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Risparmio: italiani fiduciosi nonostante tutto

Inflazione e rincari dei beni sono il primo fattore di preoccupazione, ma gli abitanti della penisola non perdono l’ottimismo

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Accorti ma fiduciosi. Nonostante le turbolenze dell’attualità, non è il pessimismo a dominare il rapporto degli italiani con il risparmio. Anzi, rileva l’Osservatorio Reale Mutua sul welfare, se un 26% assegna alle sue risorse una funzione ancora prettamente difensiva, uno su tre (30%) le vede oggi come uno strumento per iniziare a pianificare il proprio futuro economico e realizzare sogni nel cassetto repressi negli ultimi anni. I timori certo non mancano. L’inflazione e i rincari dei beni sono il primo fattore di preoccupazione (40%) per le proprie tasche. Seguono la tassazione (33%), gli stipendi spesso non adeguati (30%), l’incertezza del quadro geopolitico (27%) e possibili imprevisti (26%) che potrebbero diventare fonte di spesa. Chiude la pandemia, fanalino di coda (18%) in questa fase.

Eppure, oltre ad amministrare con attenzione i risparmi attuali, non manca chi valuterebbe anche di investirli. Anzitutto, in soluzioni assicurative e previdenziali (23%). Sale nelle propensioni il mattone (14%) e c’è anche chi guarda a specifici strumenti del mercato finanziario (10%), con un occhio alle criptovalute (8%).

Se dal digitale non arrivano che conferme (oltre un italiano su tre, il 34%, vorrebbe gestire sempre più i risparmi tramite app e tecnologie), a sorprendere è piuttosto quello che i connazionali chiedono ai loro investimenti: i risultati, pur centrali, scalano in terza posizione (20%) perché nel segno della prudenza di questi tempi contano anzitutto la sicurezza e le garanzie sul capitale investito (32%) e la flessibilità (21%), che permetta di adattare l’investimento a seconda delle esigenze.

Ma, vien da chiedersi, a chi o che cosa danno fiducia gli italiani quando si tratta di scegliere come amministrare e investire i propri soldi? La differenza, dicono, la fanno le persone (28%): il rapporto anche umano che si instaura con un professionista viene prima dei prodotti (24%) e della notorietà del “brand” a cui ci si affida (16%).

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