Lavoro
Le start up non sanno chi assumere. Ora tutti al liceo
Impennata di iscrizioni per classici e scientifici. Nel frattempo, il 40% delle aziende chiude perché non trova collaboratori validi con competenze qualificate
Il 54,6 dei ragazzi italiani si iscriverà a un liceo l’anno prossimo. Un dato in crescita tra i giovani che si apprestano a chiudere le medie con un dato ben chiaro: il classico conferma il suo trend positivo con il 6,6% degli iscritti (6,1% nel 2016). Un segnale importante, mentre da Oxford parte la difesa del latino. bene il linguistico (9,2%) e buone prospettive per artistico (4,2%) e delle Scienze umane (7,9%). Tra gli indirizzi dello scientifico, piace molto l’opzione scienze applicate in aumento dal 7,6% al 7,8, così come l’indirizzo sportivo: dall’1,4% di un anno fa all’1,6 del 2017. In calo invece istituti tecnici (30,4%) e professionali (15,1%).
I ragazzi italiani, dunque, sembrano voler studiare e puntare poi a un futuro universitario ribaltando i dati che vedono il Belpaese come uno degli Stati sviluppati con il minor numero di laureati. Una buona notizia per le imprese del futuro. Perché oggi, infatti, la situazione è deprimente per le start up italiane. Lo racconta l’Osservatorio Startupper’s Voice: il 40% delle imprese innovative non è riuscita a trovare risorse qualificate da inserire nel primo team. L’11% ha addirittura rinunciato alla ricerca di personale. Non è solo un fattore di competenze tecniche, che pure mancano, quanto delle cosiddette soft skill, le competenze trasversali che non attengono al curriculum professionale ma toccano le inclinazioni personali e le disponibilità. In questo senso si tratterebbe anche di un modo sbagliato che i candidati hanno di proporsi alle aziende.
«Per riuscire a portare sul mercato una nuova azienda è necessario un alto livello di coesione all’interno del gruppo di lavoro, il quale sarà per forza di cose sottoposto a continue e stressanti pressioni», spiega Carola Adami, fondatrice e Ceo di Adami & Associati, società specializzata in ricerca di personale qualificato per pmi e multinazionali. «Le startup si trovano infatti spesso schiacciate da pianificazioni rigide e particolarmente serrate, oltre che dalle frenetiche start up competition». Una fetta fra l’80 e il 90% delle start up chiude in tempi brevi. Come mai? Progetto poco efficace, mancanza di fondi e, aggiunge Adami, «la mancanza di un buon team di collaboratori». Mancano, in particolare, ingegneri hardware e software, digital marketing manager, esperti di elettronica e relazioni media.