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Lifestyle

Intramontabile coupé

Data spesso per spacciata, la sportiva per eccellenza è tornata ancora una volta a fare tendenza. E per le case automobilistiche chi la sceglie è un autorevole opinion maker. Ecco ultime novità dalla McLaren 650S passando per l’Alfa Romeo 4C fino alla Ferrari California T

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Che la McLaren abbia lanciato a Ginevra la straordinaria coupé 650S – la S sta per sport e 650 sono i cavalli sprigionati dal V8 turbo da 3.8 litri – non fa trend. Queste supercar a due posti iper lussuose e super potenti, costruite in poche unità, non sono mai state in crisi. I paperoni, gli emiri, gli attori, i milionari cinesi, i calciatori famosi sono sempre alla ricerca di eccessi a quattro ruote per farsi notare dai loro pari. Sorprende invece che l’Alfa Romeo 4C stia facendo man bassa di ordini e di premi, riconoscimenti, citazioni in tutto il mondo. La 4C è, in fondo, una sportiva a buon mercato, da 53.500 euro, che usa l’arma del design raffinato e del motore centrale, prelibatezze senza pari per i palati più fini. E non solo italiani. Tant’è che la 4C, nuova coupé del Biscione, segnerà il ritorno della casa negli Stati Uniti, dove di fatto mancava dai tempi del Duetto, fatta salva la sfortunata parentesi, negli anni ‘80, della 75, che Oltreoceano si chiamava Milano. Con la 4C è tutta un’altra musica, intonata da un quattro cilindri turbocompresso. Per ora la tiratura prevista è di soli 3.500 esemplari ed è dunque partita la corsa alla raccomandazione per arricchire il proprio garage con questo nuovo gioiello made in Italy. E questo sì che fa tendenza.

Una coupé, secondo la definizione classica, è una vettura «con carrozzeria aerodinamica in cui la capienza dei passeggeri viene ridotta a vantaggio della linea». In concreto, due porte e non di più, due posti comodi per pilota e passeggero e, al massimo, un paio di strapuntini dietro, che fanno stare comodi solo gli under 12 più mingherlini e costringono tutte le altre taglie e fasce di età a contorsionismi da fachiro. Per non parlare, una volta partiti, del disagio di viaggiare in uno spazio che, nel migliore dei casi, sulle medie e lunghe percorrenze promette crampi. Nell’immaginario collettivo dei baby boomers l’archetipo della coupé è la Porsche 911 e questo fa capire il perché di tanti sacrifici sul piano del comfort: chi ama davvero guidare sportivo, di solito, è un single o al massimo il maschio alfa (sul piano motoristico) di una coppia. Oggi, però, i puristi della guida pesano poco sul totale del mercato auto: nel 2013, per 15.387 coupé immatricolate, pari a poco meno dell’1,2% del totale, contro le oltre 49 mila del 2010. Del resto, le sportive dure e pure hanno rischiato l’estinzione già negli anni ‘80, sulla scia delle varie crisi petrolifere. A quei tempi la riscossa arrivò grazie alla Opel Calibra, capace di generare grandi numeri e dominare il suo segmento di mercato. Poi la Fiat Coupé, la Opel Tigra. Oggi, invece, il panorama è molto più frammentato.

Una nicchia marginale, dunque? Neanche per sogno: chi sceglie una coupé è un autorevole opinion maker agli occhi di vicini, parenti e conoscenti. E per una casa automobilistica avere clienti sportivi che ne magnificano l’immagine significa fare una poderosa pubblicità (gratuita) ai modelli più tranquilli, a quelli studiati a misura delle famiglie. Prendete la Peugeot Rcz R. Per la casa francese che ha scelto un leone come emblema è un ruggito forte e chiaro, come mai prima: 1.600 centimetri cubi turbocompressi, 270 cavalli, meno di sei secondi per arrivare da zero a 100 all’ora e doti da stradista di razza che chiedono solo di essere messe alla prova, il tutto per circa 41 mila euro. Uno spot ambulante, insomma, per le crossover 2008 e 3008, ma anche per le city car 107 e 207. Perché la prima legge del marketing sentenzia che l’immagine di un marchio si attesta al livello del suo modello più prestigioso.

