Business
Il consumatore social è re
Platee meno influenzabili e più consapevoli, e necessità di raggiungere risultati a breve termine con budget ridotti. Sono le variabili della sfida che affrontano quotidianamente i responsabili marketing delle aziende

Tempi difficili, ma anche ricchi di stimoli, per le aziende impegnate a comunicare al consumatore del ventunesimo secolo. Le imprese, nel momento in cui devono pubblicizzare brand e prodotti, hanno a che fare oggi con una platea molto diversa rispetto al passato recente. La reputazione di un’azienda, di un prodotto, non può più prescindere dal suo giudizio, che può conquistare una risonanza mediatica fino a qualche anno fa impensabile grazie ai nuovi canali digitali, soprattutto le piattaforme social. I brand non possono più relazionarsi al consumatore guardandolo dall’alto, ma devono interfacciarsi con un interlocutore dalla figura più complessa, attraverso una strategia di comunicazione più diretta.
POTERE AGLI UTENTI«Il consumatore è cambiato radicalmente, si rende pienamente conto del potere che ha. Prima era influenzabile dall’advertising, oggi riceve migliaia di stimoli al giorno e non prende in considerazione i messaggi non rilevanti. “Consumer is really king”», commenta Andrea Marino, direttore marketing Indesit Company. «Una critica su Amazon può decretare la morte di un prodotto, una recensione su Trip Advisor la chiusura di un hotel. Il push non funziona più, occorre diventare davvero pull. I social network hanno cambiato anche i target più maturi, che vivono un “Cocoon” digitale che coinvolge anche i processi di acquisto. Il segmento più in crescita su Facebook è, per esempio, quello delle donne di 55-65 anni. In questo contesto, il prodotto resta fondamentale, ma la relazione con il consumatore lo è altrettanto. E deve essere one-to-one. Amazon trasforma i clienti insoddisfatti dal prodotto in suoi ambasciatori tramite un servizio personalizzato. Naturalmente questo ha un costo non indifferente, ma alla lunga paga. Inoltre, il classico reach 3+ non basta. Per convincere il target, occorre passare da una frequenza di tre a una frequenza di 30, e con messaggi provenienti da fonti diverse, sia aziendali sia peer to peer (ossia da consumatore a consumatore, ndr)». «Prima di approdare sul sito di un venditore», gli fa eco Marinella Gori, direttore marketing Canon, «il consumatore cerca su Internet commenti su un prodotto o un servizio, legge le discussioni dei blogger. La sua soddisfazione e, di conseguenza, le possibili recensioni pubblicate in Rete assumono quindi un valore centrale per la marca. Una recente indagine sottolinea come circa l’84% degli utenti che effettuano una ricerca online ne sono fortemente influenzati. La comunicazione sta diventando sempre più “consumatore centrica”, passando dalla logica di “per tutti” a una logica one-to-one, o addirittura one-to-me. Un tempo il prodotto e le sue caratteristiche erano al centro del messaggio, oggi la comunicazione coinvolge gli utenti per capire quali sono i vantaggi che ottengono da un prodotto piuttosto che da un altro».
