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Piccole flotte aziendali crescono

In barba a complicazioni burocratiche, fiscali e assicurative, il settore sembra aver finalmente imboccato il sentiero della ripresa. Merito soprattutto dei modelli più ecologici, mentre si fa largo il car sharing

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Anche se gli ultimi dati del mercato delle quattro ruote sono colorati di nero, inteso come sinonimo di attivo, contrapposto al profondo rosso degli anni post 2007, ai piani alti delle case automobilistiche le bottiglie di Champagne sono rimaste in frigo. Il +8,5% registrato in Italia a febbraio, infatti, viene per ora considerato, usando un termine borsistico, un “rimbalzo tecnico”, come dire che peggio del 2013 non si poteva proprio andare. Eppure qualche sobrio brindisi, diciamo a base di un prudente e autarchico Prosecco, c’è stato. Ad alzare, sia pure con moderazione, i calici sono stati i top manager delle società impegnate a confrontarsi nel settore delle flotte aziendali e, più in generale, del noleggio a breve e lungo termine. Sì, perché se è vero che ogni 100 auto vendute quelle acquistate da privati sono state 61 – facendo segnare un minimo che ha pochi precedenti nella storia – è altrettanto vero che le vetture a uso noleggio sono state il 21%, con una crescita di quattro punti percentuali. In particolare, le auto aziendali viaggiano a livelli record anche grazie al boom delle ibride (+61,4%) e delle elettriche (addirittura +687,5%). Numeri che fanno prevedere un futuro tinto di rosa, insomma. «Noi per quest’anno ci aspettiamo un mercato quantomeno stabile, e non è poco», dice con sano realismo Alberto Cestaro, Fleet Manager di Audi. «I veri problemi, comunque, restano quelli della burocrazia e della fiscalità: basta pensare al superbollo, una misura assurda che, dati alla mano, ha avuto solo effetti recessivi…».

SFIDUCIA NELLA POLITICASu quanto potrebbero fare ministri e ministeri non c’è ottimismo. «Per esempio, a inizio anno il Consiglio europeo, proprio in seguito a un’istanza del governo, ha autorizzato l’Italia a limitare per altri tre anni al 40% il diritto alla detraibilità dell’Iva per le spese relative a veicoli non utilizzati a soli scopi professionali», dice Fabrizio Ruggiero, neopresidente di Aniasa, l’associazione che rappresenta il settore all’interno di Confindustria. «Un atteggiamento particolarmente miope se si considera che quello del noleggio è uno dei pochi comparti che hanno resistito alla crisi dell’auto e che possiamo dare un contributo decisivo all’affermazione di nuove forme di mobilità, soprattutto nei grandi centri urbani. Senza contare», prosegue, «che le auto aziendali fanno emergere il lavoro nero perché manutenzioni e riparazioni vengono effettuate al 100% con trasparenza e documentazione fiscale».Anche le assicurazioni sono una spina nel fianco dell’associazione di categoria. «Tariffe a parte, c’è molto da fare in chiave antifrode», continua il presidente di Aniasa. «Per esempio, perché permettere che i tempi necessari per gestire un sinistro possano arrivare a 24 mesi? A quel punto nel caso del noleggio la vettura spesso è già stata venduta e tutto si complica. Una scadenza ragionevole? Il limite per la chiusura di una pratica non dovrebbe superare i due-tre mesi».

