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Moto Morini all’asta: si parte da 5,5 milioni

Il prossimo 13 aprile si cercherà un acquirente per il marchio e l’intero complesso aziendale. Tra gli interessati anche la Garelli di Paolo Berlusconi

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La Moto Morini andrà all’asta il 13 aprile con un prezzo base di cinque milioni e mezzo, che comprende l’immobile di Casalecchio di Reno, o in alternativa – contestualmente – senza la sede di via Porrettana a 2,6 milioni. Saranno in vendita – ha anticipato il sito specializzato Moto.it – oltre al capannone industriale di proprietà della procedura Moto Morini spa, tutti i beni che compongono l’intero complesso aziendale, ed in particolare i marchi Moto Morini e Morini Franco Motori, disegni, progetti, know how, clientela, avviamento e gli altri beni immateriali; impianti, attrezzature, macchinari, mobili e macchine d’ufficio, auto e cespiti; le scorte di magazzino con esclusione delle moto finite, sia nuove che usate, tutte vendute nel corso dell’esercizio provvisorio.Se al curatore fallimentare, Piero Aicardi, non giungeranno valide offerte per l’intero complesso comprensivo dell’immobile, saranno accettate offerte per il lotto senza lo stabile, ma con due anni di diritto d’uso in comodato. “C’è stato più di un interessamento per l’acquisto di marchio e stabilimento”, ha commentato Aicardi, che circa un mese fa aveva ordinato di far ripartire la Moto Morini per realizzare a prezzi ribassati 45 nuove moto, assemblate con i pezzi rimasti in magazzino, per pagare i debiti, permettendo così di richiamare una parte dei lavoratori in cassa integrazione, soprattutto donne. L’azienda fu fondata nel 1937 a Bologna da Alfonso Morini, ed il successo arrivò nel ’46 con la T125; la moto più venduta è stata la 3 1/2, nata nel ’72. A causa della crisi è stata posta in liquidazione fallimentare il 17 maggio 2010. Nei mesi scorsi si era fatta avanti la Nuova Garelli di Paolo Berlusconi, ma la trattativa non aveva avuto esito positivo. Tra i nuovi interessati c’è l’imprenditore italo-canadese Stephan Franz (l’unico che ha firmato un preaccordo con i sindacati), ma anche due professionisti di Milano e Torino che rappresentano due distinte catene di investitori