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Ma a Sanremo vincere conviene?

A volte la gara dell’Ariston premia chi viene poi bocciato dal pubblico che compra i dischi. E viceversa. Che fosse oramai uno spettacolo soprattutto televisivo, del resto, ce ne siamo accorti da tempo…

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Siamo sicuri che vincere il Festival di Sanremo sia positivo (e soprattutto remunerativo) per la carriera musicale? Siamo sicuri che arrivare primi sul Palco dell’Ariston, in realtà, qualche volta, non porti una discreta sfiga? Ripercorrendo la storia della manifestazione canora, soprattutto gli ultimi 30 anni, qualche dubbio ci viene, pur ricordando che i vari Ramazzotti, Pausini, Elisa proprio dai successi sanremesi hanno tratto grande beneficio.Cosa dire ad esempio dell’edizione 1979 – una delle più dimesse della storia, per la cronaca – che vide trionfare tale Mino Vergnaghi (di cui si ricorda forse di più un’improponibile salopette di jeans) con Amare? Un’edizione piuttosto sfortunata, visto che al secondo posto si classificò Enzo Carella con Barbara… Chi li ha più visti e sentiti (per lo meno nelle classifiche, dato che le loro carriere sono, comunque, pur sempre andate avanti… ).

Qualcuno ha più sentito Tiziana Rivale che si aggiudicò con Sarà quel che sarà (una canzone forse premonitrice) l’edizione del 1983? Chi rise quell’anno furono gli sconfitti se pensiamo che dietro alla Rivale (che in seguito si è specializzata in ospitate su programmi Rai.. ) si piazzarono, e anche belli lontani, i Matia Bazar con una delle loro canzoni più belle (Vacanze romane), o Toto Cutugno con il vendutissimo L’italiano, pacchianissimo, ma evidentemente redditizio mosaico di luoghi comuni… E da notare che, spulciando nei bassofondi della classifica dei quell’anno si nota anche la presenza di un certo Zucchero Fornaciari (con la canzone Nuvole). Forse perché più “fresco” il ricordo dei Jalisse, campioni ideali di questa tribù di desaparecidos, è quello più esemplificativo di tutti. La loro vittoria con Fiumi di parole (in odore di plagio di un vecchio brano dei Roxette… avessi detto Simon & Garfunkel.. ) fu il punto di partenza per una parabola che li ha portati a suonare non certo in palazzetti dello sport. Così come per il duo Giò di Tonno e Lola Ponce (Colpo di fulmine, edizione 2008) la vittoria all’Ariston non è stata certo un portafortuna, almeno per la carriera musicale.

Potremmo citare tanti altri nomi di “vincitori (a Sanremo) e perdenti (nei negozi). Preferiamo concludere con qualche nome di “perdente-vincitore”: Vasco Rossi (Vita spericolata, penultimo all’edizione 1983); Raf (Cosa resterà degli anni ‘80, 15 esimo nel 1989), i Negramaro (esclusi dalla finale nel 2005 con l’hit Mentre tutto scorre e in quell’edizione furono bocciati anche gli Zero Assoluto)…Insomma… vinca il migliore. Con tutti gli scongiuri del caso.