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Lavoro

Nella ricerca dei dirigenti studiate i competitor

Il consiglio di Cristina Spagna, managing director di Kilpatrick, per organizzare la propria azienda: “All’arrivo di un nuovo manager, meglio scegliere subito il numero due e iniziare un percorso formativo”

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Ci sono qualità particolari che i manager devono avere per cogliere i primi segnali di ripresa?È decisiva la capacità di riconoscere le occasioni giuste e sfruttarle con flessibilità e chiarezza. Sono richieste anche riflessività, metodo, calma e la capacità di infondere tranquillità al gruppo, riuscendo tuttavia a spronarlo infondendo la giusta pressione sulla performance. Inoltre devono essere chiari gli obiettivi a medio/lungo termine e, allo stesso tempo, bisogna avere la capacità di mutare in corso d’opera in base al mercato utilizzando al meglio le risorse disponibili.

Cosa consigliate alle aziende? Ci scontriamo spesso con imprese che non hanno idea di come è strutturata la concorrenza, mentre farebbero bene a studiarla per decidere piani organizzativi sulla base di risultati raggiunti da realtà che operano nel settore e con le stesse dinamiche.

Ci sono aree di esperienza più richieste? Le aziende hanno finalmente capito l’importanza del digitale e dei new media. È quindi sempre più ricercato il manager che unisce alle proprie competenze professionali di ruolo, esperienze progettuali in questo campo.

Come si muove il mercato femminile? Questa è ancora una difficoltà culturale italiana che fatichiamo a superare. È nettamente più facile proporre donne in ricerche per affiliate tricolori di aziende multinazionali o per realtà che vantano al proprio interno manager internazionali.

Conta avere un background internazionale? Moltissimo! Si cercano figure che parlino correttamente le lingue e sappiano muoversi in autonomia in contesti multiculturali. A questo si aggiunge la disponibilità alla mobilità internazionale e la volontà di accettare anche tipologie di contratti locali e non accompagnati dai tanto desiderati benefit di espatrio.

Ci sono cambiamenti nelle condizioni e nei livelli retributivi? La maggior parte delle aziende ha cercato un allineamento con i risultati. I grandi manager delle compagnie italiane quotate in Borsa non hanno invece conosciuto nessun tipo di crisi nell’ultimo anno.

È vero che le aziende preferiscono valorizzare profili interni piuttosto che cercare figure esterne? È vero. Spesso, purtroppo è un ripiego economico e la scelta risulta “obbligata”. Ciò non vuol dire che la persona non possa fare bene, ma non esiste un piano di successione formale strutturato e l’azienda fa un’azione di rischio sperando nel risultato del singolo. Spesso poi dietro un bravo manager esiste il “vuoto” e si deve obbligatoriamente ricorrere al mercato esterno. Per questo noi consigliamo sempre, con l’inserimento di un nuovo manager in azienda, di identificare subito il “numero due” e cominciare un percorso formativo strutturato negli anni.

Le Pmi italiane hanno “sfruttato” la crisi per avviarsi sulla via della managerializzazione? La sensazione è che, al contrario, molte stiano tornando indietro. Abbiamo esempi di pmi che, viste le prospettive poco rosee, hanno deciso di far nuovamente seguire aspetti strategici e operativi a persone di famiglia.

ARTICOLO PRINCIPALE – A ogni stagione il suo manager

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Cristina Spagna