dell’Ilva dal 1995, è stato il patriarca di una delle famiglie più importanti della siderurgia italiana. Lui aveva cominciato da raccoglitore di rottami di ferro, per poi diventare negli anni del boom economico un vero e proprio imprenditore dell’acciaio nel nord dell’Italia e anche all’estero, con numerosi stabilimenti produttivi. Fino ad acquisire negli anni ‘90 il controllo dell’Ilva, cioè della siderurgia di Stato. Le tappe della sua carriera imprenditoriale, culminate anche con una laurea ad honorem in Ingegneria iniziano con il 1954 quando, come riporta Rai News, a 28 anni fonda la Riva & C. insieme al fratello Adriano; una società che commercializza rottami ferrosi destinati alle acciaierie del bresciano. Tre anni dopo realizza la prima acciaieria a Caronno Pertusella (Varese) dove, nel 1964, installa, primo al mondo, la macchina a colata continua. Fra gli anni ‘60 e ‘70 Riva acquista acciaierie nel Nord Italia, in Spagna, e Francia. Nel 1988, diventando azionista di maggioranza della società Acciaierie di Cornigliano, con quote di minoranza affidate all’Ilva (già Italsider), Riva dà vita alla prima società mista a partecipazione statale. In questo modo la produzione del Gruppo raddoppia e la sua gamma di prodotti si estende alle bramme (semilavorati destinati alla laminazione in prodotti piatti). Nell’aprile del 1995 Riva porta a termine la seconda grande operazione rilevando dall’Ilva lo stabilimento siderurgico di Taranto, già attivo dal 1961.

Per un anno, fino allo scorso luglio, Emilio Riva è stato anche agli arresti domiciliari per il caso dell’Ilva di Taranto; l’imprenditore era, infatti, una delle 53 persone per le quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale (il processo comincerà il 19 giugno prossimo).