RAZIONALITÀ INNANZITUTTOIn attesa di schiarite sul fronte delle tasse e delle polizze, molti operatori sottolineano come dietro alla tenuta del settore ci sia anche un radicale cambiamento di mentalità. «Soprattutto per i giovani conta più il possesso di un’auto che non la proprietà», spiega Gianni Giulitti, Commercial Senior Director di Ald Automotive Italia. «È un po’ quello che succede con gli iPhone: quello che usi non è quasi mai “tuo” nel vecchio senso del termine, perché qualche operatore te l’ha praticamente regalato per fartelo usare». Insomma: gli italiani sono sempre più razionali nelle loro scelte a quattro ruote e lo dimostrano anche noleggiando sempre più vetture dei segmenti A (+11% a febbraio) e B (+21,4%). Si tratta di un minimalismo imposto dalla situazione economica che però, secondo Giulitti, ha più di un’alternativa. «I fleet manager si rivolgono a noi proprio per avere un’accurata analisi dei chilometraggi e del tipo di utilizzo cui le auto sono destinate», dice. «Studiando questi dati e lavorando sulla scelta dei modelli e del tipo di alimentazione si riesce a far sì che le aziende si possano permettere veicoli più “importanti” che rendono più allettante l’effetto-benefit». A proposito di alimentazione, la riduzione della forbice tra i prezzi di benzina e gasolio continua a non penalizzare le auto Diesel. «Il traffico di oggi spinge gli automobilisti a preferire vetture con motori che hanno una gran coppia, magari con il cambio automatico », dice Alberto Cestaro. «La benzina resta la preferita per le “piccole” e le top car, una fascia in cui la cavalleria a disposizione fa ancora la differenza. Metano e Gpl? Se si può scegliere se ne fa a meno volentieri, anche se la nostra A3 a metano sta suscitando molto interesse grazie anche a emissioni di CO2 ridotte a 95 grammi per chilometro». Proprio l’anidride carbonica che esce dalle marmitte è una delle nuove frontiere lungo le quali si confronteranno nel 2014 i gestori delle flotte aziendali. Infatti, sarà per coscienza ecologica o per appagare l’occhio sociale, ma il 61% delle aziende europee dotate di flotta ha stabilito dei limiti ben precisi. A dirlo è un’indagine condotta a livello continentale da Ge Capital International, uno dei maggiori istituti mondiali attivo nella gestione delle flotte aziendali e nel mercato del noleggio a lungo termine, che sottolinea come questa percentuale nel 2008 si fermasse a quota 38%.

IL MODELLO BMW

HERTZ E L’ABITUDINE AL BREVISSIMO TERMINE

DATI E TABELLE

IL FENOMENO IBRIDI ED ELETTRICHE

BUONE NUOVE DAL CAR SHARINGMa l’ottimismo che si respira nei corridoi dell’Aniasa, che prevede per quest’anno un incremento del giro d’affari del 3-4% e un incremento delle immatricolazioni dell’8%, è dovuto anche a una tipologia di noleggio che sta letteralmente esplodendo nelle grandi città, il car sharing, ovvero il noleggiolampo. Fino a un paio di anni fa sembrava un’utopia, oggi è una realtà talmente concreta che, per esempio, Alphabet, società del gruppo Bmw, lancerà a breve AlphaCity, il suo primo modello di corporate car sharing basato sul noleggio a lungo termine. In concreto, le aziende potranno dotarsi di un piccolo parco auto in car sharing e offrire a tutti i loro collaboratori un servizio in grado di estendere l’ambito della mobilità aziendale a quella individuale.«Grazie alla tecnologia sarà possibile fruire di soluzioni integrate e, per esempio, utilizzare per 15 minuti un’auto in car sharing per poi lasciarla e affittarne un’altra per quattro giorni e recarsi in un’altra città», dice Marco Girelli, Sales & Marketing Director di Alphabet Italia. La mobilità 2.0, dunque, è servita. Resta il problema dei guidatori italiani, che soprattutto quando sono al volante di un’auto non loro tendono a concedersi qualche libertà di troppo e a far salire i costi di gestione delle flotte. Ed è un problema tutt’altro che secondario: per il 61% dei fleet manager intervistati da Ge Capital International il comportamento dei driver rappresenta una priorità assoluta. «Adesso ci sono le scatole nere che con la sola presenza a bordo sul piano della sicurezza valgono più di mille prediche», conclude Giulitti. Come dire che dove non arrivano tutor, autovelox e tutta la compagnia multante c’è l’occhio della tecnologia. Che, per fortuna, può essere sfruttato solo in casi eccezionali. Sennò, addio privacy…