Niente turbo, invece, per la Subaru Brz, meno scalmanata della coupé made in France ma capace comunque di spremere 200 cavalli dal suo quattro cilindri boxer aspirato da due litri. Un dato che, sommato al peso ridotto (1.239 chilogrammi), si concretizza in prestazioni di livello: 7,6 secondi per espletare la classica prova di accelerazione e una velocità massima di 226 chilometri orari. Così come per la gemella Toyota Gt 86 la trazione è posteriore, una scelta controcorrente con la tradizione del marchio giapponese, che da sempre è portabandiera del 4×4. In compenso il prezzo base è contenuto entro i 30 mila euro, e una ripartizione dei pesi particolarmente equilibrata tra avantreno e retrotreno (il rapporto è 53/47) assicura escursioni nella guida sportiva in tutta sicurezza anche a chi non è un mago del volante. Ma se si sceglie la Jaguar F-Type Coupé è meglio non sopravvalutarsi e affidarsi alle contromisure elettroniche che tengono sotto controllo le sbandate da overdose di potenza. Le versioni sono tre (listino da 69.890 euro), ma non puntare sulla top di gamma, la R, rischia di creare il deleterio effetto «vorrei ma non posso». Se, però, si possono immolare 107.500 euro sull’altare della propria passione a quattro ruote si ottiene il massimo: una coppia mostruosa (69,3 kgm a 2.500 giri), una linea che manda in estasi gli edonisti dei motori e prestazioni che arrivano dritte dai tempi in cui in autostrada i Tutor erano dei perfetti sconosciuti: 0-100 km/h in 4,2 secondi, velocità massima 300 orari. Del resto, questo giaguaro “ruggisce” con numeri da superdotato: otto cilindri, 5 mila centimetri cubi, otto rapporti al cambio…

L’unica cosa che proprio non possono permettersi i fortunati proprietari della supercar inglese e della purosangue italiana è invitare gli amici a condividere le emozioni di un viaggio, dato che i posti a disposizione sono in entrambi i casi due e secchissimi. Chi ha messo su famiglia e si gode i figli ancora piccoli, allora, può puntare a occhi chiusi sulla Bmw Serie 2. Il cofano allungato cita il passato per puntare verso nuove avventure e la mancanza di eccessi e di orpelli nel disegno della carrozzeria è un must che non tutte le concorrenti possono vantare, così non si dà troppo nell’occhio. Sempre a proposito di understatement, meglio scegliere una delle tante versioni con propulsore due litri a quattro cilindri e non quella con il 2.900 che di cilindri ne ha sei. Non tanto per il risparmio, quanto per una considerazione estremamente pratica: questa vettura calza a pennello ai quarantenni e dintorni, ovvero a gente che non ha nulla da dimostrare al mondo neppure nella scelta dell’automobile. Meglio, quindi, andare sul concreto, consumare meno e correre quanto basta con la 220i che ha, comunque, la rispettabile dote di 184 cavalli.

Infine due scelte dedicate a chi non teme gli eccessi e vuole guidare auto che fanno voltare la gente per strada. La prima è la Corvette Stingray, muscoli da culturista a stelle e strisce, una linea tanto bella da non sembrare neanche americana e un prezzo sorprendente: 71.600 euro. Il V8 da 6.162 cc per 466 cv promette consumi sobri grazie al sistema Amf, che taglia la metà dei cilindri quando si dà poco gas. La seconda la coupé-cabrio (da un tipo di vettura all’altro in 14 secondi, il tempo di aprire il tettuccio) Ferrari California T, come dire l’assoluto. Sulle ricche brochure di Maranello viene definita una «2+», ma aspettate a mandare gli inviti per il viaggio inaugurale perché in realtà sullo strapuntino posteriore stanno comode solo un paio di sacche da golf. Ma qual è il problema? Farsi portare in giro in beata solitudine dal V8 turbo da 3.855 cc per 560 cv, è un’esperienza che rende gli edonisti anche egoisti…

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McLaren 650S