La scure della Corte dei Conti sulle federazioni sportive

La Corte dei Conti entra in tackle sulle federazioni sportive, già impoverite dal taglio dei trasferimenti del Coni.

Secondo i giudici, Figc e sorelle devono essere considerate amministrazioni pubbliche, quindi entrare negli elenchi Istat e – soprattutto – essere sottoposte alla spending review in atto nella p.a. dal 2012.

Le 45 federazioni italiane, «associazioni con personalità giuridica di diritto privato», secondo la legge Melandri, sono state però a più riprese inserite dall’Istat negli elenchi delle amministrazioni pubbliche tra un ricorso al Tar e un altro (ultima sentenza contraria all’Istituto di statistica nel 2010).

Così l’Istat si è rivolto alla Corte dei Conti che in una memoria di 19 pagine le ha definite «a tutti gli effetti» istituti di pubblica amministrazione.

NEI GUAI. Boxe, cronometristi, moto, ora il basket poi toccherà alle udienze delle altre federazioni che – in caso di sconfitta – dovranno trasformarsi completamente: dovranno emettere fatture elettroniche, cambiare i criteri di contabilità, riordinare la disciplina interna su pubblicità e di trasparenza, partecipare alla piattaforma di certificazione dei crediti. Soprattutto, dovranno fare propri i limiti di spesa per trasferte, convegni, mostre, sponsorizzazioni, noleggi d’auto e costi d’albergo.

Gli sprechi non mancano, anche perché i contributi pubblici del Coni rappresentano la maggior parte del finanziamento delle federazioni. E allo stesso tempo la prova della loro sussistenza come amministrazioni pubbliche.

A dirimere la situazione saranno una serie di sentenze attese nei prossimi mesi, ma l’eventuale riforma partirà solo dopo Rio 2016.

«Con questo inserimento il nostro mondo sarebbe messo in seria difficoltà operativa», il commento di Giovanni Malagò a Repubblica.