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Lavoro

Settimana corta: la milanese Carter&Benson è pronta all’esperimento

Da questo mese, i suoi dipendenti lavoreranno 36 ore, ma verranno retribuiti per 40. E dal 2021 avranno un giorno in più di riposo

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Settimana lavorativa corta? Non per tutti è un sogno. In alcune aziende è già realtà. Come in Carter&Benson, una società milanese che si occupa di ricerca e selezione di figure manageriali, quadri e dirigenti. Nel novembre 2016, l’ad William Griffini ha detto sì allo smart working, che ha riscosso grande successo ed è “andato benissimo”. E, ora, a partire da questo mese, lui e i suoi colleghi avranno diritto a mezza giornata di riposo in più: in pratica lavoreranno 36 ore, ma verranno comunque retribuiti per 40. E non è finita qui. “Dal 2021, introdurremo la settimana di quattro giorni. E non verranno toccati né lo stipendio né tantomeno tutto ciò che gli ruota attorno, a cominciare dalle ferie” ha raccontato il manager a Repubblica. Non è un rivoluzionario né tantomeno un filantropo Griffini, semplicemente è convinto che il tempo sia uno dei beni più preziosi, per questo vuole fare il possibile per regalarne di più ai suoi collaboratori. Per l’azienda non sarà certamente l’affare del secolo, anzi: la settimana cortissima non aumenterà la produttiva né porterà benefici dal punto di vista economico. L’unico risparmio sarò sui costi della formazione e sui costi legati all’inserimento di nuove figure in sostituzione di chi se ne va. Infatti, è improbabile che, viste le condizioni offerte, qualcuno cercherà lavoro altrove.

William Griffini è consapevole che la settimana corta non può funzionare per tutte le aziende. Ma sa che può essere la soluzione giusta per Carter&Benson, che ha 25 dipendenti. “Oggi il contratto di lavoro, anche quello dei laureati, cui non si chiede di costruire torni, è legato al tempo. Tante ore, tanto lavoro. E forse è un po’ vecchio. Oggi il valore non è più calcolato sulle ore. E la tecnologia, non c’è dubbio, ci ha aiutato. Ciò che interessa le aziende è semmai la qualità dei risultati che il singolo lavoratore riesce a raggiungere” ha spiegato. In questo modo, secondo il manager, i lavoratori si sentiranno più impegnati e responsabilizzati e, dunque, anche più motivati.