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Se la croce del Real Madrid val bene i milioni degli sceicchi
Addio al simbolo cristiano per agevolare il marketing e il business nei Paesi arabi. E’ la globalizzazione, baby
Tempi duri per le tradizioni nel mondo del calcio. La Juventus ha cancellato Torino dal proprio logo scatenando le polemiche, ora il Real Madrid fa di più ed elimina la croce dal proprio simbolo. La storia ormai è ritrita: l’importante è non offendere le popolazioni islamiche esibendo simboli cristiani. E poco importa se le merengues sono la squadra del cattolicissimo re della cattolicissima Spagna, come si diceva tanto tempo fa. Il club madrileno è uno dei più ricchi al mondo, ma ha perso la testa della Deloitte Money League a favore del Manchester United.
Tra le idee per rilanciare il brand c’è l’attacco massiccio ai mercati arabi, ritornando su una strategia già utilizzata temporaneamente nel 2012 e nel 2014 ad Abu Dhabi, per la partnership con un resort. La croce sparirà dunque su tutti i gadget e il merchandising in vendita negli Emirati, Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Bahrein e Oman. Quello che conta è fare soldi, ma per farlo non bisogna turbare la sensibilità dei clienti.
Il Real Madrid comunque è in buona compagnia. Allo stesso modo si comportò infatti il Barcellona qualche tempo fa, cancellando la croce di San Giorgio dal suo stemma sulle magliette vendute in Arabia Saudita e Algeria. Qui l’operazione fu un po’ più azzardata, perché nella versione politicamente corretta dello scudetto rimase una sterile barra rossa verticale (mozzata dunque del braccio orizzontale) sui colori della Catalogna e del club. Meno accorta fu invece l’Inter che andò a giocare in Turchia con la maglia crociata, simbolo di Milano. Fioccarono, ovviamente, polemiche.
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