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Gusto

Da Gigione: hamburger made in Pomigliano

Da macelleria di qualità ad hamburgheria e braceria gourmet napoletana: realtà apprezzata a livello internazionale, Da Gigione rappresenta anche una grande lezione di imprenditoria e di passaggio generazionale

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Da macelleria improntata alla qualità, aperta nel 1985 da Luigi “Gigione” Cariulo, a un progetto integrato che prevede un’hamburgheria e braceria gourmet, che attira visitatori da tutto il mondo e che si è dimostrato resiliente anche in un periodo terribile come quello della pandemia. Qualità, attenzione alla materia prima e ricette ricercate, che non perdono il fascino per il cliente tradizionale: Da Gigione è una grande lezione di imprenditoria familiare in quel di Pomigliano d’Arco (Na). Ne parliamo con il suo giovane chef, Gennaro Cariulo.

Aprire una macelleria come la vostra nel 1985 poteva essere un azzardo quanto inaugurare oggi un ristorante braceria. Quale generazione dei Cariulo ha saputo vedere più avanti?Quella che nell’85 rappresentava la semplice apertura della nostra prima macelleria, è diventato il punto di partenza di una rivoluzione. Papà Luigi, detto Gigione, ancora oggi seleziona personalmente le carni, garantendo tagli controllati e di qualità. Questa tradizione rappresenta un punto di forza ed è stata fondamentale anche nella scelta di ampliare la cucina, dando vita a una hamburgheria da asporto. Durante il primo servizio furono venduti solo sette panini, ma il passaparola a Pomigliano ha portato a venderne 70 solo due giorni più tardi… Certo, non è che lo scontro generazionale sia sempre facile, ma è stimolante: quando papà Luigi vide i costi di questa nostra idea, pensò di non rivolgerci più la parola, ma – forte del suo spirito imprenditoriale – decise di accogliere la nostra intuizione e oggi può dire di aver fatto la scelta giusta.

Il delivery e l’asporto sono destinati a una crescita importante, come e quando lo avete implementato? Sono nel nostro dna. Da bambini portavamo la spesa in bici a casa delle massaie della zona. Facevamo a gara per andarci, per poi comprare un dolcetto con la mancia. La nostra attività di hamburgheria nasce da asporto, non avevamo tavoli e le persone mangiavano il panino appoggiate sul banco macelleria, in tanti lo portavano a casa. Con l’apertura del locale di via Roma le cose sono cambiate e abbiamo la fortuna di avere una doppia anima con due locali uniti nel concetto, ma diversi nell’operatività. Il delivery lo abbiamo implementato nel dicembre 2018 e ci sta dando grandi soddisfazioni. Superata l’emergenza coronavirus, implementeremo anche la consegna a domicilio dei prodotti da banco, così da essere vicini a tutte le nostre fasce di clientela.

Via Roma, 307. Pomigliano D’Arco (Na)dagigione.it

Il termine hamburger evoca fast food e America: non avete mai pensato di dargli un nome più locale?La nostra idea di panino va oltre il concetto di fast food. L’idea americana di hamburger, intrecciata con le nostre tradizioni culinarie ha dato a Gigione la possibilità di offrire ai nostri clienti un viaggio gastronomico attraverso i sapori della tradizione, presentati in chiave moderna, dove il panino diventa un vero e proprio piatto da portata. Tanti hanno provato a dare nomi diversi all’hamburger, ma se è uno dei cibi più consumati al mondo ci sarà un motivo. Rispetto alla nostra offerta culinaria, la parola “hamburgheria” ci sta ormai stretta e, comunque, più locale che “Da Gigione” che naming potrebbe mai esserci?

Birra, cocktail e vino: la vostra offerta è molto variegata. Ci propone tre abbinamenti con ciascuno dei prodotti che funzionano nel vostro menu? In tanti si affidano a noi per gli abbinamenti. Ad esempio, abbiamo messo a punto un cocktail con un nuovo amaro di Jefferson, Madame Milù, che abbiamo miscelato con vermouth, angostura e assenzio. Lo abbiniamo al nostro carpaccio di Wagyu all’aceto di lamponi, parmigiano e caviale. Uscendo poi dagli schemi panino-birra chiara, un abbinamento molto suggestivo è quello tra il nostro panino “vongole e mandarino” e la Inclusio Ultima del Birrificio Italiano, una bevanda che segue il metodo champenoise con un dry hopping di luppolo in fiore direttamente in bottiglia. Infine un abbinamento a cui sono molto affezionato, è un Giulio Ferrari Riserva del fondatore 2007 con il “quinto quarto fritto” cioè trippa, animella, lingua, crocchetta di fegatini di pollo, tutti panati e fritti in modo diverso.

Articolo pubblicato su Business People Magazine, maggio 2020