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Flotte aziendali, verso l’auto su misura
Elettriche, agili, connesse, sicure e persino “in prestito”: il noleggio a lungo termine sta cambiando pelle fornendo sempre più soluzioni al mondo aziendale. Nonostante la retromarcia del governo sulle tasse…

Se si guardasse solo la prima riga del-le tabelle che descrivono l’andamento del settore delle flotte aziendali ci sarebbe da preoccuparsi. «In effetti la quota sul totale del mercato automobilistico è scesa dal 38,6% di fine 2014 all’attuale 37%», dice Pietro Teofilatto, direttore noleggio a lungo termine di Aniasa, acronimo che, a beneficio dei non addetti ai lavori, sta per Associazione nazionale industria dell’autonoleggio e servizi automobilistici. Basta, però, guardare più in basso per scoprire che a causare il presunto calo è stato in realtà il buon andamento delle immatricolazioni dei privati, passate dalle circa 571 mila dei primi otto mesi dell’anno scorso a quasi 665 mila, con un incremento del 16,4%. «Insomma, mentre la nostra percentuale scende, sia pure di poco, i volumi continuano a salire», sintetizza Teofilatto. E il breve termine? Fa segnare uno squillante +18%, grazie all’effetto Expo, alla Pasqua anticipata e all’andamento favorevole del cambio con il dollaro. «Nelle flotte in questo momento ci sono circa 700 mila veicoli, divisi tra 65 mila aziende e 2.700 pubbliche amministrazioni», continua Teofilatto, «il tutto per un fatturato di 5,2 miliardi di euro, che si traduce in due miliardi di entrate tributarie».
JAGUAR LAND ROVERPaolo Daniele
PSA PEUGEOT CITROËNMaurizio Bottari
TOYOTA & LEXUS MOTORGiuseppe D’Angelo
Già, le tasse… Il settore continua a correre anche con questo freno a mano tirato, basti pensare che in Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna, solo per fare qualche esempio, l’Iva sulle vetture aziendali è detraibile al 100%, mentre in Italia si arriva a malapena al 40%. Così, in concreto, su una vettura da 30 mila euro come l’Alfa Romeo Giulietta 2.0 JTDm 2 nell’allestimento Exclusive acquistata a Milano, si possono detrarre e dedurre in totale meno di 6 mila euro, che diventano 24.200 se l’auto esce da una concessionaria di Parigi o di Londra e 30 mila tondi tondi se si ha la fortuna di avere come base per la propria impresa i dintorni di Berlino o Madrid. Gli autoveicoli, insomma, costituiscono per le aziende una voce di costo in costante aumento e si stima che la spesa per trasporti e logistica rappresenti ormai circa il 4-5% dei costi aziendali complessivi. Un provvedimento ad hoc lungamente sponsorizzato da esponenti politici bipartisan è stato bloccato dalla Commissione finanze e, proprio come nel Gioco dell’oca, si è tornati alla casella di partenza. Una storia dalle radici ben piantate nel terreno: la riforma Fornero, tanto per fare un esempio funesto agli occhi dei più, è stata finanziata anche con l’inasprimento della fiscalità sulle flotte. «Quando capiranno che a forza di bastonarci incasseranno sempre meno?», si sfoga Teofilatto, che non chiede certo trattamenti di favore, ma semplicemente un adeguamento alle regole che imperano in quasi tutta Europa. «Senza dimenticare», aggiunge, «che ogni vettura aziendale contribuisce a far emergere un po’ di “nero”: nel nostro caso la classica scelta tra fattura e contanti con congruo sconto non esiste proprio…». E chi a questo punto pensa che in ballo ci sia solo (si fa per dire) il futuro degli oltre 30 mila addetti legati in un modo o nell’altro al settore, si prepari a ricredersi, ancora una volta a suon di numeri. Ecco il primo: le flotte contribuiscono in modo clamoroso all’accelerazione del rinnovo del parco auto italiano, notoriamente affetto da una congenita geriatria, e sono composte al 90% da vetture Euro 5 e 6. Chi ha il cuore verde esulta, ma come effetto collaterale volano, oltre al benessere ambientale, anche economia, finanza, mobilità, trasporti, car sharing, intermodalità… Sul modo di interpretare l’auto dell’immediato futuro, però, non tutti i soggetti coinvolti la pensano allo stesso modo. Per Giuseppe D’Angelo, Fleet & Used General Manager di Toyota Motor Italia, per esempio, le ibride rappresentano il non plus ultra del compromesso tra funzionalità ed ecologia. «Possono entrare gratis nell’Area C a Milano, parcheggiare sempre senza pagare un centesimo sulle strisce blu a Roma e circolare anche durante i blocchi del traffico», sintetizza. «In più la corposa riduzione delle emissioni di CO2 permette ai parchi auto aziendali di raggiungere gli obiettivi sempre più stringenti legati al bilancio energetico». A difendere la scelta delle elettriche dure e pure, in effetti, non sono in molti perché questa tecnologia viene vista, per mille motivi, come ancora acerba, soprattutto in Italia. Di parere contrario è però Maurizio Bottari, Responsabile Btob di Psa Italia. «Nel 2015 Citroën è stato il fornitore di una flotta operativa composta da 101 vetture elettriche alla Sibeg, l’imbottigliatore ufficiale di Coca-Cola per la Sicilia», dice, «e queste auto sfrecciano ogni giorno su tutta l’isola. Naturalmente per ottenere un simile risultato c’è voluto un progetto ad ampio respiro che ha implica l’installazione di colonnine di ricarica lenta e veloce in punti strategici del territorio oltre, naturalmente, alla forte motivazione da parte del cliente. È la prima elettro-flotta interamente operativa in Europa e questa case history ci insegna che quando davvero si vuole