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Lavoro

Dal settore dell’ospitalità una soluzione alla disoccupazione giovanile

Proposte concrete in tema di occupazione dal World Economic Forum. Hilton Worldwide prevede di creare entro l’anno in Italia 82 nuovi posti di lavoro, circa 2.900 in Europa. Il settore alberghiero genererà 73 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2022

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E’ stato scelto il 43esimo World Economic Forum di Davos per rendere noto il white paper commissionato da Hilton Worldwide alla International Youth Foundation (IYF): un testo nel quale vengono evidenziate le soluzioni alla disoccupazione giovanile che il settore dell’ospitalità globale è in grado di poter offrire. Insomma una roadmap con proposte concrete, ma anche un impegno con i giovani che, dando uno sguardo alle previsioni, non dovrebbe essere difficile mantenere: il settore ricettivo dovrebbe infatti crescere del 45% entro il 2015 e generare 73 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2022, arrivando a un totale di 328 milioni di persone impiegate a livello globale. Come? Promuovendo un’ampia collaborazione tra industrie, governi e Organizzazioni non governative (Ong) affinché, con il loro peso e le loro dimensioni, possano affrontare la sfida dell’occupazione giovanile, e individuando alcuni punti di azione per le aziende del settore ricettivo mondiale. E’ quanto viene riportato nel paper “Creating Opportunities for Youth in Hospitality” presentato a Davos dal Gruppo Hilton, che prevede di creare in Italia entro l’anno 82 nuovi posti, circa 2.900 in Europa.Ma l’impegno di Hilton Worldwide non finisce qui: è stato annunciato il lancio di “Bright Blue Futures”, un programma globale creato per aiutare i giovani a ottenere stabilità e speranze attraverso l’istruzione, lo sviluppo di competenze proprie, la formazione della forza lavoro e l’occupazione. Buone notizie soprattutto per i 75 milioni di giovani a livello mondiale che sono disoccupati: il tasso di disoccupazione dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni attualmente si attesta infatti a circa il 13% ma aumenta fino al 23,7% se si considerano i 27 Paesi dell’Unione Europea e al 37,1% in Italia.