C’È LA REPUTAZIONE IN BALLOJaguar Land Rover Italia ha da tempo deciso di monitorare la reputazione dei suoi brand sulle piattaforme digitali. «Il mondo della Rete e dei social può agire da cassa di risonanza di contenuti e messaggi fuorvianti per la marca. In questi casi le aziende devono essere attrezzate per poter fornire risposte immediate ed evitare così che un giudizio o un commento errato non assuma rilevanza», commenta Arturo Frixa, direttore generale marketing communication & pr Jaguar Land Rover Italia. «Per questo investiamo molto su Internet, a cui è destinato il 20% del budget di comunicazione». La fidelizzazione della clientela è oltretutto parte del Dna di Jaguar Land Rover: il club Land Rover, che oggi conta 15 mila iscritti, nasce nel 1998, il club Jaguar, 12 mila soci, nel 2010. «Il nostro target è oggi evoluto, onnivoro di consumi tecnologici, una community molto attiva sui social. Per questo lo coccoliamo, lo seguiamo anche sulle nuove piattaforme digitali: l’appassionato di Jaguar o di Land Rover diventa così una sorta di brand ambassador della marca, quasi senza saperlo».«Per costruire reputazione è necessario stabilire un processo di engagement con tutti gli stakeholder per condividere con loro valori e attività», dice Simonetta Consiglio, direttore marketing e comunicazione di Sisal. «I canali digitali hanno aperto un’opportunità straordinaria in questa direzione di ascolto e dialogo con i consumatori. Sisal ha perciò affiancato alle ricerche di mercato “tradizionali” un processo di ascolto della Rete attraverso piattaforme di “sentiment analysis”. Abbiamo trovato conferme, ma anche aree di ottimizzazione al nostro modo di comunicare. Dobbiamo poi adeguare il nostro linguaggio a quello della Rete che evolve continuamente ed è molto diverso da quello della comunicazione tradizionale», continua, «non più solo slogan e pay-off, ma anche story-telling e condivisione di punti di vista, emozioni e valori. Il rapporto diretto e quotidiano con il Web richiede poi ricchezza di contenuti: video, immagini, tutorial e contest che coinvolgono gli utenti. Il punto di attenzione è perciò non perdersi in quantità di post e iniziative, ma garantire una strategia coerente ed efficace. La qualità e l’efficienza della comunicazione digitale è per noi una priorità, in considerazione dell’ampio presidio sui canali social, dove siamo stati first mover nel nostro mercato. Nel 2010 abbiamo lanciato la pagina Facebook di SuperEnalotto, che oggi conta oltre 600 mila fan. Da allora sono state aperte altre sette fan page su Facebook, cinque profili Twitter, tre canali YouTube e un blog corporate (www.storyboard.sisal.com)».
PAROLA D’ORDINE MICROTARGETUna delle più importanti realtà dell’home entertainment, la 20th Century Fox HE Italia, ha cercato di intercettare i nuovi consumatori con strategie di comunicazione segnate da un alto tasso di innovazione. «Sul fronte dell’investimento media, 20th Century Fox HE Italia punta da tempo sui cosiddetti microtarget», spiega il direttore marketing Alessandro Caccamo. «In uno scenario caratterizzato dalla proliferazione di mezzi, la strategia, per non essere dispersiva ma realmente efficace, deve, infatti, essere sempre più mirata. L’approccio al consumatore è oggi molto diverso rispetto a pochi anni fa. L’utente», riconosce anche Caccamo, «chiede di essere sempre più protagonista della vita di un prodotto, di un servizio. Il marketing deve dunque avallare questo suo desiderio e coinvolgerlo in modo attivo». Quando la società propone sul mercato una nuova uscita home video, la strategia di comunicazione verte sempre di più sui new media, come avvenuto a fine anno in occasione del lancio Wolverine L’Immortale. «Per la promozione della seconda stagione della serie tv The Walking Dead», aggiunge Caccamo, «abbiamo organizzato a Roma e Milano, rispettivamente al Museo del videogioco e al cinema Mexico, una maratona dedicata alla saga, con proiezioni e altre attività di intrattenimento. Grazie al coinvolgimento di key influenzer del mondo social, il tema The Walking Dead è stato tra i più twittati della serata». Tra l’altro, la natura stessa del business delle società cinematografiche vira verso il digital. «L’e-commerce», spiega il direttore marketing di 20th Century Fox HE Italia, «arriva oggi a rappresentare il 20% delle vendite di Dvd e Blu-ray, e in futuro peserà sempre di più. Senza dimenticare che 20th Century Fox HE Italia ha anticipato i tempi e puntato sin da subito sulla distribuzione digitale dei suoi film su piattaforme come iTunes, Xbox, Playstation, Chili Tv, Google Play e Cubovision. La digital edition ha il pregio di poter essere accompagnata da articolate attività di comunicazione o da contenuti editoriali che coinvolgono in prima persona le stesse piattaforme distributive».