realizzare un progetto si può, ottenendo tra l’altro dei benefici economici». Sulla stessa lunghezza d’onda di Bottari è Vincenzo Varriale, Corporate Sales Manager di Nissan, che aggiunge: «Le emissioni zero sono ancora molto importanti e lo saranno sempre più in futuro perché la mobilità elettrica può rappresentare un’alternativa importante anche nell’ambito small business. L’accesso ai centri storici per i veicoli endotermici è sempre più ostacolato da limiti ed ecotasse e per le aziende che distribuiscono beni e servizi in questi ambiti, con un chilometraggio giornaliero che risulta, nella media europea, inferiore ai 100 chilometri, veicoli come la Leaf o il commerciale e- Nv200 possono rappresentare una valida soluzione. In quest’ottica si colloca la scelta di aziende come Dhl, Gls, Ivs Italia e Milano Express, che hanno acquistato complessivamente 80 veicoli da destinare alla distribuzione “ultimo miglio” in città». Matrimoni più o meno misti tra idrocarburi e watt a parte, c’è un altro elemento che contribuisce alla buona coscienza ambientale delle flotte. «È il progressivo ridimensionamento di cilindrate e segmenti di mercato di appartenenza», spiega Teofilatto. «Nel 2014 sono cresciute le percentuali di city car, utilitarie e medie, mentre sono calate le medio-superiori, dati confermati anche nei primi otto mesi di quest’anno». Il fatto è che le posizioni aziendali che usufruiscono del benefit auto si stanno estendendo secondo il parere unanime degli esperti consultati da Business People (clicca sui box in pagina). «Noi stiamo studiando forme integrative di noleggio a lungo termine che possano dare un vantaggio economico ai dipendenti che non hanno diritto all’auto, ma anche ai familiari di chi usa una company car», dice l’amministratore delegato di Ald Automotive Andrea Badolati. Gli fa eco Andrea Croce, direttore Fleets & Business Sales Italy di Fca Group: «Storicamente il brand Jeep si è rivolto al Senior Management, ma con l’ampliamento della nostra gamma le Jeep trovano un perfetto posizionamento nelle fasce del Middle Management». La diminuzione della media delle cilindrate è dovuta anche a un fenomeno che ha cominciato a sobbollire nel 2014 e sta letteralmente esplodendo quest’anno: il noleggio a privati. Le formule sono ormai moltissime e, naturalmente, in testa alla top ten i modelli più gettonati ci sono due city car, la Fiat 500 e la Smart. Chi è riuscito a scrollarsi di dosso definitivamente il concetto di possesso a quattro ruote può, per esempio, ottenere prezzi di particolare favore se ha una percorrenza mensile limitata e, in caso di occasionale sforamento, ha la possibilità di una ricarica di chilometri proprio come avviene per i telefoni cellulari. Alcuni operatori, poi, permettono cambi auto in funzione della stagione. La parola d’ordine, insomma, è flessibilità, anche all’interno delle mura aziendali. «Si sta imponendo il car sharing aziendale», dice Pietro Teofilatto, «che consente, per esempio, anche a chi non è quadro e dunque non avrebbe diritto alla vettura di averne una per il weekend o per le ferie, ovviamente pagando qualcosa ma senza l’onere della proprietà». Una famiglia, insomma, può avere in garage una “piccola” e all’occorrenza pescare una station dal parcheggio della ditta. Peccato che ancora troppo spesso si abbia la tendenza a usare l’auto aziendale, diciamo così, con disinvoltura. Lo dimostrano i 441.551 sinistri registrati nel 2014, con un incremento dello 0,6% sull’anno precedente e tanta sinistrosità ha provocato 285 milioni di euro di danni contro i 201 di sei anni fa. «Se i dati sui sinistri mostrano indici altalenanti, quelli relativi ai furti sono tutti in crescita», sottolinea il Rapporto Aniasa 2015. Lo scorso anno le flotte hanno perso 4.310 componenti sotto i colpi delle bande di topi d’auto, facendo segnare uno sgradevole record (nel 2013 i veicoli spariti nel nulla erano stati 3.663). Il danno provocato ha raggiunto la cifra monstre di 46,6 milioni di euro, che rappresentano l’1,16% del fatturato complessivo delle attività di noleggio. Eppure, come testimoniato dal dossier annuale sui furti di auto, realizzato da LoJack Italia, anche lo scorso anno si è confermato un calo generale del 5%. Come spiegare questa particolare affezione dei malintenzionati verso flotte e flottiglie? «Semplice», spiega un broker assicurativo, «gli italiani acquistano poche auto nuove e il parco circolante invecchia al punto che quasi 10 milioni di vetture sono euro 0, 1 o 2. Il risultato è che le macchine aziendali diventano automaticamente bersagli dall’alto valore aggiunto per la malavita». Un rimedio però esiste, la scatola nera, che oltretutto è anche un deterrente per chi si lascia prendere dal piede troppo pesante. Infine una carrellata sugli accessori ritenuti indispensabili. «Vivavoce, wi-fi, e un hi-fi formidabile», dice Marco Dainese, responsabile flotte Maserati. Alla lista Massimiliano Giotti, Fleet & Remarketing Manager di Mazda, aggiunge il navigatore touch-screen integrato in plancia, il Bluetooth per i nuovi smartphone, il cruise control con comandi al volante, il clima automatico bizona, il sensore di pressione degli pneumatici, il sistema di assistenza alla partenza in salita e i fendinebbia anteriori. «Oggi le parole d’ordine che hanno soppiantato velocità e potenza sono connettività e sicurezza», conclude lapidario Paolo Daniele, direttore vendite flotte di Jaguar Land Rover.
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