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Il marketing che fa sorridere

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Creativi, scaltri, a modo loro geniali, i pubblicitari e tutti quanti hanno a che fare con il marketing secondo il clichè sono personaggi perfetti per un film o un romanzo. Se in libreria è irraggiungibile il cinismo di Frédéric Beigbeder, in Lire 26.900 (Universale economica Feltrinelli), anche al cinema gli addetti ai lavori sono presentati in chiave piuttosto negativa. Il primo pubblicitario senza scrupoli appare addirittura in una pellicola del 1932, La verità seminuda, e il quadro non migliora con il passar del tempo: nel 1985 Pubblicitario offresi mostra una coppia yuppy mollare tutto per partire on the road. Più tardi, The Truman show (1998) racconta l’orrore di un’intera esistenza costruita per vendere prodotti, in particolare attraverso l’inquietante moglie del protagonista. E Thank you for smoking (2005) ritrae un irresistibile Aaron Eckhart promuovere il consumo di sigarette per la Big Tobacco con la parola d’ordine «Io non nascondo la verità… la filtro!». C’è una via d’uscita? Forse, in Pubblifollia. A New York qualcuno impazzisce (1990) una campagna pubblicitaria che dice la verità sui prodotti fa rinchiudere il suo ideatore (il comico Dudley Moore) in manicomio ma, trasmessa per errore, ha enorme successo.

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The Truman show

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