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Il mondo delle Ict contro l’emendamento “censura web”

L’appello delle associazioni, tra cui Confindustria digitale, per la soppressione dell’emendamento Fava che considera i fornitori dei servizi responsabili della condotta degli utenti

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Un emendamento “dannoso e inutile” che, oltre a imporre una censura preventiva sul Web, rischia di mettere in ginocchio non solo il nascente mercato dell’e-commerce in Italia, ma anche tutte le opportunità di sviluppo della Rete. È il giudizio di Confindustria digitale sull’emendamento Fava, norma inserita all’interno della Legge Comunitaria (A.C. n. 4623-A) che viene esaminata in queste ore dalla Camera dei deputati. In un appello sottoscritto dai principali rappresentanti del settore dell’Ict in Italia (Assotelecomunicazioni-Asstel, Assinform, Anitec, Aiip e la stessa Confindustria digitale) si chiede la soppressione dell’emendamento Fava, misura che consente di ritenere i fornitori di servizi di comunicazione responsabili della condotta dei propri clienti. “Gli operatori dei servizi di comunicazione elettronica – scrivono le associazioni – dovrebbero sostanzialmente mettere in atto un inaccettabile controllo dei contenuti che passano sulle reti, conducendo di fatto a un sistema di censura preventiva che, oltre a ledere i diritti dei cittadini, metterebbe in serio pericolo gli investimenti industriali nel settore dell’informazione online e della commercializzazione di contenuti”.Per gli operatori delle telecomunicazioni questa norma non darebbe neanche la certezza di raggiungere l’obiettivo di contrasto alla contraffazione. “Ritenere, infatti, che l’inasprimento delle responsabilità in capo ai fornitori dei servizi di comunicazioni elettroniche conduca a una riduzione del fenomeno è illusorio e indice di scarsa conoscenza dei ruoli e delle attività dei provider”. Inoltre, aggiunge Confindustria digitale, l’ordinamento già prevede una serie di strumenti in grado di assicurare il perseguimento dei reati legati alla contraffazione”.