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Il tempo parla anche italiano

Non potrà vantare la fama di Svizzera e Sassonia, ma anche la Penisola ha i suoi campioni dell’orologeria meccanica e la esporta in tutto il mondo

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Il meglio dell’orologeria italiana di qualità nasce in provincia: quella produttiva, delle aziende individuali e delle piccole e medie imprese, dove la qualità della vita è certificata periodicamente dalle classifiche dei giornali. È ovvio, in questo settore, soprattutto nel segmento dell’alto di gamma, nessuno può competere davvero con la Svizzera, almeno a livello generale, di filiera integrata. Tranne rarissime eccezioni. Come la Sassonia, in Germania, nel distretto che ruota intorno alla cittadina di Glashütte, per un livello alto e numeri comunque microscopici rispetto a quelli elvetici. Oppure il Giappone, su una fascia di prezzo medio-bassa ma con vendite importanti (parliamo sempre di orologeria meccanica), dove esistono colossi noti a tutti: vedi Seiko e Citizen, titolare della manifattura Miyota, tanto per fare un paio di nomi che propongono (anche) movimenti meccanici affidabili e precisi a prezzi concorrenziali.Fatta questa precisazione necessaria, l’Italia ha comunque un ruolo importante nell’orologeria che fa “tic tac”. In un mondo sempre più spostato verso le tigri asiatiche sembra difficile anche solo ricordarlo, ma prima il fenomeno della lista d’attesa presso il concessionario di zona per allacciarsi al polso il celeberrimo sportivo in acciaio e, dopo, la riscoperta del “vintage” sono fenomeni che nascono proprio da noi negli anni ‘80 del secolo scorso e che abbiamo esportato ovunque.

Gli assi italiani dell’orologeria meccanica

In Italia, tuttora, abbiamo una rete unica al mondo, tanto capillare quanto competente, di venditori autorizzati dei marchi più prestigiosi. Per non dimenticare che Panerai, una delle case che hanno fatto la storia del mercato contemporaneo, nasce a Firenze nel 1860 e resta di proprietà italiana fino al 1997, quando viene acquisita dal Vendôme Luxury Group – oggi Richemont – mantenendo comunque una identità molto italiana (nonostante la produzione odierna sia dislocata a Neuchâtel), come peraltro la direzione manageriale affidata all’italianissimo Angelo Bonati. E molti italiani sono protagonisti nella filiera svizzera: su tutti il geniale Giulio Papi, progettista di tanti capolavori di Audemars Piguet (e non solo).

DREAM TEAM TRICOLORE

CI SONO NAZIONALI LEGGENDARIE CHE HANNO SEGNATO L’IMMAGINARIO COLLETTIVO, OLTREPASSANDO I CONFINI SPORTIVI. BASTI PENSARE AL BRASILE DI PELÉ O ALL’OLANDA DI CRUIJFF. OPPURE AL “DREAM TEAM” DEL BASKET USA CHE HA VINTO LE OLIMPIADI DEL 1992 SCHIERANDO UNA ROSA DI 12 MITI ASSOLUTI, CAPEGGIATI DAL TRIO LARRY BIRD, MAGIC JOHNSON E MICHAEL JORDAN. SEMPRE NEL ’92 GLI USA – STAVOLTA NEL TENNIS – VINCONO LA DAVIS CON AGASSI, COURIER, MCENROE E SAMPRAS, TRA I PIÙ GRANDI DI SEMPRE. UN PARALLELO CON GLI ITALIANI PROTAGONISTI NELL’OROLOGERIA MECCANICA È POSSIBILE? SÌ. E LO DIMOSTRA QUESTO POKER D’ASSI: GERALD GENTA, DESIGNER DI ROYAL OAK E NAUTILUS; MICHEL PARMIGIANI, FONDATORE DELL’OMONIMA CASA; GIULIO PAPI, MAESTRO DEI MAESTRI; E DEMETRIO CABIDDU, “ANIMA” DI MONTBLANC MINERVA. POI CI SONO DECINE DI OTTIMI MANAGER E ADDETTI AI LAVORI. PER UN “DREAM TEAM” DAVVERO DI TUTTO RISPETTO.

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© assistantua/ IStock/ Thinkstock