«È indubbio che oggi un consumatore interessato a un prodotto, prima di recarsi sul punto vendita, lo studi con attenzione sulla Rete», aggiunge Giuseppe Papa, Senior Manager Customer Marketing & Brand Communication di Mattel. «Effettuato l’acquisto, l’attività sul Web non cessa ma, anzi, diviene anche più importante: il consumatore difatti si fa portavoce del brand con i suoi post, i commenti, lo scambio di informazioni con altri utenti». Per questo la società ha deciso di lanciare una nuova piattaforma digitale. «lascatoladeigiocattoli.it», riprende Papa «è un progetto in continua evoluzione, un investimento sul lungo periodo che aiuterà la marca a rafforzare la relazione con i suoi utenti. Sulla piattaforma oggi il navigatore può trovare tutte le informazioni sul mondo dei giocatoli, per esempio il regalo giusto a seconda di parametri come l’età di un bambino, i suoi gusti o il prezzo. Da aprile poi Lascatoladeigiocattoli affiancherà all’area di servizio sezioni più di contenuto: si potranno così vedere i cartoni animati legati ai nostri brand». La leva del potere è passata dal brand al consumatore grazie al digital, concorda Alegra O’Hare, Brand Director di Reebok. «Lo scopo della pubblicità non è più formare l’opinione su un determinato prodotto, quanto rafforzare gli aspetti valoriali del brand, avvicinandosi in modo più caldo e umano all’utente», sostiene. «Per il marketing, dunque, il content management è sempre più centrale. Le piattaforme dove i messaggi vengono veicolati sono in continua evoluzione, le novità tecnologiche ci aspettano sempre dietro l’angolo. Quel che conta è il contenuto. Reebok, non a caso, ha da poco inaugurato all’interno del suo headquarter di Boston una unit dedicata proprio alla creazione di idee, contenuti, messaggi legati al brand, alle discipline di cui è diventato negli anni un assoluto protagonista, il fitness in primis e il running a seguire. Qui viene pensata e inventata la nostra comunicazione di brand, il cuore pulsante delle strategie marketing dell’azienda». Una delle onde che Reebok sta cavalcando è la partnership con CrossFit, il programma di rafforzamento fisico costituito da movimenti semplici, eseguiti ad alta intensità e in maniera costantemente variata. L’allenamento può essere fatto ovunque – in garage, a casa, al parco o a scuola – ma anche nelle palestre affiliate CrossFit, chiamate “box”. «Molti sportivi cercano un’alternativa rispetto alle forme più tradizionali di fitness e running. La nostra mission è cambiare il modo in cui le persone percepiscono, vivono e definiscono il fitness, con l’obiettivo di spingerle a mantenersi in forma a livello fisico, mentale e sociale. In maniera naturale nascono partnership pluriennali come quella con CrossFit, ma anche con Spartan Race, una delle competizioni di gara a ostacoli in più rapida crescita, che farà il suo debutto in Italia il 26 aprile a Roma. Sono eventi che hanno una risonanza mediatica sui social senza eguali: gli appassionati di fitness e running si ritrovano per commentare, discutere, scambiarsi informazioni».
IL FUTURO È ADESSOUn altro fenomeno in atto è strettamente legato alla crisi economica, che in molti casi comprime i margini di tutta la catena del valore. Molte imprese si trovano quasi costrette a impostare strategie finalizzate all’immediato o quasi. E finiscono spesso per rinunciare alla relazione diretta con il consumatore, lasciandone la responsabilità ai player della distribuzione, siano essi fisici o virtuali. Gli investimenti in comunicazione sono così sacrificati a vantaggio dei budget rivolti ai canali di vendita. «La strategia di comunicazione», sottolinea Marinella Gori, «deve guardare sempre al medio e lungo periodo, ma non può prescindere dal breve termine. Con le attuali condizioni di mercato, le azioni intraprese devono portare in tempi rapidi a un ritorno degli investimenti e risultati concreti. In questo contesto, è ancora più importante sfruttare le sinergie con il trade, andando a massimizzare congiuntamente gli investimenti di comunicazione per trarne un beneficio comune». «Per uscire dal ristagno i piccoli passi non bastano, c’è sempre bisogno di un salto», interviene Andrea Marino. «Il concetto è lo stesso di quando sposti un armadio: per iniziare, hai bisogno di