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Lavoro

Donne: solo 12 su 1000 si laureano in discipline Stem. E lo stipendio è più basso

Sono in continuo aumento, finiscono gli studi con risultati migliori e maggiore regolarità, ma sono ancora decisamente meno numerose dei colleghi maschi e guadagnano sensibilmente men,o a parità di titolo, fin dal primo anno

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La quarta edizione dello StartupItalia Open Summit è stata l’occasione per presentare una fotografia relativa ai giovani laureati in discipline Stem. Dalla ricerca emerge che nel 2018 in totale si sono laureati in queste discipline 28.304 ragazze e 43.825 ragazzi. Rispetto a 15 anni fa, la situazione è progressivamente migliorata: le donne che ottengono un diploma triennale oggi sono molte di più di 15 anni fa: 16.848 contro 3.398 del 2004, una crescita più accelerata rispetto a quella che ha caratterizzato l’intero comparto universitario. Le donne che si laureano in queste materie, inoltre, lo fanno con risultati migliori: presentano un voto medio di laurea più alto (103,6 su 110, contro 101,6 degli uomini) e mostrano una maggiore regolarità negli studi. Nel 2017 tra le ragazze il 46,1% ha concluso gli studi nei tempi previsti contro il 42,7% degli uomini.

E dopo la laurea?

L’analisi, cui ha contribuito anche Valore D, ha rielaborato dati provenienti da diverse fonti: AlmaLaurea, Eurostat l’Ufficio statistico dell Commissione Europea e The Lancet. Ma quali sono le prospettive post laurea? Il Rapporto 2018 di AlmaLaurea sugli esiti occupazionali, ripreso nella fotografia di StartupItalia, presenta una sintesi sui laureati Stem di secondo livello (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) nel corso dell’anno accademico 2011-2012, intervistati nel 2017 a cinque anni dal titolo. Il tasso di occupazione è complessivamente pari all’89,3% (+4,1 punti percentuali rispetto ai laureati non Stem). Tra gli uomini è pari al 92,5%, contro l’85% delle donne.Tra questi, i contratti di lavoro a tempo indeterminato caratterizzano il 55,6%, ma anche in questo caso il gap di genere è ampio: 62,5% contro 45,1% rispettivamente per uomini e donne. A questo si aggiunge il fatto che, a cinque anni dal conseguimento dei titolo, i laureati maschi dichiarano, in media, di guadagnare 1.699 euro mensili contro 1.375 euro delle donne. La ragione? In parte questo divario è dovuto a una quota importante di laureati occupati a tempo parziale. Il 16% delle laureate STEM lavora part-time contro il 4,7% degli uomini.

Il panorama europeo

l confronto con l’estero non è lusinghiero per il nostro Paese, anche se in realtà il divario rispetto alla media europea riguarda più i maschi che le femmine: abbiamo infatti poco più di 15 laureati Stem tra i 20 e i 29 anni ogni 1000 residenti e circa 12 donne (dati Eurostat relativi al 2015). Siamo di fatto fra i Paesi con il minor numero di laureati in materie scientifiche, oltre che in coda alla classifica per donne con questo titolo di studio. Certo, non che in Europa non vi sia un gender gap generalizzato. La media UE è di circa 25 giovani uomini laureati Stem ogni 1000 abitanti e meno di 15 donne con lo stesso titolo. “I dati della ricerca fotografano una situazione nota e confermano quanto emerso anche dal primo Bilancio di Genere pubblicato dal Politecnico di Milano qualche mese fa – commenta Donatella Sciuto, Prorettore Vicario del Politecnico di Milano. “A un anno dal titolo magistrale meno della metà delle nostre laureate in ingegneria ha un contratto stabile (contro il 57% degli uomini). E il divario si riflette nel livello delle retribuzioni, soprattutto quelle più alte (intorno ai 3.000 euro), dove gli uomini sono il doppio esatto delle donne. A testimonianza che è difficile per le ragazze accedere alle posizioni più ambite, anche se si presentano al colloquio con voti più alti dei loro compagni. Quello che ci ostiniamo a non accettare, in Italia così come in Europa, è che la parità di genere è un elemento funzionale allo sviluppo economico e al benessere di tutti i cittadini. Stime recenti, fornite dalla Banca d’Italia, indicano come la rimozione delle barriere all’accesso all’istruzione e al mercato del lavoro per le donne spieghi, negli Stati Uniti, oltre un terzo della crescita del reddito pro capite tra il 1960 e il 2010. Un’opportunità che non possiamo farci mancare”.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay