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Prestazione occasionale o partita IVA: cosa conviene e quando si può scegliere

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In Italia il numero dei professionisti che lavorano in proprio è in crescita. Le ragioni sono da ricercare principalmente nella difficoltà a trovare un lavoro con contratto a tempo indeterminato o in linea con studi e aspirazioni.

Per chi si trova ad approcciarsi per la prima volta a questo particolare segmento dell’economia una domanda nasce spontanea: quando aprire partita Iva e quando, invece, avvalersi della prestazione occasionale? E inoltre : cosa conviene e quali sono i casi in cui è effettivamente possibile scegliere?

In questo articolo cerchiamo di fare chiarezza e dare delle risposte, in maniera tale da permettere a chi si affaccia per la prima volta sul mondo del lavoro in proprio di avere gli strumenti per poter avviare un’attività senza rischiare di non risultare in regola.

Prestazione occasionale: in cosa consiste per il lavoratore

Il lavoro autonomo prestazione occasionale si caratterizza per il fatto che la persona offre le prestazioni in maniera, appunto, occasionale. Cosa vuol dire esattamente? Che la cadenza con cui effettua la propria attività lavorativa è saltuaria.

Ciò significa che questo tipo di formula non è indicata per quanti operano in autonomia con continuità.

Secondo il Codice Civile, infatti, un lavoratore occasionale con contratto d’opera è colui che propone le proprie prestazioni lavorative senza alcun vincolo di subordinazione né alcuna continuità, in maniera puramente occasionale.

Non c’è quindi un rapporto di subordinazione con un datore di lavoro all’interno di un’organizzazione o di un’azienda.

Nel lavoro autonomo occasionale,  il 20% del compenso viene versato tramite ritenuta d’acconto. A versare l’imposta è il committente, non il lavoratore, a cui viene pagato l’80% del suo compenso.

I lavoratori occasionali devono presentare dichiarazione dei redditi? La risposta è sì ma denota alcune eccezioni:

  • Persone che non hanno recepito ulteriori redditi annui.
  • Persone che non hanno immobili di proprietà eccetto la prima casa.
  • Persone che non hanno superato i 4.800 € lordi di reddito da prestazione occasionale.

Come funziona la prestazione occasionale per il committente

La norma di riferimento per il contratto di prestazione occasionale è il Decreto Legge n. 50 del 24 aprile 2017, successivamente convertito in Legge n. 96 in data 21 giugno 2017. Qui si trovano indicate le categorie che hanno diritto ad avvalersene, ovvero:

  • Associazioni
  • Enti locali.
  • Pubbliche amministrazioni.
  • Lavoratori autonomi.
  • Imprenditori
  • Enti privati.
  • Fondazioni
  • Aziende agricole.
  • Aziende alberghiere.

Il fine è quello che abbiamo illustrato nel paragrafo precedente: poter disporre delle prestazioni di lavoratori saltuarie e sporadiche, secondo i limiti indicati in precedenza.

All’interno delle categorie che abbiamo indicato ci sono delle eccezioni: nel dubbio, meglio quindi confrontarsi con un commercialista o con un esperto in contabilità.

Nel 2023, con le novità introdotte dal Governo Meloni, il limite di utilizzo per il committente o il datore di lavoro è passato a 10.000 €, sempre da suddividere all’interno del medesimo anno civile, a fronte di 2.500 € per il medesimo utilizzatore.

Superati tali vincoli, si raggiungono le condizioni per attivare un contratto a tempo pieno o indeterminato.

Quando è necessario aprire partita IVA

Non tutti i soggetti possono usufruire della prestazione occasionale. Tra questi troviamo i professionisti iscritti ad albi che esercitano professioni intellettuali,  artigiani e ditte individuali, nonché i commercianti, qualora l’attività prevedesse una rivendita di prodotti.

I professionisti a partita Iva sono quelli che operano o come liberi professionisti (avvocati, giornalisti, consulenti, psicologici, ecc. ecc.) o come lavoratori autonomi: è il caso di idraulici, muratori, parrucchieri, ecc.. La natura dell’attività può essere intellettuale, commerciale o manuale.

L’apertura della partita Iva è una scelta che si rivela pressoché obbligata nel momento in cui la persona passa da una prestazione saltuaria a una continuativa.

La differenza tra le due formule è quella che intercorre tra un impegno sporadico (prestazione occasionale) o regolare, continuativo (partita Iva).

Si tratta, quindi, certamente di lavoro in proprio, ma secondo regole e obblighi ben diversi. Dal punto di vista del versamento dei contributi quelli con partita Iva sono maggiormente complessi (e onerosi) rispetto a quelli conseguiti con la prestazione occasionale.

Ciò vale ancora di più in relazione al regime fiscale adottato, il quale può essere forfettario, semplificato oppure ordinario.

Con la partita Iva, inoltre, la persona può lavorare con il medesimo cliente senza limiti di continuità temporale. È quindi un’opportunità per quanti hanno avviato una partnership con la collaborazione occasionale e non desiderano interromperla.

Essendo le condizioni piuttosto rigorose, occorre informarsi con attenzione sia al momento dell’apertura sia quando si versano i contributi, organizzandosi fin da subito.

Conclusioni

La prestazione occasionale rappresenta un contratto di lavoro estemporaneo e che porta la percezione di un reddito relativamente basso.

È indicata per i lavori saltuari e presenta limiti precisi. Se i vincoli vengono superati, per restare nella legalità occorre passare alla partita Iva oppure avere un regolare contratto di assunzione.

 

Credit Photo: https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-d-affari-del-raccolto-che-da-contratto-alla-donna-da-firmare-3760067/