più forza di quanta ne serva per continuare a muoverlo. Privilegiare l’ottica del poco e subito rispetto al medio-lungo periodo e prendere decisioni solo se l’equazione “guadagno > di spesa” è rispettata, spesso non consente di beneficiare di quella accelerazione necessaria per uscire dal circolo vizioso. Misurare è giusto, e cercare risultati immediati lo è ancora di più. Ma alcune strategie di sviluppo vincenti non possono dare payback immediato. Subordinare tutte le decisioni strategiche alla matematica di breve termine può ridurre il numero di opportunità. Occorre tornare a pensare al medio-lungo termine e investire nella relazione con il consumatore, anche se non si trasforma in vendite immediate. Il Roi», sottolinea, «può arrivare anche dopo i classici tre mesi di osservazione di una pre-post evaluation. Un grande innovatore ritirava dal mercato un prodotto appena ne usciva il sostituto, con impatto negativo sui costi aziendali, perché credeva che il consumatore sarebbe stato più contento del nuovo prodotto anziché del vecchio. E questa soddisfazione si traduce in fedeltà alla marca e, quindi, in un Roi più alto nel medio termine. Non è sempre una questione di “quanto” spendere, ma di “come” spendere: La grande bellezza ha vinto l’Oscar con un budget promozionale di 400 mila euro negli Stati Uniti, contro i 20 milioni spesi dalla produzione di The Missing Picture. Il film ha conquistato l’Oscar di certo perché è più bello, ma anche perché Paolo Sorrentino ha scritto personalmente i biglietti di presentazione del Dvd inviati ai membri dell’Academy: a vincere è stata anche la relazione one-to-one. Gli investimenti online in Italia non decollano (si è passati da una quota del 4% al 6%, una crescita del 50%, ma stiamo pur sempre parlando di un 6%) perché l’e-commerce non è ancora sviluppato: il Roi dunque è basso. L’85% degli acquisti in negozi è però preceduto prima da un’ampia esplorazione online: il Roi degli investimenti Internet va cercato quindi nell’offline, non nell’e-commerce. Indesit Company ha continuato a investire, rinnovando tutta la gamma prodotti Hotpoint-Ariston. Basti pensare ai frigoriferi Active Oxygen che permettono di mantenere frutta e verdura fresche come il primo giorno per oltre una settimana, o le lavastoviglie Zone Wash, che risolvono il problema del prelavaggio a mano delle stoviglie. E continua a investire sulla relazione con il consumatore sia offline sia online, con attività che servono a soddisfare al massimo l’esperienza dell’utente, e quindi a costruire un rapporto duraturo e fedele alla marca nel tempo».
BREVE DECALOGO DEL MARKETING 2.0
LA DISTRIBUZIONE AL CENTRO«L’incertezza determinata dalla crisi economica », aggiunge Simonetta Consiglio, «richiede una grande attenzione ai risultati di breve periodo. Ciò non deve distogliere l’attenzione dalle strategie di medio-lungo termine, che garantiscono la guida per lo sviluppo dell’azienda. Una comunicazione efficace deve dunque sempre partire da un posizionamento strategico del brand, mantenendo una linea coerente nel tempo. Le efficienze richiedono però una maggiore flessibilità nell’uso dei mezzi e dei budget, e soluzioni e approcci innovativi. A ogni modo la relazione diretta con il cliente rimane centrale. La competitività, al contrario, si gioca proprio sull’ownership del cliente, tanto che Sisal ha molto investito su propri canali di distribuzione retail e online, per mantenere il contatto diretto con il mercato. Investire sul trade significa investire sull’esperienza di acquisto del consumatore che per Sisal è un punto centrale della proposizione di offerta». «Negare la centralità crescente della distribuzione è, a mio giudizio, un errore strategico», sostiene anche Alegra O’Hare. «Le aziende devono esserne consapevoli ed evitare di creare nuova concorrenza. La pazienza non è di certo oggi una virtù del consumatore: chi vuole compare un prodotto, un servizio, non vuole aspettare, prima arriva meglio è. La distribuzione del marchio deve essere dunque efficace, perché un marchio non può permettersi di perdere l’occasione». Pure Mattel è convinta della necessità di stabilire con il mondo della distribuzione una relazione fondata sulla stretta collaborazione, sia che si tratti di realtà storiche del comparto, sia degli emergenti operatori e-commerce. «Mattel», spiega Giuseppe Papa, «punta da sempre a partnership stabili con i player della distribuzione. Per questo investiamo parecchio su queste realtà, aiutandole ad esempio a stare al passo con i tempi sul fronte tecnologico».
