Hi-Tech
Il meeting ideale? È virtuale
Le conference call sono il passato, entro i prossimi tre anni i nuovi sistemi di collaborazione diventeranno uno standard per le comunicazioni di business. Alcuni consigli per non farsi trovare impreparati
C’è il caso della statunitense Procter & Gamble, che nell’arco di sei mesi è riuscita a ridurre le spese di viaggio di oltre 6 mila voli internazionali, senza impedire ai suoi dirigenti di Cincinnati di svolgere la riunione mattutina con i membri del Consiglio di amministrazione in Giappone, pranzare con i colleghi in Turchia e terminare la giornata facendo visita ai manager dell’America Latina. Di recente anche l’italiana Campari ha deciso di installare un sistema di telepresence (se non la conoscete, leggete qui) per incrementare la collaborazione tra il management italiano e quello americano; un primo stadio di un piano che prevede il collegamento di numerose sedi sparse in tutto il mondo, Sud America e Australia comprese, per massimizzare la velocità decisionale e integrare mondi diversi tra loro. Potere della tecnologia che, grazie ai nuovi sistemi di videoconferenza, abbatte costi e distanze, massimizzando la velocità decisionale delle aziende. Fattori chiave per farsi strada in un mercato sempre più globale. A oggi la videoconferenza non è più una prerogativa delle grandi multinazionali, ma uno standard nelle comunicazioni di business. Una recente indagine internazionale di Redshift Research, condotta per Polycom e con la collaborazione di oltre 1.200 decision maker, evidenzia come la comunicazione video sia sempre più diffusa tra le aziende di tutto il mondo: tra i metodi di comunicazione preferiti la videoconferenza è al terzo posto (con il 47% delle preferenze), dopo le email (89%) e le chiamate/conference call (64%). Non solo. Entro i prossimi tre anni la videoconferenza sarà la prima scelta per mettere in contatto colleghi che operano tra diversi uffici o a migliaia di chilometri di distanza. Già oggi tre decision maker su quattro utilizzano sistemi di videoconferenza, e tra questi oltre la metà (il 56%) partecipa ad almeno una chiamata in video ogni settimana.
COSA FARE E COSA EVITARECorsi di formazione, meeting internazionali, contatti con i clienti e selezione del personale: sono numerosi i settori in cui la videoconferenza si sta espandendo a macchia d’olio e prima o poi vi ritroverete – se non vi è già capitato – a dover parlare di fronte a una webcam o in telepresence. Meglio farsi trovare preparati. Spesso si vive la videoconferenza con timore, perché si ha ancora la percezione di essere molto distanti dall’interlocutore; in realtà va considerata come una riunione attorno a un tavolo, anche se virtuale. Ovviamente, per una comunicazione efficace, servono alcuni accorgimenti. Per il collegamento in videoconferenza, va scelto innanzitutto un luogo tranquillo e in cui si possa essere sicuri di non essere disturbati. Come in una qualsiasi riunione, è buona norma staccare i telefoni e togliere la suoneria dello smartphone: i cellulari non spenti durante il meeting sono l’elemento di maggior distrazione per i partecipanti a un incontro (segnalato dal 58% degli intervistati). Se con le conference call l’audio era un elemento imprescindibile, con la videoconferenza anche l’immagine acquista un peso rilevante. Va prestata, quindi, particolare cura all’altezza della webcam – da posizionare al livello degli occhi –, alla scelta dello sfondo e all’illuminazione. Non sempre si ha a disposizione una sala conferenze, bisogna trovare quindi una zona della stanza o dell’ufficio con uno sfondo il più neutro possibile – niente fonti di distrazione come quadri, oggetti o passaggio di persone –; cercate una buona illuminazione, che sia diffusa e non produca ombre innaturali sul volto. Tutto deve essere studiato ad hoc per migliorare la qualità della ripresa, focalizzando l’attenzione dei partecipanti su quanto si sta per dire e non su elementi di disturbo: un buon contatto visivo con i colleghi è tra i principali criteri per un perfetto meeting in video. Principale vantaggio della videoconferenza è la possibilità di effettuare collegamenti di lavoro anche da casa o da una camera d’albergo; non per questo, però, l’abbigliamento va trascurato. L’aspetto del relatore deve veicolare un’immagine professionale. Se abiti casual, infatti, possono essere più tollerati in Paesi come Olanda, Australia e Regno Unito, sono assolutamente da evitare quando davanti allo schermo ci sono clienti provenienti da India, Singapore, Germania e Polonia. È buona norma anche provare prima del meeting come appare l’immagine ripresa dalla webcam alle varie dimensioni e risoluzioni che potrebbero essere utilizzate dai partecipanti alla videoconferenza: ad alta risoluzione potrebbero emergere particolari che nelle immagini di piccole dimensioni non sono visibili.
Intervista ad Antonio Zulianello, General Manager Italy & Southeast Mediterranean Display Solutions Division di Nec |
COSA SERVE Se lo studio di Redshift Research ha evidenziato come laptop e desktop resteranno anche nei prossimi tre anni i dispositivi più popolari per le attività di videoconferenza, oggi un’azienda che si avvicina al mondo delle comunicazioni video in tempo reale ha a disposizione un ampio ventaglio di opportunità, dai semplici display interattivi a soluzioni hardware integrate che, in un’unica stanza (le cosiddette smart meeting room), combinano schermi multitouch, videocamere ad alta definizione e altoparlanti per consentire una soddisfacente collaborazione audio, video e… di dati. Va ricordato, infatti, che non si sta parlando semplicemente di un telefono evoluto: i migliori servizi di videoconferenza mettono a disposizione degli utenti funzionalità di collaborazione avanzate come la possibilità di apportare modifiche, in tempo reale, su un file comune, anche attraverso un semplice smartphone. Soluzioni che ottimizzano il lavoro di tutti i giorni e rispondono alle esigenze lavorative delle nuove generazioni.
DIFFERENZE CULTURALI |
/ DRESS CODEIn alcuni Paesi come India, Singapore, Germania e Polonia un abbigliamento non consono agli affari potrebbe essere una fonte di distrazione. Abiti casual sono tollerati in Olanda, Australia e Regno Unito. / NEW BUSINESSCon una percentuale del 60% degli intervistati, l’India è il Paese in cui le persone considerano la videoconferenza come un fattore fondamentale per chiudere l’affare con nuovi clienti. Seguono Russia (49%) e Brasile (44%), mentre nel resto del mondo la percentuale si ferma al 38%. / TI ASSUMO ON LINEI colloqui in videoconferenza sono molto diffusi negli Stati Uniti, il 32% degli intervistati afferma di utilizzare il video per questa attività. Seguono i Paesi di Asia e Pacifico (28%). / LAVORO FLESSIBILENell’area Emea la videoconferenza è maggiormente diffusa per le opportunità che offre alla flessibilità nel lavoro, seguita dalla possibilità di connettersi con colleghi presenti in altri Paesi. / CONOSCERE L’INTERLOCUTORELa stragrande maggioranza degli intervistati ritiene importante provare e conoscere le differenze culturali tra i diversi Paesi quando comunicano in video, l’89% pensa sia necessario stabilire un codice di condotta per aiutare le persone a utilizzare al meglio la videoconferenza in ambito lavorativo. |