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Criticare meno, agire di più!

Con la Ryder Cup di Roma il nostro Paese ha dimostrato come operare con metodo e competenza, rispettando tempi e investimenti.

architecture-alternativo Credits: © Getty Images

Ora nessuno potrà più dire il contrario considerando i risultati raggiunti: la Ryder Cup, storica e prestigiosa manifestazione in ambito golfistico, organizzata per la prima volta in Italia, a Roma, è stata un grandioso successo. Tutto si è svolto nel migliore dei modi. La compagine europea, ribaltando ogni pronostico, si è imposta alla squadra americana. E pensare che diversi erano gli addetti ai lavori che precedentemente, considerando la posizione nel ranking mondiale di tutti i giocatori in campo, ritenevano senza speranza la partecipazione europea.

«Troppo forti questi americani», dicevano. E invece la volontà appassionata nel fare squadra – considerando che solo coesi si sarebbe potuta compiere l’impresa – ha cambiato “la dura legge dei numeri”. A Luke Donald, capitano della compagine europea, e ai suoi cinque vicecapitani, tra i quali spiccavano gli italiani Edoardo e Francesco Molinari, il plauso per aver costruito “un insieme” eccellente. Capitano e vicecapitani grazie alla competenza maturata negli anni nell’ambito del golf “giocato” a livello internazionale, hanno da subito valutato correttamente forze e debolezze della squadra.

Lungo e impegnativo è stato poi il lavoro di preparazione, e non solo fisica e tecnica da realizzare con i giocatori selezionati per la competizione. Si percepiva dagli sguardi, dall’atteggiamento generale, che nel gruppo europeo erano forti la stima reciproca, la fiducia riposta gli uni verso gli altri e la volontà di riuscire. Questa è stata l’arma vincente; la “squadra europea” ha battuto i “12 fuoriclasse statunitensi”.

In molti ambiti si discute frequentemente di motivazione ed entusiasmo, così come altrettanto costante è l’attenzione rivolta alla leadership ed all’inclusione. Tante, troppe volte la teoria ben enunciata non sposa in forma trasparente e completa la pratica. E si sa che questo è quanto di peggio si possa fare. Il team Europa, al contrario, si è presentato consapevole e determinato. Sono state unite sapientemente personalità e culture diverse, con l’obiettivo di realizzare un nucleo forte, capace di progredire difendendo la propria bandiera. È stata una bella lezione di stile, di gestione moderna che il golf ci ha offerto.

L’intera organizzazione è stata di altissimo livello, con conseguente promozione straordinaria nel mondo del nostro Paese. Per meglio tradurre l’importanza dell’evento andrebbero, però, valutate le cifre relative agli ingressi al Marco Simone, golf club dove tutto si è svolto. Gli spettatori sono stati più di 250 mila totali, e nelle giornate di venerdì, sabato e domenica si è registrato il sold out con circa 55 mila presenze al giorno. Federalberghi di Roma ha comunicato che le camere occupate sono state 70 mila. Pensiamo ai ristoranti, ai servizi e alla presenza turistica nella città.

Riassumendo: la squadra Europea ha vinto e noi ne facevamo parte con i nostri vicecapitani. Il nostro Paese ha dimostrato come operare con metodo e competenza, rispettando tempi e investimenti. Dopo esperienze come queste tutti ci auguriamo che anche i detrattori, i pessimisti cronici e chi è contro per il gusto di esserlo comprendano il nostro enorme potenziale.

Questa sarà la vera sfida futura… criticare meno e agire di più a favore di tutti!