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Mutuo “impossibile” per il 13% delle famiglie con figli. L’allarme di Nomisma
Le previsioni sul mercato immobiliare in Italia e il sempre più insostenibile costo per l’affitto nel recente rapporto sulla Finanza per l’Abitare
Quella che si sta vivendo in Italia è una vera e propria “emergenza nazionale”. Non usa mezzi termini Marco Marcatili, Chief Development Officer di Nomisma, nel commentare il recente focus che la società di ricerca economica e analisi di mercato ha condotto sul mercato immobiliare nel nostro Paese. Secondo l’analisi Sguardi familiari sull’Abitare 2023, presentata da Nomisma all’interno del rapporto sulla Finanza per l’Abitare, l’acquisto di una casa resta una priorità per gli italiani, ma per molti è un miraggio.
Nonostante, infatti, i segnali positivi provenienti dall’aumento della produzione industriale e dagli interventi di sostegno varati dal Governo, le disponibilità economiche di molti italiani, anche a causa di un’inflazione duratura, sono appena sufficienti a far fronte alle spese primarie. Questo comporta una parallela erosione dei risparmi, che ha ridotto le possibilità di un acquisto impegnativo come quello di un’abitazione.
L’impossibilità di accedere a un mutuo
Dall’analisi di Nomisma si segnala la fatica da parte di un segmento della popolazione ad avere fiducia dal sistema bancario, tanto che “l’accensione di un mutuo per alcune famiglie è oggi una missione pressoché impossibile”, sia a causa di politiche di erogazione più selettive, sia per il rialzo del costo del denaro, che ha reso i mutui più costosi. Nello specifico tra le famiglie numerose 1 su 5 dichiara di non avere i requisiti per l’accesso al credito (il 21,1% del totale, per la precisione), un valore quasi triplo rispetto al 7,5% della media del campione. Percentuali più alte rispetto alla media si registrano anche per le famiglie con figli minori (13,1%) e persone sole under 45 (10,7%).
Questo contribuisce a spiegare la flessione della propensione all’acquisto di abitazioni nei prossimi mesi da parte degli italiani, che coinvolge il 12% delle famiglie rispetto al 13,3% registrato nel 2022,
L’indagine quest’anno evidenzia, inoltre, una minore propensione da parte delle famiglie intenzionate ad acquistare un’abitazione ricorrendo all’accensione di un mutuo, passando dall’83% nel 2022 al 78% nel 2023.
Affitto, un’alternativa sempre più onerosa
Non essendo però il sistema Paese riuscito a programmare per tempo una offerta adeguata per far fronte a una maggiore e più attenta richiesta abitativa, specialmente in termini di social housing, Nomisma sottolinea come molte famiglie restino intrappolate nell’affitto, che spesso può diventare una concausa di povertà a fronte di repentini mutamenti familiari (tra i quali l’aumento dei componenti del nucleo familiare, la presenza di un disabile o di un familiare non autosufficiente, la separazione familiare, la contemporanea gestione dei figli e di genitori anziani, etc) e dell’aumento dei canoni di locazione, che specie nelle grandi città ha raggiunto livelli non facilmente sostenibili rispetto alla capacità reddituale delle famiglie. Al riguardo, la quota di famiglie che prevedono nei prossimi 12 mesi di poter trovare difficoltà nel regolare pagamento dell’affitto si è ampliata dal 31,4% al 34,8% delle famiglie in affitto.
“Dall’indagine di Nomisma emerge in modo chiaro come sia ormai indispensabile immaginare un accompagnamento delle famiglie da parte di figure capaci di leggere contemporaneamente i nuovi bisogni sociali e le traiettorie del mercato dell’abitare”, ha affermato Marcatili. “Se il 2023 può infatti essere considerato l’inizio della metafora della ‘casa-impossibile’, è necessario che gli attori pubblici e privati, finanziari e sociali, gestori e investitori, si sentano chiamati in causa per dare una risposta concreta a una vera e propria emergenza nazionale, attivandosi per promuovere strumenti innovativi e di sostegno necessari ad avviare un percorso verso un abitare evoluto. La sfida per i prossimi anni sarà, pertanto, quella di costruire soluzioni dedicate e una proposta di accesso al credito molto più sartoriale in relazione alle diverse condizioni familiari, in alcuni casi anche integrata da una proposta di gestione degli immobili e sostenuta da nuovi strumenti pubblici di garanzia del credito in grado di abbassare gli scaloni in ingresso per le famiglie”.