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Leggere poco (e male) rende poveri

Che noi italiani non siamo dei grandi appassionati della lettura è risaputo, ma troppo spesso sottovalutiamo il fenomeno, ritenendolo molto meno importante delle mille questioni aperte dalla crisi economica. E se fosse anche questa una delle leve per rilanciare il Paese?

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Questo non è il solito articolo sugli italiani che leggono poco. Non ci sarebbe nulla di nuovo da dire: una famiglia su dieci non ha libri in casa e più della metà della popolazione non legge e mai leggerà neppure un volume all’anno. Le statistiche ci raccontano la stessa storia, anno dopo anno e basterebbe questo per chiudere qui il discorso. Invece no. Perché l’ignoranza (di pochi, ci piacerebbe poter dire, ma non è così) la paghiamo tutti: sostiene l’Ocse che se siamo gli ultimi tra i Paesi avanzati per competenze alfabetiche è perché non solo leggiamo raramente, ma quelle poche volte lo facciamo male e questo si traduce in un fortissimo gap sociale ed economico rispetto alle altre nazioni europee. Il libro che (non) abbiamo sul comodino fa dunque la differenza sul Pil del Paese? Certo. Tant’è vero che il drastico calo delle vendite, -14% il giro d’affari in due anni con un’ulteriore peggioramento negli ultimi mesi, ha messo in seria crisi l’industria culturale, editori e librerie insieme. Arrancano i grandi editori, nessuno escluso: il fatturato della sezione libri di Mondadori nel 2012 è stato di quasi 371 milioni di euro contro i 389 milioni circa nel 2011, con una perdita del 4,8%. Stessa musica per Rcs libri, secondo gruppo per volume d’affari, che perde oltre l‘8,47% in dodici mesi, scendendo a 273,3 milioni di dollari.

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I PIÙ COSTOSIIl codice Leicester (foto) di Leonardo da Vinci è il manoscritto più costoso, comprato da Bill Gates per 30,8 milioni di dollari nel 1995, mentre il libro a stampa di maggior valore è il Bay psalm book, piccolo volumetto di salmi acquistato per 14,2 milioni lo scorso novembre, nel corso di un’asta da Sotheby’s, dal collezionista David Rubenstein. In precedenza il record apparteneva a Birds of America di John James Audubon, venduto da Christie’s nel 2000 per 8,8 milioni. Più recentemente la Cosmographia di Tolomeo (Bologna, 1477) di cui esistono solo due copie al mondo, si è “fermato” a 4 milioni di dollari.

C’è poi tutta una sezione di rarità reperibili in rete:

  1. Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupèry, un’edizione firmata dall’autore e limitata a sole 500 copie. Si trova in vendita a 18 mila dollari da Bauman Rare Books (Philadelphia, Usa) ma anche su www.baumanrarebooks.com

  2. 1984 di George Orwell, una prima edizione a 8 mila dollari da Idler Fine Books (McMinnville, Usa) oppure su www.idlerfinebooks.com

  3. Addio alle armi di Ernest Hemingway, la prima stampa della prima edizione a 35 mila dollari da Printers Row Fine and Rare Books (Chicago, Usa) oppure su www.printersrowbooks.com

UNA CRISI, TRE FACCELa colpa, come sempre, è di tutti e di nessuno. «Stiamo vivendo una crisi che ha tre aspetti. Il primo è generale: gli italiani hanno meno soldi in tasca e consumano di meno, compresi i libri, che non sono più un bene anticiclico come lo sono stati fino a ieri», ci spiega il presidente dell’Associazione italiana editori (AIE) Marco Polillo. «Il che si ripercuote nella crisi delle librerie, della grande distribuzione e delle catene: diminuiscono gli ordini e aumenta la resa degli invenduti. Infine la crisi culturale, la mancanza di propensione alla lettura degli italiani ha un responsabile ben preciso: la politica. Oltre a martoriare la scuola, infatti, non si sono mai fatti seriamente promozione e sviluppo della lettura, e scarsi restano gli investimenti in un settore che, invece, è cruciale per lo sviluppo anche economico del nostro Paese». Non va meglio per i piccoli e medi editori, quelli che pubblicano fino a 80 titoli: erano 2.797 in Italia nel 2010, poi in un solo anno la crisi ne ha fatti fuori più di cento. E pensare che queste case editrici valgono da sole il 36% della produzione totale italiana. Una produzione spesso di nicchia ma sempre di pregio, e in questo binomio sta la vera forza dei piccoli.

