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Ecco che cosa succederà all’Euribor. E ai mutui

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Presto dovremo dire addio all’Euribor? Secondo gli analisti sì. Infatti, l’indice che dipende da vari fattori di mercato e che da tre anni è eccezionalmente negativo (e quindi molto vantaggioso per i mutui) non soddisfa i requisiti previsti dal Regolamento Ue sugli indici di riferimento (Benchmarks Regulation – BMR). A breve, dunque, dovrà essere trasformato o addirittura sostituito, seguendo lo stesso destino di Eonia, che non sarà più utilizzabile dopo la fine del 2019. Si tratta però di indici con un peso molto diverso: il volume nozionale dei contratti che utilizzano Eonia è stimato in circa 25 trilioni di dollari. “In termini nozionali, invece, stimiamo che l’Euribor sia il tasso di riferimento per circa 150-160 trilioni di dollari di prodotti finanziari stipulati tra controparti professionali e al dettaglio, tra cui i mutui residenziali in Italia” ha spiegato Claudio Torcellan, head of financial services South-East Europe di Oliver Wyman.

L’addio all’Euribor potrebbe cambiare la questione mutui

L’impatto che la trasformazione di Euribor avrà su mercati e consumatori è ancora incerto. Se, come si presume, verrà solo modificato, allora per l’utente finale non dovrebbe cambiare molto. Tuttavia, per quanto riguarda i mutui, è possibile che se l’Euribor non sarà più disponibile, le persone che acquistano casa dovranno contrarre dei mutui con altri tassi di riferimento oppure, se le banche non saranno in grado di offrire questi prodotti nelle tempistiche adeguate, dei mutui a tasso fisso. E le conseguenze più immediate? “Potrebbero includere il pagamento di un interesse diverso e più elevato per i prestiti; il passaggio dei prestiti dal tasso variabile al tasso fisso; il venir meno dei requisiti per l’hedge accounting – se la migrazione introducesse dei basis risk tra il prestito coperto e il derivato di copertura -; cambiamenti nelle garanzie richieste per i derivati” risponde l’esperto.