Arte
Atipografia: l’arte contemporanea fuori dalle rotte tradizionali
Portare l’arte contemporanea di alto livello in “campagna” è la mission della galleria di Elena Dal Molin, ad Arzignano, in provincia di Vicenza
Arzignano dista meno di 20 chilometri da Vicenza, rappresenta il distretto di conceria più importante e rinomato d’Italia, una vera eccellenza che vale (con soli 25 mila abitanti) l’1% del Pil nazionale, ma da qualche tempo si sta affermando anche come interessante centro di arte contemporanea. Il fulcro di questa rinascita culturale è merito di Atipografia, nata nel cuore del paese, in una vecchia tipografia “rigenerata” in una galleria d’arte grazie alla passione e al lavoro di Elena Dal Molin (studi in arte classica a Milano, poi alla mitica St Martins Art and Design di Londra per scoprire il mondo del contemporaneo).
Da tipografia a galleria d’arte: la nascita di Atipografia
Nel 2014, rientrata nella sua terra d’origine, decide di far rinascere la tipografia di famiglia, gestita fino agli anni 90 da una zia ma poi dismessa, per creare un “cenacolo” che ora è diventato una suggestiva galleria d’arte ridisegnata dallo studio Amaa recuperando le mura già esistenti.
L’idea è quella di portare fuori dalle rotte tradizionali dell’arte contemporanea progetti che attraggano i tanti collezionisti (per lo più imprenditori che non amano apparire) del territorio. «Una sfida che sta raccogliendo l’interesse di molti appassionati di arte della zona che, abituati a muoversi per fiere, hanno invece riscoperto la possibilità di trovare vicino a casa proposte nuove, originali e affini ai loro interessi. «Il mercato dell’arte contemporanea ha bisogno di essere coltivato con cura: con la mia squadra di otto persone mi interessa nutrire un profondo legame con un territorio come questo, che ha cavalcato l’innovazione e la capacità di sapersi re-inventare», ci racconta Elena Dal Molin, che fino a oggi ha puntato su proposte di indubbia qualità.
«Ho scelto l’un-photogenic, l’antifotogenico, apposta», confessa a Business People, «per dare il segnale che qui non corriamo dietro le mode del momento, ma facciamo ricerca e proponiamo valore».
La mostra ora in corso*, con i raffinati lavori di Diego Soldà e per la curatela di un fuoriclasse come Luca Massimo Barbero, ha anche il merito di valorizzare il talento di un artista che nella zona ha il suo atelier: La cava delle nuvole bianche presenta otto intensi lavori che solo all’apparenza appaiono sculture, ma che invece sono stratificazioni di campiture di colore che l’artista fa seccare, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno, in una sorta di diario visivo che poi – letteralmente – taglia con una motosega per generare opere tridimensionali che colpiscono per la loro poesia e purezza. «Ogni forma è una sorpresa», commenta Barbero. E davvero è come se Soldà ci svelasse in questi suoi lavori (già notati dal mercato) il senso più profondo del silenzioso lavoro d’artista.
* Questo articolo è tratto da Business People di maggio 2023, scarica il numero o abbonati qui