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La Rai? Mal gestita, asservita alla politica e iperburocratica
Il quadro presentato dalla ricerca “Rai: quale futuro”. Nessuna privatizzazione nel futuro della tv pubblica, ma la gestione deve iniziare a essere efficiente. La riforma secondo Upa
Comprendere lo stato attuale del servizio pubblico televisivo e da qui partire per riformarlo. La ricerca “Rai: quale futuro”, realizzata dalla Astra Ricerche di Enrico Finzi per Upa (Utenti pubblicità associati), è nata proprio per questo obiettivo. Oltre 200 le interviste a stakeholder, investitori, consulenti ed esperti del mondo della comunicazione per arrivare a delineare un quadro della realtà Rai. Tante le critiche emerse: la tv pubblica è mal gestita, asservita alla politica, iperburocratica, decaduta rispetto al passato. Eppure, resta la memoria storica del Paese, con un grande patrimonio di competenze: è la “televisione di Stato”. La Rai deve restare pubblica, eliminando la pubblicità da una delle reti generaliste, giustificando così il canone, la cui evasione deve essere recuperata. Sul fronte dell’offerta, occorre adottare un modello “multi-multi” (multi-canale, multi-piattaforma, multi-contenuto, multi-target), che conduca a un inedito pluralismo di contenuti/stili e target, passando a un’offerta personale e su misura. Per quanto riguarda la governance, via la politica e la lottizzazione: il proprietario dell’ente pubblico deve essere una Fondazione, con uno statuto che rifletta l’attuale contratto di servizio. Le strategie devono essere definite da un Consiglio di indirizzo, controllo e garanzia. La gestione invece dovrebbe essere affidata a un Cda, cui spetta la nomina dell’amministratore delegato, responsabile della operatività nel rispetto degli indirizzi ricevuti dal Consiglio di indirizzo.