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Pitti Uomo, la ripresa passa dall’estero

In calo del 10% i buyer italiani, giungono da oltreconfine i segnali più incoraggianti. Germania, Giappone, Gran Bretagna, Usa e Cina, i Paesi traino

Terminata l’81esima edizione di Pitti Immagine Uomo, è tempo di fare bilanci. In quel di Firenze, alla Fortezza da Basso si sono contati 1.100 espositori che hanno attirato 13.600 compratori dall’Italia e 7.400 dal resto del mondo. Se pesa la, seppur ampiamente prevista, flessione dei visitatori nostrani (nel 2011 erano stati 15.400), a tirar su il morale sono i numeri relativi ai buyer esteri. Germania, Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e Turchia sono i paesi che, in aumento o per compratori o per punti vendita, trainano la domanda estera. Paesi che, con le loro performance, compensano alcuni significativi cali come quello della Spagna (quasi 200 compratori in meno), di Grecia e Portogallo. Ottimi risultati, con incrementi a due cifre, dai paesi nordici, quali Svezia, Danimarca, Finlandia, con la sola eccezione della Norvegia. Oscillazioni in basso di pochi punti percentuali per mercati consolidati come Francia, Russia e Hong Kong, che restano però su valori assoluti molto alti; andamenti diversi nell’area dell’est europeo: bene Romania, Lettonia, Slovenia, Croazia, Slovacchia, in calo Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca; stabili due emergenti di peso come India e Messico. Buone notizie infine da due interessanti outsider come Sudafrica e Israele, mentre l’area medio-orientale è stata meno brillante che in altre edizioni.

«I numeri dicono e non dicono – chiosa Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine – anche un solo compratore in più da Germania o Giappone o Gran Bretagna o Stati Uniti vale un tesoro, e il suo peso, in termini di potere d’acquisto, è moltiplicato per “n” volte. Quindi questi sono segnali positivi per Pitti e per il Made in Italy. I migliori negozi di moda italiani, quelli di riferimento per le aziende di qualità, sono arrivati tutti a Firenze, senza eccezione ma sul nostro paese è inutile raccontarci storie: la situazione è pesante, i consumi sono al minimo e i negozianti fanno un’enorme fatica, spesso sono costretti a rinviare i pagamenti… e qualcuno chiude. Ce ne sono tanti in questa condizione, basta girare per le città. Se a Pitti sono calati di oltre il 10% i motivi reali non mancano di certo. Anzi, in tanti sono venuti lo stesso per ritrovare idee ed entusiasmo».