Gusto
Paolo Torretta, siamo tutti winemaker
Un vino a propria immagine e somiglianza. È quanto promette di fare il progetto “MyTailoredWine” creato da due appassionati 26enni che puntano ora su Londra, Hong Kong e New York

«Offrire l’opportunità, unica in Italia, di potersi creare il proprio vino “su misura”, diventando così un vero winemaker», così Paolo Torretta e Federico Genta Ternavasio, presentano l’obiettivo del loro progetto MyTailoredWine. I due, appena 26enni, hanno avuto l’idea quando erano ancora alle prese con la tesi (in economia il primo, in giurisprudenza il secondo) e non hanno perso tempo per metterla in atto. Da settembre 2013 lavorano senza sosta per trasformare l’intuizione in business ed è ora giunto finalmente il momento di vedere i primi risultati concreti, come racconta lo stesso Torretta.
A che punto siete?Abbiamo dedicato lo scorso anno a individuare gli enologi e le cantine partner del progetto. Non è stato facile, perché in Italia le aziende sono abituate a lavorare da generazioni sulla loro gamma di vini (in genere vanno da cinque a dieci), perciò sono restie di fronte all’idea di creare un vino ad hoc per un cliente, applicando all’enologia il concetto del “su misura” tipico della moda. Il primo a credere in noi è stato Attilio Pagli, uno dei maggiori enologi al mondo, che lavora in Italia e negli Stati Uniti. È stato lui a presentarci Michele Satta, il nostro primo partner. In seguito, ci siamo focalizzati sul versante commerciale, individuando professionisti che ora seguono il nostro progetto su Londra e Hong Kong. E siamo in fase di definizione anche su New York. Ora non ci resta che chiudere i primi veri contratti in occasione della vendemmia, da settembre a novembre, e le premesse ci sono: abbiamo ricevuto diverse manifestazioni di interesse durante tutto l’anno.
Il vino tuo vino “su misura” in 5 step
Londra, Hong Kong, New York… Puntate soprattutto sull’estero?Sì, il progetto è nato puntando al 100% o quasi sul pubblico straniero. L’idea è di far venire almeno un paio di volte l’anno il cliente in Italia coniugando l’interesse turistico con quello enologico. Non a caso abbiamo cercato aziende partner che avessero già un’immagine forte oltreconfine, che ci aiutassero a livello comunicativo, oltre naturalmente a garantire la qualità del prodotto.
Queste aziende di cui parla, al momento, sono tre: Cordero di Montezemolo, Castello di Meleto e Michele Satta. Pensate di ampliare il panel?Certo, pensiamo di farlo già da questo autunno. Vorremmo non solo aumentare il numero di cantine coinvolte in Toscana e Piemonte, ma anche trovare partner in altre regioni. Penso, per esempio, al Veneto e ad alcune zone del Sud. L’idea, a dire il vero, sarebbe di implementare MyTailoredWine anche in Francia, dove un progetto molto simile al nostro sta già funzionando bene a Bordeaux, ma è legato a una sola azienda. Noi invece puntiamo a offrire un’ampia scelta, per regalare un’esperienza il più completa possibile.
Come funziona la vostra proposta?Una volta scelto il vitigno e il terroir d’interesse, il potenziale cliente viene invitato in azienda per rendersi conto, a livello pratico, di come si struttura l’iniziativa. Solo in seguito a questo incontro si arriva alla firma del contratto, dopodiché, a partire dalla vendemmia, verrà coinvolto in tutte le fasi del processo produttivo, passando per la fermentazione, le procedure e i tempi di affinamento, e poi l’imbottigliamento. Il tutto sotto la guida attenta di un enologo esperto che dovrà “tenerlo per mano” lungo tutto il percorso. L’obiettivo è regalargli un’esperienza entusiasmante e, allo stesso tempo, di apprendimento.
Veniamo alla nota dolente: qual è la spesa da mettere in conto? Può variare molto, perché abbiamo cercato di costruire offerte su misura anche su questo versante. È difficile dare delle cifre per i pacchetti “gold” comprendenti anche offerte di tipo turistico e gastronomico personalizzate in hotel e ristoranti di livello, ma sul fronte della sola produzione enologica, cerchiamo di offrire il vino personalizzato allo stesso prezzo del top di gamma delle cantine in cui viene realizzato, si va quindi indicativamente dai 35 ai 65 euro a bottiglia. L’unico “limite”, se così lo vogliamo chiamare, è la necessità di produrre un minimo di 300 bottiglie, ossia la portata di una barrique.
Come avete raccolto il “capitale” necessario a concretizzare il vostro progetto?Fortunatamente abbiamo costi fissi piuttosto bassi – visto che si limitano sostanzialmente alle spese per il sito Internet e alle trasferte (soprattutto quelle del primo anno) – e quindi abbiamo potuto farci aiutare dalle nostre famiglie senza doverci rivolgere a fondi o banche. Il successo dell’iniziativa dipenderà dalla nostra capacità o meno di coltivare il network di partner e potenziali clienti.
Avete dovuto fronteggiare dei pregiudizi nei confronti della vostra giovane età?In Italia molti sono prevenuti nei confronti dei giovani imprenditori. Va però detto che la nostra richiesta alle aziende è limitata a un piccolo investimento in termini di flessibilità. Al di là della presenza dell’enologo o del proprietario per almeno una mezza giornata in occasione delle visite del cliente, per le cantine non ci sono altri oneri, se non quello di avere un margine di apertura mentale nel valutare il progetto. Avere Attilio Pagli e Michele Satta come primi partner è stato un importante biglietto da visita.
Un consiglio per chi, come voi, vorrebbe trasformare in realtà un’intuizione?Darsi un budget e un tempo limite entro cui implementare il business in modo tale che stia in piedi con le proprie gambe. Soprattutto dal punto di vista dei tempi, bisogna essere realistici e non imporsi limiti troppo a breve termine, ma avere la giusta pazienza. Ci siamo resi conto che le tempistiche necessarie sono spesso più lunghe di quelle che si possono immaginare in partenza.
Credits Images:Paolo Torretta
