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Nuova battuta d’arresto per la calzatura italiana

Dopo un 2013 chiuso con il segno più, nei primi mesi del 2014 la produzione torna a diminuire. Ancora in calo i consumi delle famiglie. Le stime di Assocalzaturifici

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Il 2014 non sta portando troppo bene alla calzatura made in Italy. L’anno si è, infatti, aperto con un’inversione di rotta rispetto alle dinamiche favorevoli che avevano caratterizzato produzione ed esportazioni nel corso del 2013: per entrambe le variabili si registrano lievi flessioni in volume, accompagnate da limitati aumenti in valore. A trattare il quadro Assocalzaturifici in occasione della sua assemblea generale.

Dopo il +1,8% in quantità fatto segnare a consuntivo 2013, conseguito grazie a recuperi superiori al 4% nella seconda metà dell’anno, il trend della produzione del settore calzaturiero è tornato di segno negativo. La riduzione media in volume nel primo trimestre 2014 è infatti pari allo 0,3%, rispetto allo stesso periodo del 2013 (che peraltro si era caratterizzato per andamenti tutt’altro che brillanti). Combinando tale risultato con le dinamiche di prezzo segnalate dalle aziende, è possibile stimare un incremento della produzione in valore attorno all’1,5%.

Sul fronte dell’export, i primi due mesi del 2014 presentano una crescita moderata in valore (+3,1%), a fronte però di un calo del -2,8% in volume, con prezzi medi in aumento del 6,1%. L’import ha registrato, invece, un aumento in volume del +6,7% su gennaio-febbraio 2013, restando stabile in valore (+0,3%). Il saldo commerciale del primo bimestre 2014 è risultato in attivo per 786,3 milioni di euro, con una crescita del 6% sul corrispondente periodo 2013.

A penalizzare ancora il comparto, l’ulteriore arretramento dei consumi delle famiglie, dopo il crollo subìto nel 2013: sono scesi del -2,4% in volume e -3,7% in spesa nei primi 3 mesi.

Tutto ciò fa si che permangono le tensioni sul fronte occupazionale: cala il ricorso alla cassa integrazione guadagni nella filiera pelle (-20% nei primi tre mesi), pur rimanendo su livelli assoluti elevati (rispetto al primo trimestre 2008, ovvero al periodo antecedente la grave crisi economica mondiale, le ore attuali autorizzate sono ben più del doppio di allora: +180,3%); non si arresta la contrazione nel numero di imprese ed occupati (-0,8% e -1,3% nel raffronto con dicembre 2013).