Lavoro
«Ma come si vestono?!»
L’apparenza conta, sul lavoro ancora di più. Dalla riunione alla trasferta, ecco come si può lasciare il segno anche nell’abbigliamento. I consigli degli stylist di successo Carla Gozzi ed Enzo Miccio; sotto la lente anche i protagonisti dell’economia italiana
Altro che esempi di stile italiano! I nomi di spicco dell’universo produttivo del Bel Paese sembrano non azzeccarne una, parola di Carla Gozzi ed Enzo Miccio, stylist della trasmissione Ma come ti vesti?!, giunta alla sua quinta serie (dal 21 settembre ogni mercoledì alle 21.10 su Real Time, canali 124 e 125 di Sky e 31 del digitale terrestre) e divenuta un vero cult. «Va bene che l’abbigliamento del manager deve essere formale», commenta Carla, «ma nulla vieta di essere un po’ personali, di avere un proprio stile. La moda è proprio uno strumento da utilizzare in questo senso». «Altrimenti sarebbe una vera noia. Come del resto è» aggiunge Enzo. «Infatti! Anche i giovani sembrano tutti vecchi», rincara lei. «Non si può parlare di futuro e innovazione, e allo stesso tempo vestire come si faceva 30 anni fa. Così si trasmette un messaggio di incoerenza».
Cosa consigliate allora ai manager per le loro giornate di lavoro?Enzo: C’è una serie di tessuti maschili assolutamente inesplorati. Si tende a scegliere sempre il tinta unita nella convinzione di non poter sbagliare, i pochi che azzardano al massimo si avventurano su un gessato. Non dico per un’occasione iper-formale come un consiglio di amministrazione, ma delle alternative potrebbero essere prese in considerazione almeno per le altre giornate di lavoro.Carla: Si può giocare molto anche sul fronte delle silhouette. Alcuni materiali tra quelli cui allude Enzo offrono la possibilità di adottare tagli più asciutti senza costringere il movimento. Penso a delle lane fresche con una piccola componente stretch che, tra l’altro, tiene sempre il capo perfetto, mai spiegazzato.Enzo: Ecco, per quanto riguarda la silhouette, raccomando a chi veste di sartoria di fare particolare attenzione. So per esperienza personale che, se non gli stai dietro su questo punto, anche i sarti migliori tendono a vestire largo. Così alla fine ti ritrovi con un abito in cui ci stai “andata e ritorno”.
Un punto critico potrebbe essere la scelta di camicia e cravatta.E: L’invito è quello di uscire un po’ dal cliché della camicia bianca o azzurra. Penso a un bel bastonetto, oppure si può giocare con un colore molto chiaro per la camicia, per esempio un azzurro o uno chambray, in contrasto con polsini e collo bianchi. O, ancora, quasi nessuno utilizza i gemelli, e quindi il doppio polsino. Infine, per la cravatta si può azzardare un colore, una microfantasia. Non dico dei fiori alla Kenzo o modello Etro, ma ci sono tante possibilità intermedie che non siano la classica tinta unita blu, la grisaglia o la regimental. Ecco, la regimental la vorrei proprio abolire.
Quindi il consiglio è quello di osare un po’ nelle giornate di lavoro normali e puntare sul classico solo per riunioni e appuntamenti particolarmente formali?C: Sì, però che sia un classico rinnovato, con silhouette più aderenti, rever più piccoli, materiali nuovi e cravatte di dimensioni moderne. Così si avrà uno stile attuale senza stravolgere il look cromatico.
E per le cene di lavoro?C: Dipende molto dal tipo di cena. Quando è informale si può anche abbandonare la cravatta. Mi raccomando però, se il locale è un po’ alla moda è necessario scegliere di conseguenza, per esempio potrebbe andare bene un completo abito-camicia total black. Se invece si tratta di un incontro molto formale alla fine non ci sono particolari differenze rispetto a quanto abbiamo già detto.E: Attenzione alle scarpe però! Se al mattino si indossa una scarpa cognac o miele la sera va rigorosamente cambiata con una nera. Non si vai mai a una cena, formale o meno, con scarpe marroni.
Un’abitudine di recente importazione, almeno in Italia, è quella del venerdì casual. Il rischio di sbagliare aumenta…E: Qui c’è l’anarchia più totale. Poiché si tratta di una novità, non c’è ancora un dress code definito e si finisce per vedere di tutto. Invece anche nel casual ci sono delle regole da seguire. Si può omettere la cravatta, mentre credo che a certi livelli la giacca non possa mai mancare. Il blazer non è necessariamente sinonimo di eleganza e formalità, ne esistono anche di taglio sportivo: destrutturati, in maglia o cotone, magari con una martingala o con le tasche a pezza. Li si può abbinare con un jeans, con un pantalone di cotone o di fustagno.C: Sì ecco, la ricetta potrebbe essere questa: giacca di taglio sportivo con pantaloni di colore diverso – lo spezzato è sinonimo di un look meno formale –, con una camicia come la button-down che va senza cravatta.E: E per gli inossidabili alla Marchionne vada per il pullover, ma con la camicia, assolutamente non con la polo!
Spesso manager e imprenditori sono impegnati in trasferte di lavoro. Cosa mettere in valigia per queste occasioni?E: Per lui è facilissimo. Bastano un completo blu, una camicia bianca, una nera e una bastonetto, e un paio di cravatte, una da giorno un po’ più colorata e una da sera, e con lo stesso abito può coprire le 24 ore. E se non c’è spazio in valigia per più scarpe, ne basta un paio nero.C: Per lei invece quello che consiglio sempre è un abito nero passepartout, da declinare per le diverse occasioni cambiando le scarpe e i gioielli abbinati. Ecco, per una donna le calzature sono molto importanti. Bisogna averne un paio da giorno, magari con il tacco e qualche concessione al colore, e un paio gioiello per la sera. Per quanto riguarda i bijoux si possono scegliere pietre dure e colori per il giorno, mentre per la sera sono più indicati swarovsky, oro e argento.
Anche se ancora in minoranza, del mondo manageriale fanno ormai parte anche le donne. Per loro il classico tailleur è ancora un punto fermo?C: In realtà era un po’ passato di moda, ma proprio il mese scorso è tornato sulle passerelle. Quindi un tailleur pantalone, un po’ retrò, è una possibilità. Però ognuno deve avere il proprio stile, quindi ben venga il tailleur pantalone ma solo per chi ci sta bene (per esempio è assolutamente vietato alle donne un po’ mascoline). Altrimenti meglio optare per dress un po’ formali. La buona regola, per tutti, è quella di scegliere sempre in base al proprio fisico e portamento.
MA COME SI VESTONO?!Il giudizio di Carla Gozzi ed Enzo Miccio sul dress code di Susanna Camusso, Diego Della Valle, Luca Cordero di Montezemolo, Emma Marcegaglia, Sergio Marchionne e Mario DraghiClicca su ciascuna immagine o vai direttamente alla photogallery | ||
GLI ESPERTI
Carla Gozzi, oggi style coach e fondatrice della Carla’s Academy (corsi dedicati allo stile personale) è stata assistente per stilisti del calibro di Ermanno Scervino, Calvin Klein e Christian Lacroix. Enzo Miccio nel 2001 ha fondato Garini della Sforzesca, società di organizzazione di eventi e matrimoni. Sempre su Real Time è protagonista di Wedding planners