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In cerca di ispirazione? Ecco i 10 Ceo italiani più seguiti su LinkedIn

Tre le top manager più influenti nella Top 30: Cristina Scocchia (illycaffè), Silvia Candiani (Microsoft) e Elena Goitini (Bnl). La terza edizione del report di Pubblico Delirio

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Spephan Winkelmann di Automobili Lamborghini, Luca De Meo di Renault Group e Nerio Alessandri di Technogym. Sono questi tre manager a comporre il podio dei Ceo italiani più seguiti su LinkedIn. La classifica emerge dal terzo report annuale redatto da Pubblico Delirio, società di consulenza di reputazione digitale, che ha analizzato l’attività di amministratori delegati, General Manager, Country Manager e direttori generali di grandi aziende italiane o straniere operanti in Italia. Dall’analisi, che ha preso in esame un panel di 275 aziende, sono emersi i 30 leader più seguiti di cui sono state approfondite strategie e risultati.

I 10 Ceo più seguiti su LinkedIn

Come accennato, al primo posto si piazza Winkelmann di Automobili Lamborghini, manager con 121.600 follower (+42 mila rispetto alla precedente rilevazione); dietro di lui De Meo del gruppo Renault (93.900, +30.400) e Alessandri di Technogym (69.900, +17.800), sul podio al posto di Marco Alverà (70.700 follower, +14.700), uscito dal panel avendo di recente lasciato la guida di Snam. Subito giù dal podio Giampaolo Grossi di Starbucks Italia, che con 18.600 nuovi follower raggiunge quota 48.500 e conquista il quarto posto (+4 posizioni rispetto al 2021). Corrado Passera di illimity Bank (45.700, +7.100) e Francesco Starace di Enel (44.400, +5.000) si scambiano la posizione rispetto al 2021. Per la prima volta nei 10 anche una donna: Cristina Scocchia, che da Kiko Milano passa a illycaffè, scalando quattro posizioni con 20.400 nuovi follower per un totale di 41.700. Chiudono la Top 10 Claudio Descalzi di Eni (41.200, +4.600), Andrea Pontremoli di Dallara (33.500, +8.400) e Bartolomeo Rongone di Bottega Veneta (30.700; +11.700). Scivola invece fuori dai dieci Francesco Pugliese di Conad (29.400, +5.000).

Le novità nella Top 30 dei Ceo più influenti su LinkedIn

Stabile a tre il numero di Ceo donna nella Top 30: oltre a Scocchia e a Silvia Candiani di Microsoft Italia (20.500; +5.600), quindicesima, anche Elena Goitini di Bnl – Bnp Paribas Italia (10.800, +6.100), venticinquesima. Esce dalla Top 30 Fabiana Scavolini di Scavolini (45°). Diverse le new entry in classifica, anche grazie a numerosi avvicendamenti al vertice delle aziende. Tra le new entry Pietro Labriola (14.100) da quest’anno al vertice di Tim, Pierroberto Folgiero (13.000, +6.700) passato dalla guida del Gruppo Maire Tecnimont a quella di Fincantieri, Fabrizio Gavelli (9.900), presidente e amministratore delegato Italy & Greece di Danone Company, e Giannalberto Cancemi, recentemente nominato Ceo di Leroy Merlin Italia (9.500).

Il manager che ha scalato più posizioni è Andrea Orcel di Unicredit (12.900 follower) che con 11.800 nuovi follower passa dalla 139° alla 21° posizione. Si distinguono per crescente impegno e conseguente aumento di follower anche Claudio Domenicali di Ducati (30.200, + 26.000; 11°, +33 posizioni), Remo Ruffini di Moncler (12.100, +8.100; 22°, +23), Stefano Donnarumma di Terna (11.100, +6.800; 24°, +18), Elena Goitini di Bnl – Bnp Paribas Italia (25°, +13) e Stefano Venier (9.700, +5.000; 28°, +11), ex Ceo di Hera recentemente passato a Snam.

Come e cosa pubblicano i Ceo su LinkedIn

In base all’analisi di Pubblico Delirio, i leader aziendali nel periodo di osservazione, marzo-giugno 2022, hanno pubblicato in media 5,8 post al mese, dato di poco superiore all’anno precedente (5,7 da metà marzo a metà luglio 2021). Francesco Pugliese è in assoluto il più attivo con una media di 31 pubblicazioni al mese tra post, condivisioni e articoli. Seguono Stefano Rebattoni di Ibm Italia con 17,8 e poi Silvia Candiani di Microsoft Italia e Giampaolo Grossi che postano su LinkedIn rispettivamente 11,5 e 11,3 volte al mese. I post più coinvolgenti risultano essere quelli di Remo Ruffini, Stefano Venier e Cristina Scocchia.

Nel 2020 dalla mappatura dei contenuti pubblicati dai manager durante il lockdown erano emersi quattro possibili, e non necessariamente alternativi, approcci all’executive communication su LinkedIn: reporter, thought leader, supporter e activist. Si confermano in particolare i primi due: c’è chi punta sull’amplificazione delle novità aziendali e chi coinvolge la propria rete rispetto alla propria visione del mercato in cui opera.

I primi Ceo activist italiani su Linkedin

Se già nel 2020 l’emergenza sanitaria aveva portato un aumento dei supporter, che raccontavano in tempo reale quello che stavano facendo per le comunità interne ed esterne, questo approccio si sta progressivamente allargando agli ESG (Environmental, Social, Governance). Complici la maggior consapevolezza del proprio ruolo nel contrastare l’emergenza climatica, la cristallizzazione di politiche di Diversità e Inclusione e l’urgenza di prendere decisioni in risposta ai nuovi conflitti geopolitici, sono tanti i Ceo che raccontano su LinkedIn le iniziative della propria azienda.

Alcuni di loro stanno prendendo nette posizioni con l’obiettivo di guidare la propria azienda e il settore verso un reale cambiamento. Una scelta comunicativa che va oltre il supporter e il thought leader e si configura come activist, impegnato in prima linea nel promuovere azioni concrete in favore del bene comune su importanti questioni sociali, ambientali e politiche che non sono sempre correlate ai profitti aziendali. Tra i manager più attivi, Fabrizio Gavelli, che già nella bio su LinkedIn si presenta come “Activist of Brand Activism”. Il nuovo a.d. di Danone Company in Italia e Grecia ha deciso di andare oltre la B Corp come modello virtuoso a cui riferirsi e si pone attivamente come promotore di un confronto e di piani comuni con gli altri leader in favore di un benessere condiviso. Emergono in tal senso anche Francesco Pugliese di Conad e diversi Ceo nel mercato energetico, dove è sempre più centrale la partnership tra aziende e settore pubblico.

In generale, tuttavia, si nota un approccio prevalentemente prudente su un tema polarizzante come la guerra in Ucraina, con la maggior parte dei manager che ha preferito non esporsi.

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