«Crisi o non crisi, per restare sul mercato e crescere bisogna essere creativi», dice per tutti Marzio Casalini, titolare del Ponte Vecchio, casa editrice nata nel 1992 con oltre 2 mila titoli in catalogo e cento nuove uscite l’anno «e le buone idee sono tante. Noi l’abbiamo trovata nello “specialismo generalista”: non è il genere che ci contraddistingue, pubblichiamo dalla ricerca scientifica alle poesie, ma la localizzazione. Siamo, per temi e dimensioni, editori per la Romagna. E con la distribuzione diretta risparmiamo anche le spese di intermediazione». La vera difficoltà per gli editori di questo calibro, sta proprio nella distribuzione: arrivare sullo scaffale era più facile una volta quando c’erano molti librai indipendenti, ma oggi che molti hanno chiuso o si sono trasformati in franchising, adottandone le logiche di mercato del best seller facile da vendere, tutto diventa più complicato per chi non è un big del settore.

I PIÙ VENDUTI

È stato il sito ranger.com, uno specialista in materia di classifiche, a stilare recentemente una lista dei 101 libri più acquistati di tutti i tempi. A seguire la top ten, all’interno della quale però non troverete alcun autore italiano, anche se nella lista completa è possibile imbattersi in Umberto Eco, Dante Alighieri, Susanna Tamaro e Carlo Collodi.Per una libreria è importante fare proposte ragionate fare proposte ragionate per differenziarsi dalle grandi catene

1. RACCONTO DI DUE CITTÀ2. IL SIGNORE DEGLI ANELLI3. LO HOBBIT4. IL SOGNO DELLA CAMERA ROSSA5. DIECI PICCOLI INDIANI6. LE CRONACHE DI NARNIA7. LEI8. IL PICCOLO PRINCIPE9. IL CODICE DA VINCI10. IL GIOVANE HOLDEN

Charles DickensJ.R.R. TolkienJ.R.R. TolkienCao XueqinAgata ChristieC.S. LewisH. Rider HaggardAntoine de Saint-ExupéryDan BrownJ.D. Salinger

200 milioni150 milioni100 milioni100 milioni100 milioni85 milioni83 milioni80 milioni80 milioni65 milioni

