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Lavoro

PA, in sei anni chiusi 3.500 uffici e tagliati i contratti indeterminati

Razionalizzare le risorse e contenere i costi: sono queste le ragioni che hanno spinto a chiudere sedi e aumentare la precarietà dei lavoratori

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Non sono buone notizie quelle che arrivano dal mondo della pubblica amministrazione, perlomeno per i lavoratori. In sei anni, infatti, sono stati chiusi ben 3.500 uffici pubblici. Per quali ragioni? Per razionalizzare le risorse e contenere i costi. Un’operazione che ha tagliato del 3,2% le “unità locali”. È vero che il personale non è diminuito, ma è anche vero che sono aumentate le situazioni precarie: i contratti a tempo determinato sono cresciuti addirittura del 7,3%, mentre quelli a tempo indeterminato sono diminuiti. C’è stato anche un travaso dai contratti di lavoro dipendente a quelli di non dipendente: i primi sono scesi dell’11,3%, mentre i secondi sono saliti dell’8,5%. È quanto emerge dal Censimento permanente delle istituzioni pubbliche 2017 realizzato dall’Istat, da cui si evince anche che i lavoratori più svantaggiati sono le donne: il sesso femminile, infatti, è quello che vanta la quota maggiore di tempi determinati. Inoltre, le donne ai vertici delle istituzioni pubbliche sono appena il 14,4%.

Il Censimento ha anche analizzato l’uso che la Pubblica amministrazione fa della tecnologia. È emerso che l’87,9% degli uffici pubblici ha utilizzato il web per la gestione dei dati e l’erogazione dei propri servizi e il 30,5% ha fatto ricorso ai servizi di cloud computing. Ancora poco sfruttate, invece, le applicazioni mobile (19,4%), l’analisi dei big data (5,9%) e la tecnologia Internet of Thing (4,6%).