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Rai, talk show a rischio chiusura. Causa: campagna elettorale

Pdl, Lega e Responsabili propongono di equiparare i programmi di approfondimento alle tribune elettorali. Par condicio impossibile da applicare. Se passa ci sarà il blocco

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Una norma liberticida, un vero e proprio bavaglio per tutti i programmi di approfondimento Rai. L’emendamento alla bozza di regolamento per le trasmissioni televisive durante la campagna elettorale in studio alla commissione di Vigilanza Rai, presentato ieri da Pdl, Lega e Responsabili, solleva un vero e proprio caso. Il principio sul quale si regge il testo proposto dalla maggioranza è equiparare in campagna elettorale i talk show (tutti indistintamente, da Ballarò a Annozero, da Qui Radio Londra a Porta a Porta) alle tribune elettorali, prevedendo, quindi, anche per questi, il rispetto delle ferree regole della par condicio. L’idea è che in campagna elettorale – nel mirino le prossime amministrative in programma a maggio – tutte le trasmissioni dell’emittente pubblica, non sono quelle squisitamente politiche, debbano prevedere spazi uguali per tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Addirittura nella parte finale della campagna (l’ultimo mese) lo spazio riservato deve essere lo stesso per tutti i candidati sindaci o presidenti provinciali. Una par condicio questa, impossibile da applicare, e che quindi nei fatti porterebbe al blocco di tutte le trasmissioni di approfondimento della televisione pubblica.

Le reazioni alla proposta

Una proposta forte, questa, che non poteva non scatenare reazioni infuocate. Tutti contro: dall’opposizione naturalmente (Bersani si dichiara «totalmente in disaccordo»), ai conduttori delle trasmissioni a rischio chiusura. Per Michele Santoro: «Quelli che stanno per essere messi ai voti, su proposta della maggioranza, sono provvedimenti liberticidi che, qualora approvati, porterebbero nuovamente alla soppressione dei principali programmi di approfondimento informativo del servizio pubblico». Dello stesso avviso anche Giovanni Floris, secondo il quale, replicare alla chiusura dei talk show della scorsa campagna elettorale è «diabolico». Non condivide la linea del governo neanche Bruno Vespa che si auspica «vivissimamente che venga evitato il blocco ai talk show deciso l’anno scorso nella convinzione che si possano trovare formule per obbligare tutti noi a condurre dibattiti realmente equilibrati».Dura anche la replica congiunta di Federazione nazionale della stampa italiana e Usigrai: «È semplicemente inaccettabile che ancora una volta si stia progettando la chiusura degli spazi di approfondimento politico della Rai all’approssimarsi delle elezioni». Nella nota di Fnsi e sindacato dei giornalisti Rai, si sottolinea come, se passasse il principio dell’emendamento, «il pluralismo nel nostro Paese, già incluso dal Parlamento Europeo tra le nazioni da monitorare con attenzione, ne risulterebbe ulteriormente sfregiato», per questo la richiesta alla commissione di Vigilanza è quella «di avere rispetto del diritto dei cittadini ad essere informati e a poter scegliere tra offerte giornalistiche differenziate. Il servizio pubblico può definirsi tale soltanto se è il luogo nel quale convivono stili informativi anche radicalmente diversi tra loro».

Credits Images:

Michele Santoro