È TROPPO PRESTO PER CONTARE SULL’EBOOKE scordiamoci che il libro elettronico possa ribaltare la situazione: il suo mercato è raddoppiato, ma non arriva neppure al 2%, secondo le stime più ottimistiche, e resta quindi in valore assoluto ancora modesto. Vedremo quando sarà più adulto. Di sicuro c’è che il libro si compra sempre meno in libreria e sempre più spesso on line, un canale che valeva il 3% nel 2008 e oggi arriva al 13% se consideriamo anche l’ebook e si avvicina così alla grande distribuzione organizzata, che si conferma al 16%. Insomma, in un Paese dove la metà non legge, il mestiere del libraio diventa impossibile. E i piccoli chiudono. Restano, ma soffrono, le grandi catene, si sperimentano nuovi canali, come le librerie legate alla grande distribuzione. Poi c’è chi va controcorrente perché cresce e continua a investire. «Succede quando si ha un business model innovativo e molto specializzato», spiega Edoardo Scioscia, uno dei quattro fondatori e ora presidente del Libraccio, 30 punti vendita in Italia, un fatturato che supera i 60 milioni di euro e una partecipazione in Ibs.it «e il nostro è un mix perfetto fra nuovo e usato, con focus sulla scuola, che vale il 65% del fatturato, poi remainder e narrativa o saggi usati insieme all’11%, e il nuovo per il restante 20%». Poi bisogna essere originali nelle proposte, andare controcorrente. «Per una libreria è importante fare proposte ragionate per differenziarsi dalle grandi catene», continua Scioscia, «penso alla Margaroli di Verbania, ma è solo un esempio fra i tanti, che qualche tempo fa ha avuto il coraggio di fare vetrine monotematiche sull’Africa, la crisi del lavoro e il premio Nobel Munro, una operazione impensabile per i grandi o chi lavora in franchising». È così che le librerie restano, per usare una frase dello stesso presidente della Repubblica, un presidio culturale sul territorio. E non dimentichiamo che cultura, in una società sempre più complessa e globalizzata, significa capacità di accedere e utilizzare la conoscenza, per crescere come individui e come professionisti, partecipare alla vita sociale ed economica del Paese e contribuire al suo sviluppo, come gli altri Paesi stanno già facendo, prima e meglio di noi. Buona lettura allora.

I PIÙ ORIGINALI

Si chiama book design ed è l’arte di fare i libri, non di scriverli. Qui la forma esteriore è tutto, il contenuto zero: formati sperimentali, nuove rilegature, plexiglass al posto della carta. Si tratta di opere d’arte da guardare e collezionare. Ecco una selezione:

Il libro sigaretta e il libro fiammifero. L’argomento è il fumo e il fuoco, allora il libro si trasforma in un vero pacchetto di sigarette e in una scatola di fiammiferi, e si aprono come si aprirebbero gli oggetti originali.No Smoking di Luc Sante, Assouline (2004), 50 dollariBurning Man: Art in the Desert, di Leo Nash, Harry N. Abrams (2007), 20 dollariLibri impossibili da… collezionare. Sono quelli di Munari, chiamati anche illeggibili perché non ci sono parole, solo immagini che dipingono una storia. Le copie originali, in edizione limitate come il Libro illeggibile bianco e rosso del 1953, costano sui 2 mila euroNon dormite su quel volume. La forma e il materiale sono quelli di un morbido cuscino venduto nel suo involucro protettivo di plastica. Dentro, invece, un libro con 100 opere provenienti da tutto il mondo e selezionate dai curatori delle più importanti gallerie di arte moderna.Fresh Cream(Contemporary Art in Culture),designer Julia Hasting, Phaidon Press (2000), 16,96 dollari

(Senza titolo). Come si intitola un libro che ha solo una graffetta rossa in copertina? Una graffetta rossa. Lo stesso vale per Una bimba e la sigaretta.One Red Paperclip: Or How an Ordinary Man Achieved His Dream with the Help of a Simple Office Supply, di Kyle Macdonald, Three Rivers Press (2007) 11,16 dollariThe Little Girl And the Cigarette, di Benoit Duteurtre, Melville House Publishing (2007) 10,17 dollariIl corporate book più “lungo” del mondo. Lo ha scritto la book designer Irma Boom per l’azienda olandese Shv. E ci ha impiegato cinque anni per completarlo: oltre 2 mila pagine, qualche chilo di peso. Il progetto iniziale prevedeva 15 anni di lavoro.Shv 1896-1996. Aka Thinkbook, di Irma Boom e Johan Pijnappel (2006), da 7.500 dollariQuello del teschio coi diamanti. È considerato da molti lo stato dell’arte nella tecnica della progettazione libraria. Si tratta di I Want to Spend the Rest of My Life Everywhere, With Everyone, One to One, Always, Forever, Now, scritto da Damien Hirst, uno degli artisti più quotati al mondo, e progettato da Jonathan Barnbrook. Ristampato nel 2006, i puristi preferiscono l’edizione originale del 1997. Da 400 euro