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Spid, se non risiedi in Italia non puoi essere un italiano digitale

Paradossi dell’identità digitale: per iscriversi serve un indirizzo di residenza nel nostro Paese. Esclusi gli italiani all’estero, i più interessati alla riforma

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Se non risiedi in Italia non puoi essere un italiano digitale. Quello sull’identità digitale è solo l’ultimo paradosso del rapporto tra il nostro Paese e l’innovazione digitale. Come se non bastasse il tetto minimo di mq per far crescere le start up, arriva una sorpresa da uno dei capitoli più importanti dell’Agenda digitale tricolore: la Spid, ovvero l’identità digitale.

C’è solo un problema, per navigare in Rete da italiani bisogna registrarsi. E per poter accedere al servizio è indispensabile avere un indirizzo di residenza fisico nel nostro Paese. Sono perciò esclusi tutti i cittadini italiani residenti all’estero, che sarebbero stati tra i più interessati alla possibilità di accedere al servizio. Si tratta di quasi 5 milioni di persone secondo l’anagrafe Aire. Non solo. Gli Identity Provider (Tim, Poste, Infocert e Sielte) chiedono anche la tessera sanitaria, che non tutti gli expat hanno a disposizione.

A denunciare il problema è stato l’onorevole del Pd Marco Fedi, eletto all’estero e residente a Melbourne in Australia, che ha depositato un’interrogazione: «Abbiamo quasi 5 milioni di italiani che vivono stabilmente all’estero», dice l’onorevole a Key4biz. «Di questi, il 70% ha rapporti quotidiani con la Pubblica Amministrazione italiana. Ci sono inoltre tutti gli italiani in giro per il mondo per vacanza o per motivi di lavoro, i quali pur non essendo stabilmente residenti all’estero, non possono accedere ai servizi online della PA se non dispongono di un indirizzo di residenza in Italia».

Tra i servizi più comodi offerti dalla Spid, ci sarebbe infatti la possibilità di rinnovare il passaporto online come già avviene ai nostri vicini del Regno Unito. Ma vorreste mica vietare agli italiani un giro nei consolati esteri e un po’ di burocrazia? Non si sentirebbero a casa…