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Chevrolet stupisce al Salone di Shangai, lanciando la FRN
Il marchio che lascia l’Europa presenta in Cina la FNR, un’auto a trazione elettrica che guida da sola
Al Salone di Shangai Chevrolet presenta una Concept di derivazione molto futuribile. Si chiama FRN ed è un’auto elettrica con guida autonoma, una vera e propria rivoluzione nel campo delle quattro ruote. Le linee sono talmente avveniristiche da sembrare una vettura appena uscita da un film di fantascienza o da una delle serie di Batman. La FRN come detto guida autonomamente e questo grazie a un radar posizionato sul tetto che è in grado di rilevare le curve, di frenare ed accelerare autonomamente a seconda del percorso che stiamo effettuando. Si tratta di un progetto molto interessante che sarà destino a dei mercati eventualmente non europei,infatti, Chevrolet stà vagliando l’ipotesi di estromettersi completamente dai nostri mercati, troppi discostanti dall’idea di auto che loro hanno. La FRN è stata disegnata dal Pan Asia Technical Automotive Center di GM per i giovani cinesi, che nei prossimi anni dovranno fare i conti con i problemi di inquinamento e traffico del contintete asiatico.
Anche se a prima vista potrebbe sembrare che il lavoro principale sia stato destinato alla parte estetica non è così, infatti, la maggior parte degli sforzi e delle innovazioni si sono incanalate sul propulsore, il vero cuore del progetto. La nuova Chevrolet è spinta da 4 motori elettrici montati su ruote senza mozzo, ricaricabili anche tramite rete wireless. La forma è circolare e riprende le sembianze di una cellula e le portiere si aprono con un movimento simile a quello delle ali di libellula. Le linee sono molto forti, spaccate nel frontale e nel posteriore dai fari, entrambi equipaggiati con tecnologia laser. In marcia i sedili anteriori possono ruotare tanto da permettere agli occupanti di parlare comodamante con chi sta dietro. Le chiavi sono state rimpiazzate da un sistema di riconoscimento della retina, che controlla l’apertura delle porte e l’accensione. Futuro o mission impossible? Al destino l’ardua sentenza.