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S&P declassa mezza Europa… che insorge

L’Unione critica la decisione dell’agenzia di rating americana e punta a “regole più rigide anti-speculazione”. Alla base del downgrade le critiche a una politica “autolesionista” basata solo sull’austerità di bilancio

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Mancanza di fiducia, soprattutto per una processo di riforma dell’Unione che si basa solamente “sul pilastro dell’austerità di bilancio”. È questo il giudizio dell’agenzia di rating statunitense Standard and Poor’s che ha rivisto al ribasso il rating sovrano di mezza Europa (tra cui quello Italiano, vedi box in fondo all’articolo) affossando nuovamente le Borse europee che, proprio negli ultimi giorni, stavano registrando timidi segnali di ripresa. La decisione di S&P, arrivata nella serata di venerdì 13 gennaio, è stata considerata dall’Unione un vero e proprio “attacco politico contro l’Europa”, una “decisione incoerente e senza fondamento” presa non a caso proprio nel momento in cui le tensioni sui mercati finanziari europei si stavano allentando. Il downgrade di diversi Paesi, soprattutto di Francia e Austria che perdono la ‘tripla A’, mette in difficoltà lo stesso rating del Fondo salva Stati (Efsf) su cui si regge la risposta dell’Ue alla crisi dei debiti sovrani: l’Efsf rischia infatti di perdere a sua volta quella tripla A che finora gli ha consentito di raccogliere sui mercati fondi a condizioni molto vantaggiose da girare poi ai Paesi maggiormente esposti alla crisi.Alla base dei giudizi di Standard and Poor’s ci sarebbe l’esito del vertice europeo dello scorso 9 dicembre. Quell’incontro e le successive dichiarazioni da parte dei politici hanno portato a credere gli analisti di S&P che “l’accordo raggiunto non abbia prodotto un cambiamento di portata sufficiente ad affrontare i problemi finanziari della zona euro. L’accordo politico non fornisce risorse addizionali sufficienti o flessibilità operativa, tali da rafforzare le operazioni di salvataggio europee, e non amplia abbastanza il supporto per quei debiti sovrani della zona euro soggetti a pressioni di mercato che si sono fatte più intense”. Per l’agenzia di rating un processo di riforma basato solamente sul pilastro dell’austerità di bilancio rischi di diventare autolesionista, dal momento che la domanda interna si ridurrebbe a seguito delle crescenti preoccupazioni dei consumatori riguardo alla sicurezza dell’occupazione e ai redditi disponibili, erodendo il gettito fiscale”.La nuova valutazione negativa nei confronti dell’Unione europea sarà sicuramente oggetto di discussione a Strasburgo, sede del Parlamento europeo, dove il presidente designato Martin Schulz ha già affermato di voler porre fine al monopolio delle agenzie di rating. “Servono regole più rigide anti-speculazione anche per le banche e le agenzie di rating”, afferma Schulz in un’intervista al Corriere della Sera.

Il rating dei Paesi europei secondo Standard and Poor’s

Non solo l’Italia, il cui rating sovrano passa da ‘A’ a BBB+ con outlook sul merito di credito negativo, mezza Europa passa sotto la livella dell’agenzia americana che ha rivisto nel merito di credito diversi Paesi della zona euro. Oltre all’Italia, il taglio di due livelli riguarda anche il rating di Spagna, Portogallo e Cipro (tutti con outlook negativo), mentre Francia, Austria, Malta, Slovacchia e Slovenia vengono declassate di un solo livello (solo la Slovacchia ‘risparmiata’ dall’outlook negativo). Per Francia e Austria si tratta di un duro colpo perché perdono la tripla A (che corrisponde alla massima affidabilità). Confermato, invece, il merito di credito più elevato per la Germania, con outlook stabile. Non vengono modificati nemmeno i rating di Belgio, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi, che hanno però tutti outlook negativo.